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Moneta, potere economico, potere politico

di - 22 Maggio 2013
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7. Se c’è un capitale totale ci deve essere un debito totale di pari entità: lo Stato come garante del pagamento dei debiti

Mi pare che questa visione semplificata, ma non erronea, dell’economia mondiale consente di chiarire le dinamiche economiche e politiche di questi anni.

Anzitutto è o dovrebbe essere evidente che il danaro, qualunque sia la sua forma, di per sé non produce nulla (l’albero cacazecchini non esiste). Come mai un valore monetario di cento alla fine restituisce non centro ma ad es. centrotre? Si faccia attenzione: non si tratta di un numero, e neppure di una banconota che porta il numero centrotre anziché cento (o di due o tre banconote il cui totale sia centotre), ma del fatto che effettivamente i cento iniziali acquistavano beni e servizi per un valore di cento, ed ora i cento iniziali ritornano al proprietario con un aggiunta di tre che permettono al proprietario di acquistare beni e servizi pari a tre oltre i beni e servizi iniziali pari a cento. Si deve trattare cioè di un fenomeno reale, di una vera ricchezza pari a centrotre superiore di tre alla ricchezza iniziale pari a cento. Bisogna dunque che vi siano tanti produttori che ricevuti i cento iniziali producono e vendono sul mercato beni e servizi per un valore pari a centrotre, in modo tale da potere pagare l’interesse di tre. In sintesi, di fronte al capitale monetario totale, nelle sue varie forme, deve stare una produzione mondiale capace di restituire il capitale monetario iniziale e di pagare in più l’interesse su di esso (trascuro il fatto che in generale il capitale viene rimborsato in quote annuali e l’interesse cresce col crescere degli anni necessari per rimborsare tutto il capitale: naturalmente il ciclo economico è molto diverso sulla base delle variazioni di tale fatto). Di fonte alla massa dei creditori sta la massa dei debitori.

Chi deve garantire che i debitori paghino il loro debito? Come sempre il garante è lo Stato, monopolizzatore della forza armata entro il suo territorio (e quindi anche lo Stato che minaccia o usa ritorsioni fino alla guerra per tutelare i suoi creditori contro un altro Stato che non ottempera al suo obbligo di far pagare i debitori).

8. La confusione tra creditori e debitori, tra Stati creditori e Stati debitori

A questo punto le cose si complicano in modo inestricabile ed imprevedibile. Anzitutto è impossibile distinguere creditori e debitori in due classi rigorosamente separate: anche se alcuni pochi (rispetto all’insieme degli esseri umani: quindi in ipotesi pochi milioni di persone, contro sette miliardi) sono soltanto creditori (sono proprietari di masse enormi di capitali in forma monetaria) ed altri moltissimi sono soltanto debitori (non sono proprietari di alcun capitale in forma monetaria), vi sono molti che sono sia creditori che debitori: sono debitori in quanto, o per debiti contratti da essi direttamente o per debiti contratti indirettamente dal loro Stato, debbono produrre in termini monetari più di quanto possono trattenere, ma sono anche creditori in quanto contemporaneamente posseggono titoli di credito. Avviene qualcosa di simile alla proprietà di terreni, o di abitazioni, o alla speculazione edilizia: pochi sono i grandi proprietari o i grandi speculatori, magari illegali, ma moltissimi sono i piccoli proprietari e i piccoli speculatori, cosicché ogni tentativo di condizionare la proprietà o diminuire la speculazione si scontra con reazioni popolari di massa, che salvaguardano anche i grossi proprietari e i grossi speculatori.

I grandi proprietari di capitali monetari da tempo hanno capito che se rimanessero da soli sarebbero facilmente individuabili e facilmente aggredibili dalla massa dei nullatenenti: ecco dunque la moltiplicazione delle forma di risparmio che creano una grande massa di piccoli proprietari di capitali, ferocemente interessati a conservare il piccolo loro capitale ed ottenere il piccolo interesse che li ha indotti a risparmiare. Ecco anche spiegata la segretezza che circonda la distribuzione dei capitali e le infinite forme di soggetti impersonali che impediscono di comprendere quali sono le persone fisiche realmente proprietarie.

Esistono poi Stati creditori e Stati debitori, e cioè Stati che hanno più crediti che debiti e Stati viceversa che hanno più debiti che crediti; però anche gli Stati debitori sono costretti a difendere i creditori sia perché molti dei loro cittadini sono creditori e pretendono anch’essi di essere pagati come stabilito, sia soprattutto perché gli Stati debitori sono costretti a rivolgersi al mercato e per ottenere crediti debbono promettere e garantire che i debiti saranno onorati.

Moltissime persone sono debitori non direttamente ma indirettamente: i debiti non li hanno stipulati loro, ma il loro Stato. Ciononostante mediante la tassazione essi debbono contribuire al pagamento dei debiti contratti dallo Stato.

9.     Il senso della riforma dell’art. 81 della Costituzione

La recente riforma dell’art. 81 della Costituzione è la ultima prova e dimostrazione di questa realtà: addirittura a livello di Costituzione gli Stati si impegnano nei confronti dell’Unione europea (e quindi del mondo intero) e perseguire politiche economiche tali che i debiti saranno fedelmente ed integralmente onorati. Come le banche non concedono mutui per consumi se non in casi eccezionali e con adeguate garanzie (ad es. mutui per l’acquisto di una abitazione su cui contestualmente viene posta una ipoteca), così gli Stati dell’euro non possono contrarre debiti per spese correnti, se non in casi eccezionali e sotto stretto controllo dell’Unione europea, mentre possono contrarli per spese di investimento, e cioè spese che daranno luogo a produzioni che garantiscono (in principio) un ritorno sia del capitale investito sia degli interessi su di esso.

10.     Il senso complessivo della crisi del 2008

In astratto il potere politico è più forte di quello economico: ha dalla sua la forza armata, che quello economico non ha. Se però, quale che sia la ragione, il potere politico si è privato di poteri di controllo sul potere economico e gli lascia piena libertà di andare dove vuole (e sotto forma di capitale monetario può andare in qualsiasi luogo mediante spostamenti contabili permessi da strumenti elettronici), allora il potere politico diventa impotente di fronte alle manifestazioni del potere economico. E’ quello che accade oggi: il potere economico è oggi essenzialmente potere finanziario, potere cioè concentrato nella proprietà di moneta in qualunque sua forma; questo potere oggi può istantaneamente o in tempi molto brevi trasferirsi altrove, cosicché se uno Stato non vuole trovarsi improvvisamente senza capitali fuggiti altrove deve piegarsi alla loro volontà (la frase oggi in voga è: lo chiedono i mercati; lo vuole il mercato).

La crisi mondiale che dura dal 2008 ed ancora non è stata superata (sicuramente per l’Unione europea; gli Stati Uniti sono ancora in bilico; diversa la situazione per i c.d. Paesi Bric) ha visto comunque quanto grande è la sproporzione in termini di potere tra capitale monetario complessivo e popolo (la massa dei debitori): nel momento in cui la crisi di grandi capitalisti (grandi banche e imprese di assicurazione) stava portando al fallimento in termini tecnici di essi (e cioè alla perdita totale del capitale) sono intervenuti con prestiti massicci (di miliardi di dollari o monete equivalenti) gli Stati, che hanno impedito tali fallimenti; nel momento in cui gli Stati, indebitati per questo immenso e rapido salvataggio, hanno avuto bisogno di prestiti, gli Stati hanno dovuto pagare salati interessi e per pagare tali interessi diminuire drasticamente le loro spese e aumentare la tassazione sui ceti popolari, far crescere in modo pauroso la disoccupazione ed il lavoro precario. Due pesi e due misure, contro le quali poco hanno potuto le ribellioni e le proteste che pure ci sono state.

11. E’ possibile al potere economico controllare e governare il potere economico?

Naturalmente se il mercato viene visto come un fatto naturale oggettivo, simile in questo al clima atmosferico o alle stelle, il potere politico non solo oggi non riesce a governare quello economico ma neppure può immaginare forme di controllo. Al più, come oggi accade, può immaginare e praticare forme di controllo che garantiscono il capitale monetario, i suoi movimenti ed il profitto come remunerazione di esso. Se invece si pensa collettivamente che il capitalismo, in qualunque forma, è una costruzione umana, anche se come frutto di un processo del quale gli uomini non sono pienamente consapevoli (come insegnava già Vico), allora diventa possibile pensare e praticare forme di governo del capitale monetario. Sono però oggi forme di governo che comunque travalicano gli Stati, ed al più diventano praticabili, con forti limitazioni, a livello statale da grandi Stati (come gli Stai Uniti, la Cina, l’India e forse il Brasile) o unioni di Stati (come l’Unione europea), sempre che vogliano praticare tali forme (ed oggi non hanno alcuna intenzione di immaginarle e praticarle). Ma a questo punto dovrei avventurarmi su un terreno schiettamente politico, dicendo per di più cose talmente eterodosse da rischiare la figura di un ridicolo don Chisciotte, e perciò smetto qui di parlare in questa sede.

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