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Umanesimo giuridico e coscienza del proprio destino: Whitman, Emerson, Roth cantori della libertà occidentale

di - 9 Marzo 2021
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Vorrei parlare con le tue parole Walt, con le tue parole Waldo, con le tue parole Philip.
Vorrei riuscire a dire quanto vi sono grato per avermi fatto vivere come ho vissuto.
Per avermi regalato il senso della libertà, della libertà occidentale, della libertà che Karl Marx voleva borghese e che invece sempre ho pensato fosse solo libertà umana.
Nessuna Costituzione occidentale sarebbe stata possibile senza di voi.
Voi siete stati i cantori dell’uomo, della sua affermazione e della sua dissoluzione.
Della sua capacità di espressione.
Spesso – nei giorni che stiamo vivendo – penso – come il grande Jean d’Ormesson accademico di Francia, uomo amabile, scrittore impareggiabile – alla storia che ho vissuto e sento che è la storia invidiabile del costituzionalismo e del liberalismo democratico, dello Stato di diritto costituzionale, legata alla vita in Occidente nella sua età dell’oro.
Penso anche ai maestri che ho incontrato, ai viaggi che ho potuto fare, alle terre che ho amato, all’Italia certo ma anche alla Gran Bretagna, alla Francia, alla Grecia, alla Svezia ed agli Stati Uniti.
Ai luoghi di una pace duratura iniziata con il sacrificio di tanti giovani (che forse vi avevano letto) sulle spiagge di Omaha Beach.
Penso ai fatti fondativi del costituzionalismo di seconda generazione, alla Shoah, alla Resistenza contro il nazi-fascismo, alla liberazione dell’Europa da parte degli americani.
E poi, al di là del diritto, al cinema neorealista, a Napoli nei giorni difficili della miseria postbellica e della occupazione americana, agli ascendenti , alla storia complessa di una famiglia dopo l’8 settembre, per linea paterna composta da un generale a Brindisi con la Corte in fuga e per linea materna in prigionia in Germania ( dopo avere retto da ufficiale volontario l’avventura sventurata della guerra in Grecia ed Albania ) e allo zio morto partigiano sulle colline liguri a nemmeno 20 anni, da Bari alla Bocconi , prima di farsi uomo d’armi schierandosi dalla parte giusta.
Non c’è storia familiare in Italia ( con la sua complessità ) che non sia tributaria della storia americana del secondo Novecento.
Non ci sarebbe stata la Costituzione del 1948 e nemmeno la sua attuazione nella costituzione materiale mortatiana senza il vostro pensiero Walt, Waldo.
Non avremmo capito le ragioni del nostro declino senza te Philip.
Perché è con voi che l’uomo occidentale prende coraggio, si afferma, vive l’acme della sua esperienza. Vive della libertà che tutto include.
E poi decade.

Le tue parole Walt : “Mi contraddico, sì mi contraddico, sono vasto, contengo moltitudini.”
L’Io e le masse, abbracciate con un solo sguardo, la libertà dell’uno e quella dei molti, la cultura e la natura, l’energia trasformatrice del lavoro dell’uomo ed il senso estatico- estetico della visione della natura.
Di questo era materiato il nostro mondo prima che decadesse.
Ed è decaduto per l’esaurirsi – nella realtà e nella storia – di una spinta che ancora nella letteratura americana è stata colta da un autore per tutti , Philip Roth, lo scrittore che ha descritto questa riduzione della vita ad animalità, questa complessità crescente della contemporaneità che non riesce più ad essere inclusiva ( ed è stata la storia del declino delle democrazie occidentali e delle costituzioni di seconda generazione visibile nei populismi insorgenti e nella loro alternanza con le tecnocrazie, due facce di una stessa patologia: la morte del soggetto moderno ).

Ma c’è una storia prima della decadenza.
La risento nei tuoi versi Walt , quando scrivevi e potevi farlo : “Tutto avanza e s’espande, nulla si distrugge.
E morire è un evento diverso dal previsto, e più fausto.”
Un umanesimo integrale, altissimo, rappresentato nel Canto di me stesso : “Io credo in te anima mia, al tuo cospetto umiliarsi non deve l’altro che io sono. Né al cospetto degli altri umiliarti tu devi.”
Una forza primigenia della soggettività moderna, liberata da ogni vincolo gerarchico , autoritario, da ogni potere che non sia quello della poesia, da ogni cautela che non sia quella dell’accostamento dei corpi amorosi.
La fusione di anima e corpo è totale e l’erotismo va a braccetto con il misticismo in questa rivelazione della prima radice.
E dopo aver evocato una congiunzione carnale come simbolo di un atto poetico subito il pensiero si chiarisce:
“Rapide intorno a me s‘ersero, ad ali spiegate, la pace e la conoscenza che sopravanzano ogni umano ragionare. E io so che la mano di Dio è la promessa della mia.”
Era possibile dire questo.
E continuare dicendo:
“Qualcun credeva che il nascere fosse evento fausto ? Mi affretto a informare costui o costei che è altrettanto fausto morire ed io lo so per certo.”
Tale era il tuo vivere con gioia.
E con il tuo sguardo tutto abbracciavi dall’alto : “Io valico la morte col morente e la nascita col bimbo appena lavato , e non esisto solo in ciò che sta fra il mio cappello e gli stivali ( quanto è vero e come ti dovremmo ascoltare ancora evitando di esaurire la nostra vita in ciò che sta fra il nostro cappello e gli stivali ) / esamino oggetti molteplici, nessuno uguale all’altro e tutti buoni/ Buona la terra e buone le stelle , e tutte buone le loro appendici.”
Ed i lunghi elenchi che seguono la fatica del lavoro umano o nominano la vita degli ignoti, falegnami, cantanti, piloti, cacciatori, diaconi, filatrici, contadini, tipografi, macchinisti, tutti a evocare la tecnica, ma una tecnica ancora umana, non sovrastante, liberatrice.
Speranza per immigrati, schiavi, giovani, pellerosse, yankees, pazzi e fumatori di oppio.
Il tuo canto è anche un’epopea del lavoro umano.
L’uomo era padrone del proprio destino ed assumeva tutto in se stesso.
L’uomo credeva nel progresso.
E così potevi dire : “ Io sono dei vecchi e dei giovani, degli stolti come dei savi, irriguardoso degli altri e sempre degli altri riguardoso, materno ed insieme paterno, bimbo e uomo, ricolmo della sostanza che è grezza e ricolmo della sostanza che è fine…. Compagno di chiunque ti stringa la mano e ti inviti a mangiare e bere… resisto a tutto fuorché alla mia diversità, respiro l’aria ma ne lascio in abbondanza agli altri, e non mi monto la testa e sono al mio posto.”
In equilibrio su un filo come il soggetto moderno, come l’uomo libero democratico, come quello che ha sentito di essere a posto nel mondo.
Un uomo che ha potuto amare tutto con uno sguardo ampio :
“Vi hanno detto che vincere era bello? Io dico anche che è bello soccombere, le battaglie si vincono e si perdono con lo stesso spirito… per i morti batto e ribatto il mio tamburo… Viva quelli che hanno fallito! … Questo è il pasto apparecchiato, uguale per tutti, questa la carne per la fame naturale… non permetterò che anche una sola persona sia trascurata o esclusa.”
E domandavi :
“Cos’è un uomo infine? Cosa sono io ? Cosa siete voi ?… So di essere immune da morte… Esisto così come sono e tanto basta. Se nessun altro al mondo se ne rende conto mi sta bene. E se tutti quanti se ne rendono conto mi sta bene. C’è un mondo che se ne rende conto per me di gran lunga il più vasto e cioè me stesso…. Intono l’inno dell’espansione e dell’orgoglio…il mio passo non è il passo di chi tutto critica e rifiuta . Io bagno le radici di tutto ciò che è cresciuto… e la mia è la parola del Moderno la parola En-Masse.”
Ma la tua mistica era materialistica ( e questo era fonte di dissoluzione e tu hai scritto “Io rido di quel che chiamate dissoluzione” ).

Il materialismo lo hai rivendicato ( anche più dello spiritualismo mai abbandonato da Te poeta del Corpo e dell’Anima ) : “Io accetto la Realtà e non mi permetto di discuterla. Il materialismo da cima a fondo assorbendo. Urrà per la scienza positiva! Lunga vita alla dimostrazione esatta! ”
Questa era la forza del soggetto che tu fondasti Walt, questo il dono della tua poesia di cantore della modernità.
Ora lo capiamo tutti meglio, ora che un ciclo si sta chiudendo, ora che forse sta apparendo il mondo che cancellerà persino la post-modernità proiettandoci altrove nell’inquietante e affascinante Antropocene.
Forzo – in questo momento, di sera, seduto al mio scrittoio – il giuoco delle cause e degli effetti ed affermo però che senza il tuo Canto non avremmo avuto la nostra Costituzione, la nostra Europa, la nostra pace.

A te Walt , Bardo dell’Uomo moderno, voglio affiancare Waldo, filosofo e poeta.
Per libera scelta, per amore di lettore e perché molto Emerson lesse Mazzini.
Egli fu infatti anche un uomo d’azione, un politico un sociologo ed un fervido sostenitore dell’abolizione della schiavitù.

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