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In morte di Berardino Libonati

   
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È improvvisamente scomparso
BERARDINO LIBONATI
componente del Comitato scientifico di questa Rivista.

Egli ebbe dalla vita tutto o quasi tutto ciò che si può desiderare. Fu persona di straordinario prestigio, unanimemente riconosciutogli. Partecipò a tutte le principali vicende economiche degli ultimi decenni. Fu consigliere e presidente di società, colonne dell’industria e della finanza italiane. Grande avvocato, guidò imprenditori e imprese nelle intricate maglie del diritto e dei suoi giudizi. Professore, per quarant’anni introdusse gli studenti al diritto commerciale e dedicò tutto il tempo necessario ed utile per guidare e plasmare gli aspiranti studiosi. Essi sono oggi dovunque. E, nonostante questa serie ininterrotta di successi che lo accompagnarono per tutta la vita, ebbe sempre l’umiltà di ascoltare ed ogni tanto svelarsi. Volle così una volta che un ormai vecchio, inutile cavallo si spegnesse di morte naturale, sottraendolo alla mano armata dell’uomo.
Dire in poche parole quale sia stato il tratto tipico di Berardino Libonati è difficilissimo. Forse questo: il suo sogno fu cogliere e fermare l’attimo fuggente lasciandolo libero nella sua incontenibile corsa. E così è stato fino all’ultimo: quando anche l’attimo fuggente si è fermato, fermando Duccio accanto a sé.
Alcuni di noi perdono con Duccio un pezzo di sé.

Roma, 30 novembre 2010


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