Alessandro Giuliani: l’esperienza giuridica fra logica ed etica
Alessandro Giuliani nacque a Lecce il 20 settembre 1925. Laureato in Giurisprudenza nell’Università di Pavia, collaborò dapprima con Bruno Leoni ma dal 1959, per contrasti, il rapporto con il noto studioso di scienza politica si interruppe. Studiò in Spagna e in Scozia, presso l’Università di Aberdeen, dove consolidò il rapporto di amicizia con Peter Stein. Insegnò nelle Università di Pavia (Storia delle dottrine economiche, Diritto comune, Storia del diritto italiano, Filosofia del diritto), Perugia (Filosofia del diritto) e Roma “La Sapienza” (Filosofia del diritto: chiamato nel 1973 alla cattedra di Filosofia del diritto, dopo tre anni in questa Università Giuliani preferì tornare nell’Ateneo perugino, dove fu Preside della Facoltà di Giurisprudenza nel triennio 1976-79). Giuliani è stato in contatto con moltissimi studiosi italiani e stranieri ma particolarmente intensi e fruttuosi sono stati i sodalizi intellettuali con alcuni Maestri: Riccardo Orestano, Chaïm Perelman, Michel Villey, e con Nicola Picardi, suo collega per molti anni nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Perugia. Morì a Perugia il 4 ottobre 1997[1].
È stato senza dubbio un destino singolare quello della ricerca di Alessandro Giuliani: in vita, ed ancora dopo tredici anni dalla sua scomparsa, lo studioso era stato, ed è ancora, noto e stimato fra i filosofi del diritto, fra gli storici e fra i processualisti. Le ragioni si comprendono agevolmente: basti pensare che Giuliani aveva dedicato studi importanti alla logica giuridica ed alla teoria dell’argomentazione e che si era inoltre impegnato in ricerche storiche e filosofiche sulla prova, sulla controversia, sulla responsabilità del giudice. Anche i civilisti, i costituzionalisti e, su entrambi questi versanti degli studi giuridici, i comparatisti, erano entrati in contatto con la sua riflessione: si pensi alle sue ricerche sull’importanza della comparazione negli studi giuridici, a quelle sui principi del diritto, sulle sue fonti, sulla legislazione e sull’informazione. Tuttavia, già quando era ancora in vita, ed ancor più oggi, si aveva e si ha la sensazione che il suo pensiero fosse in passato, e resti ancora, poco studiato ed approfondito da tutti, filosofi del diritto e giuristi – con poche eccezioni: forse a causa della complessità di questo pensiero che si sviluppa in molte direzioni però con coerenza, dai primi studi giovanili fino ai lavori della maturità.
Esistono allora buone ragioni per riprendere il filo della riflessione giulianea: a mio modo di vedere essa è non solo assai poco conosciuta ma questa scarsa conoscenza è in contraddizione con la sua straordinaria modernità ed attualità. La concezione del diritto coltivata da Giuliani è preziosa per chi intenda riflettere sulle prospettive della scienza giuridica in un’era che si caratterizza, da un lato, per la crisi della tradizionale dogmatica statualistica e, dall’altro, per la proposta – che proviene soprattutto dai giuristi americani eredi della tradizione del giusrealismo – di archiviare definitivamente questa dogmatica per attingere altrove – dall’economia, dalla sociologia, dall’antropologia, da orientamenti della ricerca letteraria e così via – i criteri per argomentare e definire questioni giuridiche. Giuliani ammette la crisi della dogmatica giuridica, la riconosce, ne traccia una genealogia, tuttavia non sottoscrive il suo atto di morte: l’attività di formazione dei concetti giuridici (seppure connotata da vizi di astrazione e da una ricerca del sistema che ha stornato i giuristi dalla concretezza del fenomeno giuridico, il quale rinvia al nesso fra interessi che competono per vie legali e valori cui essi si ispirano) resta erede di una tradizione decisiva per il giurista, una tradizione di elaborazione di regulae iuris, di principi costitutivi del diritto. Si tratta di una tradizione propriamente giuridica, nel senso che sono stati e sono tuttora i giuristi ad essere impegnati nella sua elaborazione, non gli economisti, i sociologi, gli antropologi, ecc. Gli studi di Giuliani ci ricordano che la scienza giuridica dovrebbe dunque recuperare consapevolezza del proprio ruolo nei processi di formazione dei criteri della valutazione giuridica ed evitare una deriva che la consegna all’influsso determinante di altre scienze.
Per altro verso, la scienza giuridica, per Giuliani, non è scienza di norme. Dico questo non per affermare che il momento normativo scompare dalla prospettiva considerata dal nostro autore; solo, esso non è più centrale ma deve essere considerato insieme ad una pluralità di altri fattori. È invece centrale il riconoscimento della presenza del valore nei processi di valutazione giuridica. Da ciò viene, come si comprenderà, che il giurista deve, per attendere al proprio compito, per elaborare principi e criteri di valutazione giuridica, occuparsi di economia, di sociologia, di antropologia, di filosofia, di religioni, e così via, ma dal suo punto di vista, tenendo conto di essere chiamato, nella società, ad una responsabilità non piccola e specifica, quella di suggerire ai soggetti portatori di interessi, che confliggono per ottenere beni e/o per l’affermazione di valori, soluzioni ragionevoli e compatibili con le strutture normative (nel senso di assiologiche) e discorsive (nel senso propriamente interno della struttura argomentativa dei discorsi giuridici) del diritto in un determinato momento storico. Il compito del giurista è dunque immerso nella storia, è storicamente condizionato ma non è, o non dovrebbe essere al servizio di un solo interesse. Questa imparzialità del giurista può essere forse intesa come principio etico fondamentale della sua attività, principio che rinvia al suo coinvolgimento nella storia e con i valori ma anche ad una tradizione di attività sulla quale Giuliani aveva indagato in profondità e che rende questa prospettiva, a mio giudizio, molto significativa per la riflessione sul diritto oggi.
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Note
1. Per più ampie indicazioni sulla biografia intellettuale di Alessandro Giuliani v. N. PICARDI, Alessandro Giuliani: memoriam. L’uomo, il cittadino, il maestro, in F. TREGGIARI (a cura di) Per Alessandro Giuliani, Perugia, Centro stampa dell’Università, 1999, pp. 115 ss.; A. A. CERVATI, Alessandro Giuliani, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 56, Roma, Istituto dell’Enciclopedia italiana, 2001, pp. 716 ss.↑