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L’economia dello spazio: una introduzione

di - 23 Maggio 2022
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La “corsa all’oro” per fare proprie le risorse presenti nello spazio resta da regolamentare in modo inequivocabile. L’ONU sta lavorando per porre le basi giuridiche di una soluzione che corrisponda equamente agli interessi di tutti i paesi membri.
Se non vengono distrutti prima che precipitino sulla Terra, gli asteroidi sono micidiali per l’uomo. Al tempo stesso costituiscono un immenso deposito di utilissime materie prime. Le materie prime tendenzialmente scarseggiano, perché la loro domanda aumenta e l’offerta sul Pianeta è da madre natura limitata. I loro prezzi oscillano, ma con fasi, come l’attuale, di forte incremento. Dal minimo toccato nel 2016, le loro quotazioni medie sono aumentate dell’80%, quelle dell’energia del 120%, quelle degli inputs per l’industria del 60%
Due secoli fa il sacerdote Giuseppe Piazzi, docente di calcolo sublime e astronomo in Palermo, scoprì Cerere, il primo “pianetino”. Oggi sono censite decine, se non centinaia, di migliaia di questi corpi rocciosi. Appaiono fondate già entro pochi anni le possibilità di una sorta di asteroid mining. Sia le agenzie pubbliche sia imprese private sono impegnatissime sui modi migliori di individuare, raggiungere, estrarre, trattare e far affluire sulla Terra le risorse degli asteroidi, almeno di quelli meno distanti dalla Terra.
Solo la cooperazione internazionale può prevenire il rischio più serio, rappresentato dai detriti orbitanti nello spazio e dall’inquinamento dello spazio, del cosiddetto Quarto ambiente.
Gli oggetti vaganti nello spazio – per lo più nella orbita bassa – sono centinaia di migliaia, e in aumento. Sono per lo più piccolissimi – compreso uno spazzolino da denti! – ma tutti micidiali in un urto perché viaggiano alla velocità di 17.500 miglia all’ora. Potenzialmente permarrebbero nello spazio per centinaia di anni. Le collisioni, financo a cascata (Sindrome di Kessler), entro costellazioni di satelliti, sarebbero disastrose, a cominciare dalla inutilizzabilità di preziose orbite. Le misure preventive, di mitigazione, e ancor più quelle di bonifica, di rimozione, dei detriti sono molto onerose.  Nel 2018 è abortito il tentativo dell’ONU di pervenire a direttive stringenti in materia. La Russia e altri paesi non hanno aderito. La stessa NASA è alquanto isolata, financo all’interno degli Stati Uniti, nel raccomandare che i satelliti delle costellazioni vengano ritirati dall’orbita, una volta raggiunto il loro scopo.
Altri rischi sono quelli dell’inquinamento nucleare, chimico, elettromagnetico e della bio-contaminazione tanto dei corpi celesti, quanto del pianeta Terra. Non meno seria è la minaccia insita nei satelliti dotati di armamenti anti-satellite. Russia e Cina pare vadano in questa direzione, mentre si dichiarano formalmente favorevoli a uno spazio disarmato. Il programma spaziale della Cina è molto ambizioso. Prevede, dopo l’invio del veicolo Zhurong su Marte, di raggiungere asteroidi e di inviare entro il 2029 una missione su Giove. Ma la sfida cinese ha anche una dimensione geopolitica nel rapporto con gli Stati Uniti, con la Russia, con l’Unione Europea.

Il futuro
Al di là delle attuali, positive previsioni di sviluppo dell’economia spaziale nel suo complesso, le nuove frontiere del settore sono dagli esperti identificate nella ricerca di risorse, nel trasporto, nel turismo, in un progresso di produttività legato a digitalizzazione e a innovazione.
L’innovazione si configura sia di processo sia di prodotto. Sul piano organizzativo si è arrivati a ipotizzare una sorta di space factory specializzata, capace di concentrare attività produttive oggi disperse. Quanto ai prodotti, si farà più intenso, anche ricorrendo all’intelligenza artificiale, l’uso dei ricchissimi dati satellitari, segnatamente al fine di prevenire disastri ambientali e cambiamento climatico, ma anche per specifiche finalità commerciali.
I benefici per l’intera umanità si moltiplicheranno in settori quali la vigilanza sul clima e sull’ambiente, la meteorologia, la navigazione satellitare, le comunicazioni, la telemedicina, i sistemi di allerta rapida e tanti altri ancora.
Le difficoltà, i costi e soprattutto i rischi che si configurano rendono al tempo stesso sempre più urgente un coordinamento – attraverso una istituzione internazionale dedicata, una ONU dello spazio – nella ricerca e ancor più nella regolamentazione, recepita dagli Stati al loro interno. E’urgente un equilibrio migliore fra il momento della concorrenza e il momento della cooperazione pacifica fra le nazioni in questo promettente, ma delicatissimo campo.
Il coordinamento che si richiede non sarà certo facilitato dalle tensioni geopolitiche insorte con la guerra Russia-Ucraina, che hanno già interrotto rapporti di collaborazione spaziale fra la Russia e l’Occidente.
Oltre alla guerra in sé e ai suoi effetti immediati sulle economie – inflazione, ristagno, speculazione – vanno con grande preoccupazione considerati gli effetti di lungo periodo che possono scaturire dalle risposte d’ordine economico che l’Occidente ha dato per costringere la Russia a desistere dall’invasione dell’Ucraina e arrivare a un armistizio. Queste misure consistono in autarchia, protezionismi, sanzioni, spese militari, sussidi alle imprese in difficoltà. Il problema è che, al di là delle pressioni geopolitiche da esercitare sulla Russia, queste misure rischiano di distorcere, al limite di frantumare, l’assetto delle relazioni economiche internazionali basate sulla libertà di commercio, di movimento delle merci e dei capitali.
Un regresso nella cosiddetta globalizzazione – una de-globalizzazione – avrebbe conseguenze pesanti per lo sviluppo economico mondiale e per i progressi tecnologici nello stesso campo delle attività spaziali.
Il peggior nemico delle guerre è l’economia, il libero commercio fra le nazioni.
John Stuart Mill scrisse nel 1848: “E’ impossibile sopravvalutare l’importanza (…) del porre esseri umani in contatto con persone diverse da loro e con modi di pensare e agire diversi da quelli che sono loro familiari. Il commercio è ciò che fu la guerra, la fonte principale di tale contatto”.
E Francesco Ferrara dieci anni dopo, nel 1858, esclamò ai suoi studenti: “E’ l’economia che insegnò tra popoli e popoli essere solidarietà d’interessi, che imprecò alle guerre”.
Non resta che confidare in un pronto armistizio e in una cooperazione che sventi la possibile involuzione nei rapporti economici e finanziari internazionali.

Per consultare il contributo “Economia dello spazio sostenibile e cambiamento climatico” di Ignazio Musu clicca qui
Per consultare il contributo “Estrazione e utilizzazione delle risorse spaziali a fini commerciali: Quid Juris?” di Grazia Sanna clicca qui

Bibliografia essenziale
G. Catalano Sgrosso, Diritto internazionale dello spazio, LoGisma, Firenze, 2011;
J. Gregg, The Space Economy. The Industrialization of Space, Springer, New York, 2021;
Intesa San Paolo, Spazio: nuova frontiera per economia e ricerca, a cura di Serena Fumagalli, Direzione Studi e Ricerche, Milano, Novembre 2021;
A. Maddison, L’economia mondiale dall’anno 1 al 2030. Un profilo quantitativo e macroeconomico, Pantarei, Milano, 2008;
M. Madi-O. Sokolova (eds.), Space Debris Peril. Pathways to Opportunities, CRC Press, Boca Raton, 2021;
Messeni Petruzzelli, A.-Penniello, A., Space Economy. Storia e prospettive di business, Angeli, Milano, 2019;
OECD, Space Economy for People, Planet and Prosperity, Paris, 2021;
M. Roccas, Theory and Reality of International Trade, Bocconi University Press, Milano, 2021;
G. Sanna, New space economy, ambiente, sviluppo sostenibile. Premesse al Diritto Aerospaziale dell’Economia, Giappichelli, Torino, 2021;
G. Sanna, Estrazione e utilizzazione delle risorse spaziali a fini commerciali: quid juris? in “ApertaContrada”, 21 Marzo, 2022;
A. Sommariva, The Political Economy of the Space Age: How Science and Technology Shape the Evolution of Human Society, Vernon Press, Wilmington, 2018.

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