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A proposito di riforme della governance economica mondiale
(ed una piccola proposta che sposa il multilateralismo)

di - 31 Marzo 2009
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Attualmente, nonostante i descritti limiti e l’ovvia necessità di una radicale riforma, le istituzioni di Bretton Woods sono le uniche che rappresentano l’istituzionalizzazione del multilateralismo. Tutte le proposte di ampliare il G20 sono meritorie, ma restano proposte che rafforzano enti i cui membri si auto-nominano e non esprimono una effettiva rappresentatività. Enti la cui accountability si perde nell’assenza di meccanismi di decisione trasparenti. Piuttosto, ciò che è valido del metodo intergovernativo e del coagulare interessi comuni, rafforzandoli e rendendoli coerenti, tramite enti che siano espressione di aree politico-geografiche omogenee possono essere recuperati in seno ad un multilateralismo che dovrebbe restare l’impalcatura a sostegno della definizione di interessi e beni comuni.

Per riprendere e rivalutare questa forte, ma non si crede ingenua, idea di multilateralismo, alcuni studiosi ed esperti hanno formato il Gruppo di Lecce – dal luogo ove tale gruppo si è costituito – che per il momento ha prodotto il documento “Riformare la Governance Economica Mondiale – Una proposta per i Membri del G-20″,[5] ma che intende estendere le proprie analisi e proposte ad una pluralità di temi legati alla governance economica mondiale, anche in collaborazione con studiosi e centri di ricerca italiani e stranieri che condividano questa premessa di multilateralismo.

La proposta è sufficientemente dettagliata, poiché espressamente indirizzata ai membri del G20, che si assume intendano confrontarsi con proposte concrete e puntuali. Il suo spirito, tuttavia, è quello di rivalutare non i complessi e sicuramente poco efficienti meccanismi di decisione assembleare delle organizzazioni internazionali, ma di ripensare il Comitato Monetario e Finanziario Internazionale del FMI e parallelamente il Comitato per lo Sviluppo della Banca Mondiale e del FMI – comitati, si noti, ministeriali, e quindi che rappresentano la struttura più vicina in termini di organizzazione e funzioni allo strumento intergovernativo – quali fori primari di attuazione della cooperazione globale in materia di politiche finanziarie e di sviluppo, cui ricollegare qualsiasi altra forma di cooperazione e coordinamento in quei settori. Essi – a loro volta riformati rispetto all’attuale composizione e modus operandi -, pur conservando il loro carattere ministeriale, porterebbero il processo decisionale globale sulle questioni economiche internazionali all’interno della struttura istituzionale di Bretton Woods quale unico sistema universale esistente di relazioni economiche multilaterali. Senza dimenticare che le istituzioni di Bretton Woods non solo dispongono di staff formato da funzionari internazionali (invece che statali), ed hanno già collaudato strumenti di collaborazione non solo tra loro ma anche con l’OMC, entro la cui tradizione potrebbero intensificarsi le forme di coordinamento tra politiche monetarie, commerciali e di sviluppo.

I due Comitati Ministeriali, che oggi sono composti da 24 membri di cui molti rappresentano gruppi di paesi (a differenza dei vari G, ove ciascuno rappresenta se stesso) e che già avrebbero da Statuto potere di decisione sulle priorità strategiche e politiche delle due istituzioni (benché invece svuotati di tali funzioni dai diversi Gruppi, tra cui in primo luogo il G10), dovrebbero raccogliere le istanze che oggi trovano espressione nei vari Vertici e contemporaneamente riprendere il loro ruolo di organi-guida e di sorveglianza dei Consigli Direttivi delle due istituzioni. La proposta del Gruppo di Lecce contempla che ne siano modificati i criteri di partecipazione e di modus operandi in modo da aumentarne la rappresentatività e quindi la legittimità. La proposta prevede inoltre meccanismi di riforma a vantaggio di una maggior accountability dei Consigli Direttivi, che diverrebbero effettivi organi di gestione, espressione dell’organizzazione internazionale in quanto tale (cosa che oggi non è). La proposta contempla infine diversi meccanismi di voto e di rappresentanza per meglio riflettere gli attuali assetti dei rapporti economici mondiali e le istanze – ineludibili – dei paesi in via di sviluppo.

Ciascuna delle proposte nel suo insieme è ovviamente discutibile e migliorabile. L’intento era, d’altronde, sì quello di presentare una proposta concreta di riforma ai leader del G20, ma anche quello di aprire un dibattito sul tema rendendo esplicite le premesse di fondo, di un multilateralismo non utopico né ignaro delle esigenze di efficienza ed effettività dei meccanismi decisionali, ma fortemente sbilanciato a favore di inevitabili nuovi equilibri e nuove modalità di governance partendo da ciò che di positivo le istituzioni internazionali ci trasmettono.

Il Gruppo di Lecce si è per ora occupato di governance delle istituzioni di Bretton Woods, tralasciando invece le questioni degli strumenti e dei compiti delle due istituzioni, così come dei temi sostanziali delle scelte monetarie, finanziarie e dello sviluppo che esse dovrebbero attuare. Lo ha fatto perché crede che rafforzare la governance, e quindi la rappresentatività e la accountability, sia prerequisito perché tali istituzioni riacquisiscano centralità nell’economia mondiale. Inoltre, realizzare meccanismi efficaci e legittimi di governance potrà consentire alle due istituzioni ed ai loro membri di identificare strumenti e funzioni che possano meglio soddisfare sia i loro bisogni, sia le esigenze della modernità, ove metodi decentrati e flessibili possono essere perfettamente compatibili con una idea forte di multilateralismo.

Note

5.  Il documento è in realtà in originale in inglese, è stato inviato a tutti i leader del G20, ai loro ministri delle finanze e governatori delle banche centrali, nonché ai membri del G24 ed alcuni siti che lo hanno ospitato. Esso può essere reperito anche nelle altre principali lingue straniere su www.isufi.unile.it. Il Gruppo di Lecce è infatti stato creato all’interno dell’ISUFI dell’Università del Salento.

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