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Moneta, potere economico, potere politico

di - 22 Maggio 2013
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5. La creazione di moneta da parte delle banche

Finora abbiamo considerato soltanto contanti e depositi a vista (che equivalgono a contanti, sempre che la banca non fallisca; come è noto ci sono garanzie per i piccoli depositi fino ad una certa cifra, ma oltre questa può esserci una perdita di moneta per il loro possessore per il fallimento della banca; nonostante tutto il contante è più sicuro dei depositi a vista; ma anche il contante può risultare insicuro: una violenta e progressiva inflazione, come è già accaduto varie volte, può annullare rapidamente il valore monetario delle banconote; a questo punto ci sono appunto i beni rifugio: oro, diamanti, opere d’arte, edifici, e così via, cioè cose materiali che hanno una valore intrinseco sul mercato).

Ma la creazione di potere d’acquisto e cioè di moneta come depositaria di valore è appena cominciata.

Anzitutto le banche sanno per esperienza ormai con consolidata che, data la somma di 100 in depositi a vista, solo una minima parte viene ogni giorno ritirata (o in banconote o con trasferimento ad altri soggetti); esse dunque possono prestare la parte restante, calcolando attentamente i tempi in modo da avere sempre tanta liquidità quanta è necessaria per soddisfare i correntisti che chiedono indietro la somma da essi posseduta; se poi i depositi sono a tempo (con obbligo di restituzione dopo sei mesi, o un anno, oppure a risparmio per anni, naturalmente in cambio di un interesse), a maggior ragione su questi la banche possono calcolare quanta parte è libera per fare altri prestiti, rimborsabili in tempi certi, ovviamente con intereressi. Coloro che ricevono i mutui bancari a loro volta pagano in tal modo i loro debiti, e i loro creditori a loro volta usano il danaro ricevuto per fare altri pagamenti, e così via all’infinito. Tutto il gioco funziona se e finché tutti i debitori pagano alla scadenza capitale e interessi, e tutti i debitori sono in grado di pagare soltanto se l’attività economica reale che essi hanno intrapreso con il danaro preso a prestito dà un ritorno tale da pagare capitale e interessi (e cioè dà un utile).

6. La moneta in tutte le sue forme come capitale totale

Le banche dunque sono le maggiori creatrici di moneta come deposito di valore (come dispensatrici di potere d’acquisto che si manifesta in termini monetari).

Ma non sono affatto finite le forme di creazione di moneta come deposito di valore. Qui bisogna trascurare la disciplina specifica di ciascuna forma nella quale si incarna un valore monetario, in base alla quale non sono forme totalmente equivalenti. In particolare varia continuamente la liquidità, la possibilità cioè di realizzare il valore monetario traducendolo in contante (o scritture contabili del tutto equivalenti): è chiaro che nessun titolo di credito per definizione è tanto liquido (e cioè immediatamente spendibile contro merci e servizi o come mezzo di pagamento dei debiti) quanto la moneta ufficiale. Se però esistono, come esistono, mercati efficienti attraverso i quali realizzare, quanto più rapidamente è possibile, il valore monetario del titolo rappresentativo di valore monetario, si ottiene di fatto un enorme aumento della moneta come deposito di valore, e quindi anche della moneta come mezzo di pagamento (diventa possibile acquistare beni e servizi, o pagare debiti, mediante tali titoli rappresentativi di valore monetario).

Attraverso le c.d. cartolarizzazioni diventa possibile trasformare in titoli di credito qualsiasi cosa: la proprietà sulle cose diventa la base di un credito sulla produzione futura, credito che mediante il mercato dei titoli può trasformarsi in qualsiasi momento in moneta e cioè in credito generico su qualunque cosa vendibile.

Si crea inoltre un mercato puramente finanziario nel quale si scambiano titoli rappresentativi di valore (il mercato delle azioni, delle obbligazioni, e degli innumerevoli altri tipi di documenti rappresentativi di valore creati dalla capacità inventiva umana).

Qui non ci interessa una analisi (che del resto non saprei fare) delle molte forme di creazione e circolazione dei titoli rappresentativi di valore monetario. Mi interessa quello che hanno in comune: sono tutte manifestazioni di valori monetari visti e gestiti come capitale in forma monetaria, e poiché sono capitali in quanto valori monetari che cercano di ottenere un interesse, e cioè una restituzione di moneta tale che venga garantito il valore capitale iniziale ed in più il titolare del capitale ottenga un di più (l’interesse sul capitale), nel loro insieme tutte le forme mediante le quali si manifesta la moneta come deposito di valore (come potere d’acquisto) sono una gigantesca e proteiforme manifestazione di credito generico che i possessori di tali capitali hanno nei confronti dell’intera futura produzione di beni e servizi.

Diventa così possibile trascurare le molte forme di creazione e circolazione della moneta come capitale, e vedere l’insieme come il capitale totale, e cioè l’equivalente in termini monetari di tutto il capitale (oggi mondiale), e quindi di tutti i proprietari di tale capitale, e quindi di tutti i creditori che, titolari del capitale, esigono che tutto il capitale, e quindi tutti i loro titolari, vengano retribuiti al massimo possibile, col massimo possibile di interesse (come e perché si ottiene questa remunerazione del capitale in forma monetaria, come e perché cresce o diminuisce per tutti in un certo periodo, ed in altri cresce per alcuni e diminuisce per altri, come e perché alcuni non solo non ottengono interesse ma perdono in tutto o in parte il loro capitale, come e perché i diversi capitali vengono trasferiti da una persona ad altra persona, sono l’oggetto di quelle scienze specifiche che si occupano di tali domande che qui ovviamente non possiamo trattare se non all’ingrosso).

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