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Intervista a Jean Bernard Auby su Roma Città metropolitana

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Secondo l’Onu ormai il 50 per cento della popolazione del Pianeta vive nelle città ed entro il 2050 tale percentuale sale salirà al 70 per cento. Sempre secondo l’Onu, al 2019 la città più popolosa al mondo è Chongqing in Cina, con più di 30 milioni abitanti, cioè la metà di tutta la popolazione italiana. Seguono Shanghai e Pechino.
Per trovare una città europea nella classifica occorre scendere al 18º posto e trovare Londra, con quasi 9 milioni abitanti. Roma con poco più di 2,8 milioni di abitanti, è al 69° posto. I dati riguardano le città con uno status amministrativo caratterizzato da un governo locale. Banalizzando, potremmo quindi riferirci ai comuni. Il tema emergente però è che in realtà i territori su cui ricadono questi grandi comuni sono sempre più caratterizzati da un fenomeno di gravitazione che fa sì che anche oltre gli stretti confini amministrativi del comune principale, si manifestano una forte espansione edilizia e demografica provocate dall’attrazione che tali città esercitano nei confronti della popolazione della regione, o addirittura provocando fenomeni migratori dal resto della nazione o dal di fuori dello Stato stesso. L’attrazione è provocata da un complesso di fattori, quali le opportunità di lavoro, l’offerta di servizi e la qualità della vita, che gli altri territori non sono in grado di garantire. Il prodotto di tale fenomeno può essere definito “città metropolitana”. La città metropolitana di Roma, tanto per fare un esempio, ricomprende, oltre al Comune di Roma con i suoi 15 municipi, 120 comuni e si estende per 5.352 kmq (la città metropolitana di Chongqing si estende per 82.500 kmq, un quarto dell’estensione di tutta l’Italia) e riguarda una popolazione al 2014 di 43 milioni di abitanti. L’emergere del fenomeno delle città metropolitane ha posto tutta una serie di quesiti e di tematiche che sono spesso contrastanti con le logiche e la dottrina che hanno informato sin qui sia il comparto amministrativo-giuridico sia quello urbanistico. Come è noto, Apertacontrada si occupa a 360° dell’analisi critica della dottrina amministrativa e, in tal senso, ha ritenuto che una riflessione sul tema delle città metropolitane, e delle future ricadute sul piano amministrativo, meritasse un approfondimento. L’occasione gli è stata offerta da Prometeo, un libero raggruppamento di professionisti e dirigenti pubblici, che sta approfondendo il tema della città metropolitana di Roma come componente di una più vasta piattaforma di studio, denominata Laboratorio Permanente per Roma, promosso dall’associazione ASPESI Real estate. Prometeo si è spontaneamente costituito grazie all’iniziativa di Filippo Bucarelli, Franco Leccese, Filippo della Cananea e Levino Petrosemolo. Grazie anche al contributo di Giacinto della Cananea, professore di diritto amministrativo all’Università Bocconi di Milano, Prometeo ha intercettato in una delle sue visite romane all’Università di Tor Vergata, dove tiene periodicamente lezioni, il professor Jean Bernard Auby. Auby è un amministrativista francese e il suo campo d’azione è quello dei rapporti tra privati e pubblica amministrazione. Ricopre, tra i molteplici incarichi, anche quello di visiting professor presso l’Università La Sapienza di Roma. Auby ha sviluppato un particolare interesse per le dinamiche dei rapporti pubblico/privato all’interno delle amministrazioni locali e per tale motivo Prometeo ha ritenuto interessante approfittare della sua presenza a Roma e intervistarlo, insieme agli amici di Apertacontrada, sul suo pensiero e le sue esperienze nei confronti del tema della città metropolitana. Quello che segue è il resoconto dell’incontro.
Giacinto della Cananea introduce brevemente il profilo del professor Auby e lo definisce un giurista “non mainstream”, nel senso che, al contrario di molti suoi colleghi, non sempre si ritrova allineato con l’indirizzo del Conseil d’Etat. Il suo spazio operativo è Science Po, lo storico istituto di studi politici di Parigi (di cui è Decano Enrico Letta), all’interno del quale ha introdotto il tema di seconda generazione sulla Comunità e, in particolare, ha approfondito il tema del Diritto Globale, sovente di non facile trattazione in Francia, specie se viene collegato agli aspetti locali. Conduce collaborazioni stabili con atenei spagnoli e italiani. Nel suo libro “Droit de la Ville” mette in luce come il tema degli enti locali goda di una scarsa attenzione in Francia, mentre da noi in Italia è fortemente segmentato in trattazioni interdisciplinari.

Levino Petrosemolo

grazie professor della Cananea. Professor Auby, Prometeo si pone l’obiettivo di analizzare e mettere a confronto le esperienze delle aree metropolitane europee, sia quando queste costituiscono una realtà di fatto, ancora scarsamente operative e strutturate, come la realtà di Roma, sia quando invece sia in atto anche un accompagnamento istituzionale, o un complesso di elementi amministrativi che legittimino la definizione di città metropolitana anche dal punto di vista della governance. Per tale motivo la sua presenza a Roma ci ha spinto a contattarla. L’architetto Filippo della Cananea ha predisposto quattro quesiti che desidererebbe sottoporle. la sede che ci ospita, quella di Apertacontrada, è l’ambiente ideale anche per permetterle di declinare le sue riflessioni sotto un profilo specificatamente giuridico.

PRIMO QUESITO
Filippo della Cananea

professor Auby, il fenomeno della città metropolitana, che come vediamo è in continua espansione a livello planetario, ha davanti a sé una prospettiva positiva dal punto di vista esistenziale o è inevitabilmente legato a essere portatore di valori negativi? In altre parole, lo sviluppo delle città metropolitane è legato fondamentalmente alla loro capacità di attrazione nei confronti delle persone, delle attività, delle merci, da contrapporre ai territori rurali che non sono in grado di offrire tutto ciò. Queste caratteristiche sono portatrici di valori positivi in assoluto o comportano alla lunga distorsioni legate all’aumento della segregazione, al disagio sociale e alla solitudine? Inoltre, è possibile identificare delle dinamiche comuni tra le varie realtà metropolitane, oppure prevalgono delle invarianti legate alla peculiarità di ogni singola realtà che suggerisce l’adozione di misure istituzionali differenziate città per città? Per esempio, consideriamo il caso di Roma che, allo stato attuale, è la sesta metropoli dell’area Ue. Essa presenta indubbiamente caratteri anomali rispetto alle sorelle maggiori, Londra, Parigi, Berlino, Madrid, Barcellona, e anche rispetto alla stessa Milano, che pure è molto più piccola di Roma stessa. In particolare, si evidenziano l’isolamento geografico sia rispetto al contesto europeo sia localmente, in quanto posta al centro di una regione a densità abitativa molto bassa, e il sottosviluppo infrastrutturale ed economico all’interno di un quadro istituzionale-amministrativo incompiuto.

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