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Crisi dello Stato e riforma del Consiglio di Stato

di - 25 Febbraio 2016
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Va ripensato, inoltre, il reclutamento dei magistrati, introducendo prove scritte ed orali che diano maggior spazio alle scienze economiche, pur attualmente presenti (si pensi alla prova di scienze delle finanze). Si potrebbe richiedere un esame orale di economia pubblica e lo studio dell’analisi economica del diritto.
Nello stesso tempo il giudice dovrebbe avere una formazione più umanistica, sicché potrebbe introdursi un esame di storia non solo giuridica, lasciando al candidato la scelta tra la storia moderna e la storia contemporanea.
Queste sensibilità economico-scientifiche e umanistiche dovrebbero essere coltivate in tutto il percorso di formazione del magistrato in modo permanente e non solo all’atto del reclutamento, soprattutto attraverso lo scambio di magistrati di diverse Paesi e lo studio delle lingue nonché del diritto europeo e internazionale. Solo attraverso una formazione mirata, permanente e poliedrica, i magistrati di ogni Stato membro divengono consapevoli delle dinamiche del diritto globale.
Come ha affermato W Bejamin nel suo saggio su Kafka del 1934, infatti, «la porta della giustizia è lo studio».
In una visione complessiva, occorre quindi rilanciare la funzione consultiva, concentrandola prioritariamente sugli atti normativi. Il Consiglio di Stato intende dare un contributo essenziale all’affinamento del contenuto dei decreti attuazione della riforma Madia; contributo che deriva dalla giurisprudenza e dalla conoscenza secolare della vita amministrativa e della giustizia italiana.
Il ricorso straordinario , strumento essenziale di prevenzione delle liti, in fondo paragonabile alle forme di degiurisdizionalizzazione sperimentate di recente nel processo civile di cui costituisce una sperimentazione ante litteram, va potenziato e ripensato tenendo conto anche della sua natura amministrativa, evidente sul piano formale.
In questo senso, il ricorso straordinario al Capo dello Stato va mantenuto quale principale strumento alternativo di risoluzione delle controversie, che l’amministrazione pone a disposizione del cittadino. In tale prospettiva, il relativo contributo unificato relativo potrebbe essere adeguatamente ridotto per incentivarne l’uso, perlomeno in talune materie.
Il Segretariato generale del Consiglio di Stato dovrebbe essere dotato di dirigenti esperti in economia, statistica, giurisdizione, al fine di fornire dati sempre aggiornati all’organo di autogoverno, competente ad adottare necessarie decisioni in tema di politica del diritto.
In ultimo, occorre istituire un Ufficio stampa e della comunicazione che spieghi, all’occorrenza, all’opinione pubblica l’esatta portata delle decisioni giurisdizionali.
In ultimo in sede giurisdizionale occorrerà lavorare sulla questione cruciale della responsabilità, di concerto con la Cassazione, in un dialogo delle magistrature superiori che potrebbe trovare significativi momenti di avvio in una riforma, possibile a costituzione vigente anche mediante legge ordinaria, delle Sezioni Unite che preveda una composizione mista, con la presenza anche di consiglieri di Stato e consiglieri della Corte dei Conti, anche se in misura non maggioritaria.
L’elaborazione di una nuova grammatica della responsabilità della sfera pubblica per la post-modernità costituisce un compito ineludibile per i magistrati ordinari ed amministrativi nella speranza di conservare un equilibrio fra l’esigenza di accountability dell’amministrazione e la salvaguardia della sua autonomia, a presidio dello Stato di diritto, dalla aggressività dei poteri privati interessati a superare il modello di Stato sociale affermatosi in Europa.
Non è estraneo a questo problema anche il tema della responsabilità civile del giudice, che impone la precisazione, sul piano applicativo, delle condizioni per la sua effettività, specie in relazione alla nozione di “violazione di legge” (che dovrebbe essere ancorata all’attribuzione alla disposizione di un significato del tutto incompatibile con il suo testo).
La responsabilità del giudice, peraltro, non è solo civile; è auspicabile un rafforzamento della responsabilità disciplinare ed è chiaro che la via della costituzione di un’Alta Corte di Giustizia, sul modello della Corte Costituzionale, mediante una riforma costituzionale potrebbe essere positivamente valutata ai fini del superamento della condizione attuale del giudizio disciplinare che presenta il rischio di cortocircuiti fra organi di autogoverno e sindacato giurisdizionale sugli atti dei medesimi.

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