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Aiutare l’Italia

   
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Si è parlato e si parla molto di una difficile situazione istituzionale, e quindi strutturale, del-l’Italia, su cui si deve assolutamente intervenire. Tanto è vero questo, che i Governi degli ultimi anni, in un modo o in un altro, hanno tutti voluto sottolineare il carattere innovatore della loro azione, usando il termine “riforme”.
Riforme, certo. Sennonché per riformare qualche cosa non basta essere genericamente convinti che lo si debba fare. Ci si deve essere chiesti perché occorra farlo. Questo postula una precisa analisi: da che cosa dipende il “fatto”, da cui nasce l’insoddisfazione per il diritto, e a fortiori per la legge, che regola una certa materia? In altri termini: da che cosa nasce la necessità di un migliore assetto giuridico con la conseguente spinta a procedere verso una riforma? Si pensi alla “semplificazione”. Se ne parla continuamente e quasi non c’è legge che non dica di voler riformare e innovare. Non si dice però mai perché occorra riformare, quindi su che cosa sia necessario intervenire, e conclusivamente, last but not the least, a quale risultato si voglia pervenire. Si comprende così perché le riforme proposte e diventate legge (anche ripetutamente!) non abbiano “cambiato il mondo”, come la politica avrebbe – astrattamente – voluto.
In altri termini, è un dato di fatto che “qualche cosa” non funzioni nella “macchina” e che questo malfunzionamento si rifletta negativamente, a volte su singoli settori dell’attività, a volte sull’intera società. Sulla base di questa constatazione, ApertaContrada intende sottoporre ad esame alcuni settori della società, essenzialmente del diritto e dell’economia, con l’intento di cogliere i profili che ne inducono il cattivo funzionamento, in quanto generano inutili difficoltà strutturali che, in un modo o nell’altro,  nuocciono al Paese.


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