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Brexit: perché il Parlamento ha bocciato l’accordo proposto dal governo

di - 27 Gennaio 2019
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Alla lucida analisi dell’Ambasciatore Nigido sulle ragioni del fallimento (per il momento?) dell’accordo per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea c’è poco da aggiungere. Nella sua essenzialità e nel suo rigore essa dimostra una cosa che, specie di questi tempi, molti governi in Europa tendono a dimenticare: l’Unione Europea è fondata sulla progressiva condivisione di quote via via più ampie di sovranità. Proporsi di recuperarne una parte mantenendo i vantaggi che il sistema comunque assicura in altri settori è difficilissimo, al limite dell’impossibile. Se, ad esempio, si volesse recuperare la sovranità monetaria (ammesso che sia giuridicamente possibile senza uscire anche dall’Unione), anche la partecipazione al Mercato Unico diventerebbe problematica e prima o poi le due cose si rivelerebbero incompatibili, come ci ha ricordato il Presidente della BCE quando, in un recente discorso, ha ribadito che politiche monetarie autonome (e cioè, in sostanza, le svalutazioni competitive alle quali anche il nostro Paese ha fatto spesso ricorso in passato) alla lunga possono mettere in crisi l’unicità del mercato interno.   La verità è che quella Europea, prima di essere un’Unione di Stati, è un’Unione di destini. Ci si può, e talvolta si deve, confrontare sulle politiche e su come interpretarle (e il “mea culpa” del Presidente Junker sul trattamento riservato alla Grecia dimostra che c’è sempre tempo per la sana autocritica), ma non sulla direzione di marcia. Con la sua ambiguità circa l’adesione al progetto di fondo dell’integrazione europea, la Gran Bretagna ha creato un grosso problema per se stessa e per gli altri. E purtroppo Londra non è la sola tra i partner europei a nutrire la stessa ambiguità…

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