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Un nuovo approccio al “trilemma energetico”. L’attuazione della direttiva 2012/27/UE e le prospettive dell’efficienza energetica in Italia.

di - 22 Luglio 2014
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4. Aspetti critici e proposte.
Il decreto legislativo appena pubblicato in G.U. contiene, dunque, diversi aspetti positivi ma anche alcune criticità[36], che rischiano di mettere a repentaglio quanto di buono è stato previsto dall’azione di governo. Le nuove disposizioni sono state recepite realizzando una buona sinergia con gli strumenti già operativi a livello nazionale. Tuttavia, l’obbligo di riqualificazione energetica in capo alle amministrazioni centrali dovrebbe essere assoggettato ad un controllo più incisivo, per evitare che diventi solo un’incombenza “cartacea”. Inoltre, sia nei confronti delle p.a. che delle imprese private, cui sono imposti precisi oneri di natura economica, sembra opportuno lo stanziamento di fondi maggiori o il rafforzamento degli strumenti di incentivazione. La “bancabilità” degli interventi di efficientamento rimane, del resto, l’ostacolo maggiore alla diffusione delle “good practices” energetiche.
Il decreto contiene, inoltre, alcuni elementi che rischiano di rendere il nostro Paese inadempiente nei confronti delle istituzioni europee. Si prevede, infatti, un numero molto elevato di provvedimenti attuativi, che dovranno essere emanati nei prossimi mesi. Considerato che l’Italia è già in ritardo rispetto alla tabella di marcia stabilita nella direttiva, il cui testo avrebbe dovuto essere recepito entro il 5 giugno scorso, un ulteriore ritardo nell’adozione dei documenti necessari all’applicazione concreta delle norme ne vanificherebbe le utilità, non consentendo all’Italia di raggiungere gli obiettivi cui si è vincolata in sede europea. Questa circostanza pare acuita dall’elevato numero di soggetti cui compete l’emanazione di tali atti, poiché è spesso previsto il concerto di numerosi Ministeri (Ministero dello sviluppo economico, dell’ambiente, delle infrastrutture e dei trasporti, dell’economia e delle finanze) nonché la collaborazione di Agenzie ed enti tecnici (Agenzia del demanio, ENEA, GSE) [37]. Il coinvolgimento di un così elevato numero di soggetti ai procedimenti normativi potrebbe complicare il processo di formazione degli atti, comportando ulteriori ritardi nell’attivazione degli strumenti previsti dalla direttiva entro il 2014.
È opportuno porre rimedio a queste criticità. Abbiamo visto come l’Italia sia uno dei primi paesi per intensità energetica in Europa e come si sia già incamminata, con buoni risultati, sulla strada tratteggiata dall’Unione per il raggiungimento dei traguardi di riduzione dei consumi. È un Paese che può vantare, altresì, una consolidata tradizione industriale in molti settori strettamente correlati all’efficienza energetica (caldaie, motori, inverter, smart grid, edilizia).
Rimane un potenziale di miglioramento considerevole. L’effettiva trasposizione delle disposizioni della direttiva 2012/27/UE nell’ordinamento nazionale può essere un’ottima opportunità per sfruttarlo al meglio, in modo da rilanciare il Paese, nel rispetto dell’ambiente.

Note

36.  Tali criticità sono state rilevate dai principali soggetti coinvolti nell’attuazione del decreto legislativo in sede di audizione alla Camera e al Senato (Enea, Associazioni ambientaliste, GSE, Associazioni dei consumatori, AIRU, Consip, Fire, Coordinamento FREE, Acquirente Unico, RSE, AEEGSI, Federutility, R.ETE Imprese Italia, Federazione nazionale delle ESCo, Assoelettrica, Confindustria, ANCE).

37.  Malgrado nel testo pubblicato in G.U. sia espressamente prevista l’istituzione di una “cabina di regia”, composta  dal Ministero dello sviluppo economico, che la presiede, e dal  Ministero dell’ambiente, con il compito di garantire un coordinamento degli interventi e delle misure per l’efficienza energetica sul territorio nazionale, in particolare degli interventi attivati attraverso il Fondo nazionale per l’efficienza energetica (art. 4, comma 4 del decreto).

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