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Vento nuovo per gli appalti

di - 27 Aprile 2012
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9. Sembra del tutto evidente che i modelli contrattuali qui brevemente rappresentati, oltre ad esprimere l’impulso che la Commissione vuole dare alla sinergia pubblico-privato nella prospettiva di promuovere la ricerca tecnologica e con essa l’innovazione, introducano un elemento di grande novità. Esso riguarda le amministrazioni pubbliche e, si potrebbe dire, le amministrazioni pubbliche in quanto tali, prima ancora che nel loro rapporto con gli operatori economici privati.  Ad esse è affidato il difficile compito di pensare l’innovazione, di anticipare il nuovo, per stimolare su questo gli operatori economici.

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Quali conclusioni?
La domanda è difficile. È ragionevole pensare che si debbano tenere separati i piani su cui si sviluppa il discorso. Uno di essi riguarda infatti gli interventi che occorre fare e che la direttiva fa ai fini della semplificazione delle norme e delle procedure; l’altro le proposte innovative, di cui qui sopra si è detto.
La semplificazione delle norme e delle procedure è una necessità assoluta nel nostro Paese. Il Codice dei contratti pubblici è stato un lavoro straordinario, come lo è stato il regolamento, ma non ha potuto o voluto spezzare il reticolo di norme, sparse ovunque, che tendono lacci e lacciuoli a chi vuol partecipare alle gare. Il terribile art. 38, che commina decine e decine di cause di esclusione dalle gare non le elenca tutte. Molte di queste cause non hanno alcuna ragion d’essere. È dunque cruciale che, in sede di recepimento, si cerchi di tradurre lo spirito della direttiva in cancellazione di norme superflue, che non tutelano niente e nessuno. È cruciale che tutte le informazioni relative alle imprese ed alla loro storia siano raccolte presso un unico organismo – l’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici ad es. – e che ad esse possa accedere qualunque amministrazione per avere i dati di cui ha bisogno. E così via.
Quest’opera richiederà molto lavoro, molta pazienza e paradossalmente molto coraggio. In compenso, il costo potrebbe essere molto contenuto di fronte ad un beneficio di straordinarie dimensioni.
Molto più difficile è il tema delle proposte innovative. Lo è per una ragione altrettanto chiara: per far svolgere alle pubbliche amministrazioni il ruolo propulsore che la proposta di direttiva attribuisce loro, è indispensabile da un lato dotarle di strutture tecniche adeguate – in grado cioè di concepire idee innovative, esprimerle, vagliare le risposte degli operatori e valutarle – ma dall’altro di costruire intorno a loro un regime di cui oggi praticamente non si vede traccia. È il regime di fiducia e di stima, che nasce dalla preparazione e dall’autorevolezza dell’amministrazione. Quando noi parliamo di pubblici amministratori il primo pensiero che viene è quello della Corte dei conti.
Il punto cruciale è che la sfida è partita. L’innovazione affidata all’iniziativa delle amministrazioni pubbliche diventerà tra breve ordinamento vivo, diritto vigente dell’Unione europea. Il problema non sarà allora se, come e quando partire. Qualcuno partirà. E quando il gioco della concorrenza comincerà a svolgersi tra amministrazioni pubbliche, nuovi gestori del mercato in tempo di crisi, chi non sarà in grado di partire avrà molto probabilmente perso il treno.

Materiale collegato: Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sugli appalti pubblici

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