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Reti, infrastrutture, territorio. Percorsi difficili tra molte asperità

di - 31 Gennaio 2011
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Si può ovviare a tutto questo? Finanziando meglio la progettazione, soprattutto nella fase del «concept» dell’opera, quindi lo studio di fattibilità e il progetto preliminare.
Ma si è in grado di gestirne le conseguenze? Infatti potrebbe non essere infrequente il caso che i costi dell’opera non possono essere ritenuti sopportabili.
E le spese di studio non finalizzate alla progettazione sarebbero giustificabili?
Si è, appunto, nella condizione di correre questo rischio, in specie in momenti di ristrettezze economiche quali le attuali?
Né sembra possibile allocare le risorse pubbliche in base alla previsione di spesa determinata sulla base del progetto. La logica di ripartizione della spesa pubblica, sia sotto il profilo della decisione politica che di quella amministrativa collide con tanta «razionalità».
Il miglioramento del rapporto è però essenziale; in passato si era ipotizzato di creare dei fondi ad hoc per la progettazione che una volta erogato il finanziamento dell’opera sarebbero stati reintegrati.
E’ una strada che si può riprendere. Altre se ne possono immaginare: è urgente farlo. E il finanziamento dovrebbe essere ipotizzato, come si diceva prima, comprensivo anche delle eventuali opere di compensazione, sociale, ambientale ed economica.
L’idea dell’«enveloppe» francese ritorna di attualità, ma è compatibile con il nostro sistema di decisione sulla spesa pubblica e sulla contabilità statale?
E, soprattutto, con la incredibile proliferazione – quasi 12.000 se ne contano – di stazioni appaltanti, cioè di centri di decisione?[12]
Il progetto è anche la causa – spesso pretestuosamente – per riserve in fase di realizzazione. La direzione lavori, non sempre adeguata, è causa di ulteriori criticità che si riversano anche sulle collaudazioni.

6. Un tentativo di conclusione
Come si vede, dall’inizio alla fine del ciclo le criticità riguardano tutti i passi del ciclo stesso.
Quali le più importanti? Sono convinto che, malgrado le molte e fondate critiche alla farraginosità, ridondanza, etc. del procedimento approvativo ed alla gestione del processo, le maggiori criticità, che determinano in gran parte le altre, sono quelle rappresentate dal modo in cui si decide l’opera pubblica[13] – cioè la politica, la pianificazione e la programmazione del settore -, e dal suo finanziamento, vale a dire dalla quantità di risorse messe a disposizione della realizzazione e dalle modalità di erogazione delle stesse.
Una diversa modalità di previsione di spesa e di erogazione delle risorse finanziarie consentirebbero una gestione realmente contrattuale del rapporto delle stazioni appaltanti con il mercato, sia nella totalità del ciclo dell’opera pubblica che eventualmente solo di alcuni segmenti (in particolare quello della esecuzione).
La migliore gestione contrattuale del rapporto consentirebbe di realizzare opere anche di migliore qualità sostantiva oltre che un migliore processo decisionale e amministrativo.
Sempre che la «domanda pubblica» nella quale si rappresenta la scelta politica ed il «progetto» tecnico siano di qualità.

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Note

12.  All’elevato numero di stazioni appaltanti, che comporta, di fatto, una mancata uniformità di applicazione di procedure e norme, nel registrare le criticità nella realizzazione delle infrastrutture (si deve aggiungere), la questione degli altri attori. Cioè delle imprese generali di costruzione, delle industrie specialistiche e superspecialistiche e dei prestatori di servizi e dei prestatori di servizi in genere. Nel caso delle imprese e dei liberi professionisti i numeri sono davvero impressionanti. E ciò, anche per via degli effetti del peso rilevante dell’industria delle costruzioni sull’economia; paradossalmente, però invece di migliorare la qualità dell’offerta, la peggiora. Così oltre ad una insufficiente qualità della «domanda pubblica», conseguenza dell’imperfetto sistema di presa delle decisioni di politica, si aggiunge una scarsa qualità dell’offerta da parte del mercato.

13.  Cfr. il nostro, “L’importanza del come si decide l’opera pubblica nel determinare l’impatto sull’ambiente: il caso delle opere lineari”, in Problemi e tecniche negli studi di impatto ambientale delle Grandi Opere, a cura di S. Margiotta, Editore Colombo, Roma 1996.

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