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Le liberalizzazioni tra libertà e responsabilità*

di - 5 Giugno 2012
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Ebbene sembra evidente che tali legittimi limiti, posti a tutela in particolare della sicurezza, della libertà e della dignità umana, che pur nella loro immediata applicazione si riferiscono ai soggetti destinatari degli effetti della iniziativa economica, necessariamente configurano la stessa iniziativa economica e dunque definiscono la condotta degli operatori e le relative iniziative economiche, promuovendo una considerazione unitaria della relazione intersoggettiva di mercato.
In questo contesto, inaugurato dall’art. 1, si colloca la disciplina dei singoli settori dell’economia pervasi dalla vicenda liberalizzatrice e disciplinati nelle successive norme del decreto, sulle quali non mi soffermo e che mi limito ad elencare, perché saranno certamente oggetto delle relazioni che seguiranno: dai servizi pubblici locali, ai servizi bancari e assicurativi, dalle professioni regolamentate (in questa prospettiva  mi paiono significative le disposizioni sul tirocinio dei giovani professionisti), alla vendita dei farmaci o dei quotidiani, alla disciplina delle reti infrastrutturali, rispetto alle quali la concorrenza e la liberalizzazione non possono che attuarsi attraverso la libertà di accesso alla rete da parte di nuovi operatori.
Mi avvio al termine con qualche considerazione finale ma non conclusiva.
Il legame fra libertà e liberalizzazioni nel contesto più ampio che coniuga liberalismo e democrazia, di cui si è cercato di indicare le radici storiche e la loro eco nel recente decreto, permette  a mio avviso di affrancare l’avventura della liberalizzazione da una dimensione meramente economicistica per consegnarla invece al territorio della promozione delle istanze di libertà e di uguaglianza: la liberalizzazione diviene così occasione per bonificare i mercati da ogni forma di protezionismo e di privilegio e riconsegnare all’individuo nuove opportunità di ingresso nei mercati, reali forme di competizione civile e sicure garanzie per una allocazione virtuosa dei beni e dei meriti personali: una allocazione non distorta che non può non transitare attraverso i percorsi liberali di una uguaglianza sostanziale.
La liberalizzazione sembra davvero andare al di là della sua funzione di promozione della proprietà e della produttività del lavoro per divenire occasione per edificare nuovi costumi, nuove strategie di educazione della persona idonee a creare le condizioni per il migliore esercizio delle libertà fondamentali dotate, per così dire, di un esponente di mercato: la libertà di orientarsi consapevolmente, di preferire e decidere, non solo fra i prodotti di consumo o fra i servizi, ma fra i fondamentali diritti di scelta del cittadino, dal lavoro in ogni sua forma, alle cure mediche, alla scuola, territori nei quali in particolare l’etica riprende il suo posto accanto allo strictum ius.
Le liberalizzazioni caricate di questi oneri, che ne arricchiscono la suddetta dimensione economicistica e attraverso la libertà promuovono l’eguaglianza sociale, comportano -come si è accennato- un forte incremento di responsabilità individuale. La cessazione di ogni rassicurante protezionismo corporativo, che può far bene o male ma si sa in anticipo quello che fa, diventa fatica personale, impegno dall’esito incerto, dura sorte individuale e beneficio per i più, favorisce l’uguaglianza delle condizioni e premia il merito di ogni sforzo, imprigionato nella cruda, spietata e talvolta ingrata tabella dei risultati. La liberalizzazione sposta il punto di equilibrio fra collettività ed individuo, respinge il cittadino dal tranquillizzante e confortante riparo dello Stato che assiste e garantisce, e lo consegna all’incerto territorio del mercato, con le sue leggi assolute, dure ma -dobbiamo confidare- salutari. Il cittadino finisce per trovare la sua condizione di sopravvivenza nel regime di autoresponsabilità che, come si è accennato, non è solo né tanto regola delle conseguenze e delle sanzioni, ma monito di una coscienza e di una consapevolezza rinnovate.
È il tempo della libertà e della responsabilità. È tempo di disegnare una società che sia capace di abbandonare clientelismo, nepotismo, strisciante corruzione, manipolazione delle regole, e che abbia il coraggio di dichiararsi realmente fondata sui valori condivisi di una civiltà dell’etica: sul volto pulito della vita, sul quale soffia da sempre l’antico forte vento della libertà e, oggi, l’effimera brezza delle liberalizzazioni.

Bibliografia generale

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  • G. BEDESCHI, Liberalismo, voce della Enciclopedia Italiana G. Treccani, Appendice 2000 cit., vol. I cit., p. 376;
  • G. BEDESCHI, Liberalismo, voce della Enciclopedia Italiana G. Treccani cit., vol. II, Roma 2005, p. 75;
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  • G. SAPELLI, Libertà e liberalizzazioni: un sentiero nella foresta pietrificata, in Atlantide, settembre 2006, pp. 17-21;
  • P. DEL DEBBIO, È fondamentale liberalizzare la società, in Atlantide, settembre 2006. pp. 56-59;
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  • S. RODOTÁ, Luci ed ombre delle liberalizzazioni di Monti, in Repubblica, 24 gennaio 2012.

 

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