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Decisioni individuali versus decisioni collegiali

di e - 13 Gennaio 2015
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Tale fenomeno è stato studiato principalmente dallo psicologo Irvin Janis[14]. Forse la complessità di esso ha trattenuto molti altri studiosi dall’affrontarne l’esame analitico, anche se non l’applicazione[15].
Il Groupthink nasce dal presupposto logico che al fine di minimizzare determinati contrasti all’interno di un gruppo coeso si cerca di prendere, in seno al gruppo, una decisione unanime senza effettuare valutazioni critiche delle situazioni. In particolare non si effettua nel gruppo una disamina critica delle diverse alternative che siano possibili a livello decisionale. Questo comportamento porta chiaramente a compiere errori che non sarebbero stati compiuti in situazioni differenti. In questo senso la ricerca dell’unanimità può portare a decisioni le quali risultano affette da distorsioni dovute ad un ridotto raziocinio. Tipicamente queste distorsioni cognitive possono portare a scelte irrazionali.
Irving Janis spiega che ci sono vari elementi che possono essere considerati come basilari nel determinarsi il fenomeno del Groupthink in un gruppo. In particolare, vengono indicate come possibili cause di esso: la coesione di un determinato gruppo; una serie specifica di errori strutturali di un determinato gruppo[16], come l’assenza di una leadership imparziale[17]; la mancanza di norme comportanti l’adozione di procedure di metodo; l’isolamento del gruppo da fonti esterne di informazione e di analisi; un contesto esterno provocatorio[18].
In questi casi specifici i membri di un determinato gruppo tenderebbero a ricercare il più possibile decisioni comuni con altri membri del gruppo.
Gli studiosi si chiedono quali possano essere dei validi segnali che all’interno delle normali dinamiche decisionali di un gruppo possano portare al Groupthink[19]. In particolare viene identificata una serie di sintomi che possono essere dovuti alla presenza di Groupthink all’interno di un determinato gruppo. Un primo segnale sarebbe quello dell’eccessiva sottovalutazione della possibilità di commettere determinati errori da parte di un gruppo. In questo senso i membri del gruppo sarebbero affetti da grande sicurezza e convinzione che le decisioni prese all’interno del gruppo siano comunque le migliori. Nello stesso modo, una tale convinzione nascerebbe dalla certezza della moralità dei partecipanti e dunque della genuinità delle decisioni prese all’interno del gruppo. Un secondo segnale è tipicamente quello rappresentato dal fatto che i membri del gruppo siano ostili alla valutazione di opinioni differenti da quelle del gruppo[20]. In questo modo i membri tendono a non considerare punti di vista differenti da quelli che circolino all’interno del gruppo medesimo. Questa chiusura porterebbe naturalmente all’isolamento del gruppo e comunque ad una generale mancanza di un confronto e quindi di una ricerca mediante il dialogo di decisioni migliori (ma si consideri il rischio della polarizzazione del gruppo se le attitudini sono tendenzialmente omogenee)
Il terzo segnale di Groupthink è quello di una generale pressione verso l’uniformità delle decisioni nel gruppo. Infatti, nei gruppi in cui si manifesta tale fenomeno sembrerebbe esistere una generale pressione, da parte dei vari membri verso ciascuno di essi, per l’unanimità nelle decisioni. Questo aspetto, nella maggior parte dei gruppi, dovrebbe essere la norma e lo scopo di un gruppo dovrebbe essere proprio quello di dibattere e di conquistare il consenso mediante, appunto, il dibattito. L’unanimità in questi casi dovrebbe essere il difficile risultato del processo di confronto fra posizioni diverse. Il Groupthink rappresenta la degenerazione di questo processo. Infatti il consenso unanime, lungi dall’essere ottenuto con difficoltà e con sforzo, viene facilmente ottenuto proprio per la pressione all’uniformità delle decisioni dei singoli[21].
Un tipico esempio di queste decisioni fallaci dovute a Groupthink è quello relativo al caso di Baia dei Porci in cui il gruppo non solo ignorò tutta una serie di informazioni utili ma commise vari errori di valutazione che più tardi sono stati appunto definiti come prova di Groupthink nel gruppo medesimo[22].
Il fenomeno del Groupthink è stato studiato a livello di casi empirici per vedere se in passato il modello proposto fosse in qualche modo esplicativo di quello che era successo[23]. Questi studi hanno spesso rappresentato una sfida per i ricercatori.
Il Groupthink è indubbiamente un fatto patologico delle decisioni di gruppo. Possono peraltro essere prese misure cautelari per evitare che nel gruppo si manifesti tale fenomeno.
Un esempio di gestione attenta del processo decisionale di gruppo al fine di evitare scelte irrazionali si ebbe quando, dopo la disfatta dello sbarco nella Baia dei Porci, il Presidente Kennedy si trovò a gestire la crisi dei missili sovietici a Cuba.
Kennedy organizzò i lavori del gruppo di politici, esperti e consulenti in modo da evitare lo sviluppo del fenomeno del Groupthink nelle decisioni sulle scelte da adottare per controllare la crisi. Invitò le persone del gruppo a discutere di possibili soluzioni con membri di loro fiducia in sedi separate, nei vari dipartimenti, e arrivò a spezzare il gruppo in sotto-gruppi, con lo scopo di evitare una eccessiva coesione fra i membri del gruppo. Il presidente usò anche la tecnica di allontanarsi deliberatamente dai meeting allo scopo di scongiurare, nella formazione dei giudizi dei membri del gruppo, ogni pressione derivante dalla sua opinione o dalla sua sola presenza[24].
La crisi dei missili cubani, infine, fu risolta in modo pacifico. Può dirsi che furono adottate le corrette misure per evitare il Groupthink.

Le decisioni collegiali e le distorsioni cognitive: risultati misti.
Per quanto attiene al fenomeno dei bias e delle euristiche i risultati degli esperimenti di laboratorio non hanno indicato una superiorità delle decisioni di gruppo rispetto alle decisioni individuali[25]. Così, con riguardo all’effetto framing[26], sono derivati dagli esperimenti risultati misti. Si è rivelato invece un incremento dell’overconfidence bias[27] nelle decisioni collegiali, come pure un’amplificazione al ricorso dell’euristica della representativeness[28], un’amplificazione del bias dei costi irrecuperabili[29] ed una uguale amplificazione della conjunction fallacy[30].
D’altra parte si è manifestata, negli esperimenti, una attenuazione dell’hindsight bias[31], come pure una diminuzione dell’uso dell’euristica dell’availability[32]. Per molti altri bias ed euristiche i risultati sono stati ambivalenti.

Conclusioni
Tutti questi dati fanno sorgere seri dubbi circa la superiorità delle decisione collegiali, ritenute tali dal buon senso e da autorevoli pensatori, rispetto alle decisioni individuali. Non si tratta solo di un problema di procrastination, come verrebbe spontaneo immaginare. I problemi sono più gravi e più significativi e riguardano la ragionevolezza e la razionalità della decisione. Tale idea della superiorità della decisione collegiale non è, infatti, per nulla confermata dagli esperimenti di laboratorio e dai risultati delle ricerche delle psicologie cognitiva e sociale.

Note

14.   Janis, Irving L., Victims of Groupthink. A Psychological Study of Foreign-Policy Decisions and Fiascoe, Oxford, England: Houghton Mifflin, 1972.

15.  Il fenomeno del Groupthink ha avuto ampia diffusione ed applicazione in vari ambiti delle scienze sociali. Si veda: Turnerm M. E. e  A. R. Pratkanis, Twenty-five years of Groupthink theory and research: lessons from the evaluation of a theory, in Organizational Behavior and Human Decision Processes 73: 105,1998.

16.  Janis I., Victims of Groupthink, cit., p. 249.

17.  Janis I., Victims of Groupthink, cit, p. 254.

18.  Janis I., Victims of Groupthink, cit,  p. 254.

19.  Cline R. J. W., Detecting Groupthink: methods for observing the illusion of unanimity, in Communication Quarterly 38 (2), 112, 1990.

20.  Forsyth D. R., Group Dynamics, cit.,  p. 387.

21.  Forsyth D. R., Group Dynamics, cit.,  p. 387.

22.  Forsyth D. R., Group Dynamics, cit.,  p. 388.

23.  Forsyth D. R., Group Dynamics, cit.,  p. 390.

24.  Wikipedia, voce “Group dynamics”, disponibile all’indirizzo http://it.wikipedia.org/wiki/Groupthink, visitato il 19 dicembre 2014.

25.  Si veda Kerr N. B. e MacCoun R. J., Bias in Judgment: Compsaring Individuaals and Groups, in Psychological Review, 1996, Vol. 103, n. 4, 87.

26.  L’effetto framing indica il fenomeno per cui uno stesso problema, esposto in due modi dissimili, porta a risposte diverse. Un tipico esempio riguarda il caso di un intervento chirurgico rispetto al quale un medico comunica agli intervistati che l’interevento a cui si vogliono sottoporre lascia sopravvivere 800 pazienti su mille. A questa affermazione un certo numero di pazienti decide di sottoporsi all’operazione chirurgica. Se però il medico afferma che su mille persone che si sottopongono all’operazione chirurgica 200 muoiono, molti meno intervistati decidono di sottoporvi. Ma, in realtà, la comunicazione data dal medico nei due modi diversi ha contenuto identico.

27.  L’effetto overconfidence è una tendenza consolidata, in cui la fiducia soggettiva di una persona nelle sue opinioni è  maggiore della precisione obiettiva di tali decisioni, in particolare quando la fiducia è relativamente alta.  Per esempio, in alcuni quiz, persone considerano le loro risposte come “il 99% certe”, ma sono sbagliate il 40% delle volte.

28.  L’euristica della rappresentatività si verifica quando si attribuiscono caratteristiche simili a oggetti simili, trascurando informazioni che potrebbero condurre a conclusioni diverse. Stereotipi e pregiudizi sono un esempio di questo tipo di euristica

29.  Il sunk cost bias si verifica quando individui perseguono una certa strategia dopo aver sopportato dei costi che sono invece diventati in qualche modo non più fruttuosi e quindi non dovrebbero essere calcolati da un decisore razionale. Un esperimento noto riguarda l’utilizzo dei campi da tennis. In una data università esistono campi da tennis al coperto e campi da tennis all’aperto. I primi sono a pagamento e tale pagamento deve avvenire in anticipo mentre i secondi sono gratuiti. I primi sono preferibili quando il tempo è cattivo mentre i secondi sono più piacevoli quando il tempo è assolato. Il comportamento di molti individui è di giocare nei campi coperti anche se il tempo è assolato perché hanno pagato la prenotazione. Ma le spese compiute per il campo coperto non danno più alcun risultato benefico e quindi un decisore razionale dovrebbe scegliere, in una giornata assolata, il campo all’aperto anche se ha pagato anticipatamente per quello scoperto. Ma molti individui, invece, scelgono, pur in tali condizioni, il campo coperto.

30.  La fallacia degli eventi congiunti è un errore formale che si verifica quando si presume che le condizioni specifiche siano più probabili di una sola generale.
L’esempio più spesso citato di questo errore è nato con Amos Tversky e Daniel Kahneman; si deve dire quale fra queste due ipotesi è più probabile:
Linda ha 31 anni, single, senza peli sulla lingua, é molto brillante. Si è laureata in filosofia. Come studente, era profondamente interessata ai temi della discriminazione e della giustizia sociale, e ha anche partecipato a manifestazioni contro il nucleare. Linda lavora in banca.
Cosa è più probabile fra queste due ipotesi?
1)       Linda lavora in  banca.
2)       Linda è una impiegata di banca ed è attiva nel movimento femminista.
Una maggioranza di intervistati sceglie l’opzione 2. Si deve notare che l’opzione 2 è un sottoinsieme dell’opzione 1.

31.  L’hindsight bias è l’inclinazione, dopo il verificarsi di un evento, di vedere l’evento come  prevedibile ex  ante, nonostante che vi sia stata poca o nessuna base oggettiva per predirlo, prima della sua insorgenza. Tale bias si manifesta più generalmente nel ritenere ex post un evento più probabile di quanto lo fosse ex ante.

32.  L’euristica della disponibilità (availability heuristics) rappresenta il fenomeno per cui si tende a stimare la probabilità di un evento sulla base della vividezza e dell’impatto emotivo di un ricordo, piuttosto che sulla probabilità oggettiva. La frequenza di un’informazione è un elemento chiave per trarre delle conclusioni. È particolarmente utilizzata nella formazione delle previsioni ed è la chiave del ragionamento induttivo. Può condurre peraltro a diversi tipi di bias.

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