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Introduzione del volume “Una nuova Germania per l’Europa? L’economia e l’animo tedesco”, Francesco Brioschi Editore, 2021

di - 11 Ottobre 2021
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6. Fino all’ultimo minuto prima dell’arrivo del Sars-Cov2 il governo Merkel non cede sulla sua ortodossia della riduzione del debito pubblico, nonostante inconsuete pressioni di industria e sindacati in fronte comune. Ma rapidissima è la conversione dinnanzi alla prima ondata della pandemia. Berlino agisce con estrema e intelligente decisione, guidata da grande pragmatismo. In Germania limita i danni non solo sanitari ma anche economici, con un sostegno all’economia di dimensioni inusitate. La caduta del Pil è relativamente modesta e la ripresa rapida. Sul fronte esterno, e al di là del breve periodo, rimane però il problema della crescita economica tedesca, che già aveva ridotto il suo potenziale. Le prospettive ora si aggravano in un mondo divenuto più incerto quanto a sviluppi del commercio internazionale e sorti della globalizzazione. Il virus ha colpito non solo tanti esseri umani ma i modi in cui si rapportano e ciò accresce la vulnerabilità dell’economia tedesca ben più delle istanze protezionistiche di Donald Trump. Non è più scontato, e non lo sarà neanche con la nuova amministrazione Biden, il favorevole contesto che ha consentito alla Germania di aggiungere ingenti surplus nei conti con il resto del mondo all’avanzo già esistente verso il mercato unico europeo. Il futuro delle esportazioni dipenderà in larga parte da fattori non controllabili dalla classe dirigente tedesca e la cancelliera ne prende atto, volgendo uno sguardo solidale verso il proprio cortile, l’Unione. Con il piano Next Generation Ue e gli altri provvedimenti di sostegno, fortemente voluti da Berlino in coppia con Parigi, prende il sopravvento, nella lotta tra le due anime tedesche, quella europea. Cede l’inossidabile difesa dei propri principi, che negavano qualsiasi ipotesi di mutualizzazione del debito. Un notevole passo in avanti che ha fatto ben sperare anche per l’Ume irrigidita da una dottrina tedesca incisa su pietra.
La gestione virtuosa della prima ondata di Sars-Cov2 non regge però alla prova dell’arrivo dei vaccini che avrebbero dovuto far uscire definitivamente l’Unione dalla crisi. Sia la Commissione presieduta dalla delfina di Merkel sia il governo della cancelliera hanno deluso le aspettative, con l’Unione e la Germania incapaci di offrire ai cittadini quella copertura vaccinale rapidamente attuata non solo dagli Stati Uniti ma anche del Regno Unito appena staccatosi dai vecchi partner. Un duro colpo per la popolarità dell’Unione, di Merkel e per l’economia che ripiomba nell’incertezza della ripresa. Ma in qualche mese la situazione si è regolarizzata e ancora una volta la cancelliera ha riacquistato consensi. Quando questo libro uscirà mancherà poco alla fine del quarto mandato di Angela Merkel che lascerà in eredità il problema di fondo del rapporto tra Germania e Unione da lei gestito con rara abilità tattica. È il problema dell’identità dal quale siamo partiti e al quale ritorniamo nelle battute conclusive. La Germania non può che essere leader, soprattutto in un’Europa che trova ormai le ragioni per essere unita nella convenienza di non perdersi nella globalità del mondo dove Berlino primeggia. Ma una sua egemonia stride con i principi che regolano la sua economia, la sua società, la sua stessa democrazia. La forza dell’Unione risiede nella pluralità delle culture, delle esperienze storiche fissate nei diversi ordinamenti. Un’Europa tedesca non è una vera Europa, si smarrisce, com’è avvenuto nel passato decennio. Saranno in grado gli eredi di Merkel di governare questo problema, di ridimensionare l’anima “tedesca” conducendo quella europea della Repubblica Federale verso il progresso dell’Europa unita? È un interrogativo che non si può che lasciare aperto e perciò ci limitiamo a chiudere il nostro racconto mettendo in tavola le principali carte che possono giocare a favore o contro un esito favorevole per l’Europa, per la stessa Germania. Con il nostro paese ora capace di giocare ottime carte grazie al governo di Mario Draghi che ben conosce il travaglio esistenziale tedesco.

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