Imposta come home page     Aggiungi ai preferiti

 

Intervento del Prof. Angelo Maria Petroni in occasione della cerimonia commemorativa del 50° anniversario della morte di Luigi Einaudi – Dogliani, 8 ottobre 2011

di - 14 Ottobre 2011
      Stampa Stampa      

Einaudi sotto il fascismo venne pesantemente criticato per il suo liberismo, considerato antiquato rispetto alla pretesa modernità del corporativismo. Per farlo vennero persino citate a riprova le politiche del New Deal rooseveltiano. La visione di rigore nella gestione della moneta che guidò la sua azione di Governatore della Banca d’Italia, senza cedimento alcuno, e la sua opposizione alla continua espansione della mano pubblica in economia fecero poi considerare Einaudi come superato dalla generazione degli economisti italiani che prevalse nel secondo dopoguerra, sostenitori di quelle politiche di nazionalizzazioni e di deficit spending che egli reputava invece tanto errate sul piano scientifico quanto moralmente inaccettabili.
Il risultato è che ad Einaudi è stato riservato il destino di non essere stato ricompreso nella formazione della moderna “ideologia italiana” con il rilievo che egli avrebbe meritato. Dopo la sua morte non si portò a compimento la pubblicazione dell’opera completa secondo il piano pensato dallo stesso Luigi. La gran parte dei sui libri sono esauriti da decenni, talché nella stessa bella biblioteca a lui dedicata nella città che ci ospita non ne è presente, necessariamente, che numero molto limitato. Vi è davvero da augurarsi che proprio nel ricordo del cinquantenario della scomparsa Luigi Einaudi venga onorato di una edizione nazionale delle sue opere.
Nell’Italia che è così fortemente ostacolata nel suo sviluppo civile ed economico dal permanere di un corporativismo diffuso e da una Repubblica che nella sua struttura e nel suo funzionamento non riesce a coniugare adeguatamente autorità e responsabilità ai vari livelli, nell’Europa che ancora oggi non riesce a darsi un assetto autenticamente federale e liberale, la visione di Einaudi rappresenta un riferimento importante.
Lo rappresenta anche, e forse soprattutto, perché essa è costituita da un metodo critico di analisi della realtà e di risoluzione dei problemi più che da una teorizzazione sistematica.
Einaudi rifuggeva infatti, consapevolmente, dalle “grandi narrazioni” che furono così tipiche dei suoi tempi, e che oggi rivelano tutta la loro caducità e fragilità ideologica. Egli seguì sempre la massima richiamata da Cavour, per la quale nella dialettica intellettuale e politica non si devono mai opporre né fatti a principi né principi a fatti, ma si devono opporre principi a principi e fatti a fatti.
Einaudi, come John Maynard Keynes, come Friedrich von Hayek, riteneva che a guidare il mondo finalmente non fossero gli interessi materiali, ma le idee.
In armonia con questa visione, permettetemi di esprimere l’opinione che il modo eminente di rendere oggi omaggio ad Einaudi è di tornare a leggerlo e a farlo leggere, specialmente alle nuove generazioni. Con ciò comprendendo davvero come individui e come comunità non solo il senso e l’attualità delle sue idee e dei suoi ideali, ma anche della sua straordinaria opera al servizio esclusivo dell’Italia che di quelle idee e di quegli ideali fu coerente e coraggiosa applicazione.

Evento collegato:

Dogliani saluta il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in occasione della celebrazione commemorativa nel 50° Anniversario della morte di Luigi Einaudi
8 ottobre 2011

Pagine: 1 2 3 4


RICERCA

RICERCA AVANZATA


ApertaContrada.it Via Arenula, 29 – 00186 Roma – Tel: + 39 06 6990561 - Fax: +39 06 699191011 – Direttore Responsabile Filippo Satta - informativa privacy