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Intervista a Jean Bernard Auby su Roma Città metropolitana

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SECONDO QUESITO

Filippo della Cananea.

Roma è di fatto periferica rispetto alle altre realtà metropolitane europee. Il suo riassetto istituzionale potrebbe costituire una leva per il suo rilancio? E a quale prezzo?

Jean Bernard Auby

Partiamo dalla considerazione base: la città metropolitana è una realtà completamente nuova, in particolar modo dal punto di vista delle esigenze organizzative. La dinamica evolutiva è molto spinta e continua, considerando per esempio anche il solo dato del 50% della popolazione concentrata nelle città, che è in aumento. Ciò porta inevitabilmente alla necessità di dotarsi di una legislazione totalmente nuova, basata su questi nuovi modelli insediativi. Quindi, la risposta nello specifico per quello che riguarda Roma è certamente sì, l’assetto metropolitano, con una conseguente nuova struttura di tipo amministrativo, può senz’altro essere una spinta al suo rilancio. D’altra parte, tutte le metropoli europee mantengono ancora il proprio assetto originario. L’unico esempio virtuoso forse è rappresentato da Lione, che abbiamo già citato, e che, sola, in Europa, costituisce un caso veramente innovativo. La difficoltà consisterà nell’inventarsi qualche cosa di totalmente inedito pur non abbandonando del tutto i tradizionali sistemi di governo territoriale. In tal senso, per esempio, è molto sentito in Francia il dibattito sulle misure da prendere sul rapporto che si deve stabilire tra le città ed il resto del territorio non metropolitano, che rischia di desertificarsi, data la crescente forza di attrazione delle aree metropolitane. La popolazione territoriale porta verso due tipi di desertificazione demografica. la prima è quella, più accentuata, che riguarda i territori decisamente lontani dalle realtà urbane, la seconda è quella dei territori che sono in forte relazione con le metropoli. A tale scopo è stata creata una “agenzia per la coesione”. L’orientamento sta portando verso la convinzione che le metropoli debbano farsi carico dei territori periferici più svantaggiati.

TERZO QUESITO

Filippo della Cananea

È un dato di fatto che a Roma si vive meglio nei comuni della provincia, cioè dell’area metropolitana, che nelle periferie della Capitale, dove il fenomeno della segregazione è particolarmente sentito. Assumendo quindi l’obiettivo di mitigare sempre di più la segregazione urbana ed ampliare l’accesso ai servizi essenziali, quali sono gli strumenti che possono essere messi in campo in modo più efficace e più a portata di mano?

Jean Bernard Auby

Il punto di partenza è costituito senza dubbio dai problemi di funzionalità principale e quindi dalla distribuzione dei relativi servizi. La mobilità forse rappresenta il servizio più importante, ma sono altrettanto essenziali quello dell’acqua, i rifiuti, il sociale e, fondamentale, l’energia. Sugli strumenti da adottare è necessaria una riflessione sistemica. C’è da domandarsi su quale sia il livello adeguato per uno qualunque dei servizi di base. La risposta non è sempre ovvia, ma possono venire in ausilio criteri tecnici e giuridici. L’altra vera domanda è se l’attuale livello di organizzazione territoriale sia in grado di fornire adeguate risposte alla situazione emergente. Per fare un esempio: l’energia. È sempre stato un tema centralizzato, di natura statale. Con l’evoluzione metropolitana sta cominciando ad essere affrontato a livello locale, non solo dal punto di vista dell’utenza, ma anche da quello della produzione. Un altro aspetto riguarda la determinazione dei driver strategici, e qui si ripropone il tema del sistema del trasporto. Un fattore però totalmente mancante dal dibattito in corso è quello della gestione degli spazi pubblici, caratterizzato oggi dalla sempre crescente competizione tra pubblico e privato. Questo è sicuramente un tema che avrà notevolissimo impatto sulla questione dello sviluppo metropolitano. In tal senso potranno giocare un ruolo molto importante tutte le innovazioni che rientrano nel quadro dei dibattiti riguardanti le smart cities.

Levino Petrosemolo

Il tema degli spazi e dei servizi pubblici ci porta inevitabilmente verso la questione della fiscalità legata ai territori metropolitani. Questione che vede Roma fortemente penalizzata rispetto a realtà metropolitane come Milano e Londra caratterizzate da un prodotto interno lordo molto più elevato di quello di Roma, oltre che da una densità abitativa pari a più del doppio, con la conseguenza che il gettito fiscale di Roma, e del suo territorio metropolitano, non le consentono, allo stato attuale, di essere competitiva con le altre metropoli.

Jean Bernard Auby

Sull’evoluzione della fiscalità locale c’è un dibattito molto diffuso in Europa. Tendenzialmente si assiste a una progressiva transizione da una fiscalità fondamentalmente incentrata sull’immobiliare a una fiscalità mirata sul rapporto reddito/spese e orientata quindi verso una fiscalità locale di tipo diretto.

Filippo Bucarelli

Se è vero che le metropoli sono fortemente differenziate tra loro, è però possibile identificare dei dati positivi negli orientamenti dell’organizzazione istituzionale?

Jean Bernard Auby

si può certamente essere ottimisti. Con l’eccezione di Parigi, le città metropolitane francesi vanno piuttosto bene. Sono stati ideati ed introdotti strumenti per vivere insieme che dimostrano una notevole efficacia, come i patti della governance, che sono Stati formalizzati, ma non sono ancora vincolanti, e quindi sono affidati al grado di coesione spontanea espresso dalla collettività, e questo è un dato sicuramente molto positivo.

Filippo Bucarelli

la legge 56/14, la Del Rio, attribuisce molta rilevanza allo strumento del piano strategico, lei come lo considera?

Jean Bernard Auby

sono convinto che si tratti di uno strumento indispensabile, specie se declinato su due livelli: uno operativo ed uno strategico di medio-lungo termine.

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