Finalmente pace in Medio Oriente?
L’attenzione del mondo è ora focalizzata su quali saranno i seguiti dell’intesa solennemente certificata nei giorni scorsi a Sharm el Sheik con una vasta partecipazione internazionale. I termini dell’intesa sono noti:
– la fine dell’azione militare israeliana a Gaza con tutte le sofferenze da questa prodotte alla popolazione palestinese;
– la liberazione di tutti gli ostaggi e di un gran numero di detenuti palestinesi in Israele, una parte condannati all’ergastolo o ad altre dure pene detentive per terrorismo, quasi tutti di Hamas o jihadisti di vario tipo, ma non di Marwan Barghouti, autorevole esponente dell’OLP, considerato da molti, anche in Israele, come la figura più in grado di ridare una credibile leadership ai palestinesi per trattare con il governo israeliano, e un’altra parte, la grande maggioranza, in detenzione amministrativa senza giudizio;
– il progressivo ritiro di Israele dalla striscia;
– una amministrazione transitoria di Gaza da parte di una entità palestinese asseritamente apolitica, tecnocratica, “business oriented”, sottoposta alla supervisione di un “Board” internazionale con il coinvolgimento di potenze occidentali e arabo-islamiche con un diretto ruolo di guida dello stesso Trump;
– il disarmo di Hamas e la sua esclusione dal governo di Gaza;
– la riapertura dei valichi per l’inoltro e la distribuzione degli aiuti alla popolazione gazawi affidata al sistema delle Nazioni Unite e al CICR.
