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La sfida ambientale in Cina: segnali di ottimismo

di - 15 Marzo 2015
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La Cina ha fatto comunque notevoli progressi nello sganciare la domanda di energia dalla crescita economica, dato che la “intensità energetica”, ossia l’offerta di energia per unità di prodotto interno lordo si è dimezzata a partire dalla seconda metà degli anni novanta.

La Cina si è fortemente impegnata nello sviluppo delle energie rinnovabili. Nei fatti la Cina è oggi tra i più importanti costruttori mondiali di turbine a vento, di pannelli solari e di impianti fotovoltaici, e spende un ammontare notevole di risorse nel sostenere la produzione di energia da fonti rinnovabili.

È del tutto evidente il ruolo crescente che la Cina è destinata ad avere nelle emissioni future di CO2. Secondo le stime dell’International Energy Agency, intorno al 2030 le emissioni di CO2 della Cina supereranno quelle di Stati Uniti, Europa e Giappone messi assieme.

Quindi, dal punto di vista della comunità internazionale, il contributo che la Cina potrà dare ad una strategia di mitigazione nei confronti del problema del cambiamento climatico è particolarmente importante. Ma fino a pochi anni or sono la sensibilità della Cina nei confronti del problema del cambiamento climatico non era particolarmente evidente. La sensazione è che l’adesione della Cina al protocollo di Kyoto fosse essenzialmente motivata dalla convinzione che gli strumenti di cooperazione internazionale previsti nel protocollo stesso potessero aiutare la Cina nella sua riconversione energetica in modo da aiutare anche il raggiungimento dell’obiettivo di una riduzione dell’intollerabile livello dell’inquinamento atmosferico, soprattutto nelle città.

La Cina sta oggi prendendo atto della serietà del problema del cambiamento climatico in quanto tale; e questo è un passaggio importante, anche se non scompare, e non scomparirà, il proposito strategico di cercare di ottenere il più possibile dalla comunità internazionale per sostenere sia dal punto di vista finanziario che da quello tecnologico le iniziative cinesi sia sul terreno della mitigazione sia su quello dell’adattamento.

Un segno evidente del mutamento dell’atteggiamento cinese nei confronti del cambiamento climatico è anche la recente volontà di accordo con gli Stati Uniti per una riduzione delle emissioni di gas serra.

La Cina sta anche dedicando grande attenzione alla costruzione ecologica delle nuove città. Come si è visto, è ancora enorme la popolazione rurale che tenderà a diventare popolazione urbana. L’idea della classe dirigente cinese è quella di costruire i nuovi quartieri e le nuove città con criteri di elevato risparmio energetico e a bassa emissione. Il settore dei trasporti e quello dell’edilizia assumeranno quindi un ruolo cruciale nell’obiettivo della realizzazione di una economia a basso contenuto di carbonio (low carbon economy).

La costruzione di una “low carbon economy” costituisce una delle caratteristiche dell’obiettivo principale che l’attuale classe dirigente del paese si è posta.

Un punto molto importante riguarda il peso che l’opinione di segmenti della società e del mondo intellettuale e della ricerca attenti alla necessità di una società più “low carbon” può avere sull’opinione pubblica media in Cina, e soprattutto su quella che determina le strategie del Partito Comunista, non solo a livello centrale, ma anche a livello locale. È molto difficile dire a quale punto siamo in Cina a questo proposito. Ma vi sono segnali di progresso verso una sempre maggiore sensibilità ambientale della popolazione specialmente nelle aree urbane dove i problemi sono maggiori e nuovi problemi si presentano, ma anche dove i crescenti livelli di reddito inducono a dare maggiore attenzione ai possibili danni ambientali, specialmente alla salute. Ad esempio sulla stampa si parla oggi molto di più di incidenti ambientali di qualche anno addietro.

La scelta strategica della “leadership” nazionale rimane comunque il pilastro centrale. Nei prossimi vent’anni la Cina dovrà sia aumentare i consumi sia ri-orientare gli investimenti in una direzione tale che i maggiori consumi di beni alimentari, manufatti ed energia abbiano un sempre minore contenuto di carbonio. Tutto ciò può essere deciso solo da una strategia complessiva e nazionale. È la “leadership” nazionale che deve fare le scelte sui nuovi investimenti strategici e incoraggiarli, consapevole della loro urgenza affinché abbiano effetti in un futuro ragionevole. È dunque la stessa “leadership” nazionale che deve percepire i rischi, ma anche le opportunità di una innovazione tecnologica “low carbon oriented”, che tra l’altro contribuirebbe ad avvicinare la Cina alla frontiera tecnologica mondiale.

Ed è ancora nelle mani della “leadership” trasmettere alla popolazione il messaggio che muovere verso un modello di sviluppo “low carbon” ha il grande vantaggio di migliorare nel lungo periodo le vite di milioni di cinesi con lavori più sani, con minori rischi per la salute, con migliore qualità della vita e maggiore sicurezza energetica. Sono oggi molti più che nel passato i segnali che questo sta avvenendo.

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