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Ricordo di Guido Alpa

di - 22 Aprile 2025
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Piero Guido Alpa, ovvero la delicatezza dell’anima, il rispetto per l’altro, il rigore e l’ampiezza degli orizzonti culturali e scientifici, le difese d’Avvocato e le decisioni arbitrali, sempre chiare e convincenti. Una inesauribile curiosità intellettuale che interagiva con quella umana, che esprimeva con lo sguardo acuto e attento verso l’interlocutore, eppure mai invadente. E anche l’interesse e la conoscenza della letteratura, della storia e della filosofia, non solo per appagamento individuale ma anche quale riferimento e cornice dei suoi studi. I quali, negli ultimi anni, furono rivolti a due grandi temi della Persona. “La Solidarietà. Un principio normativo”, come chiarisce già nel titolo. E “Il diritto di essere se’ stessi”, da proteggere contro ogni pressione e discriminazione. Guido lo sentiva anche perché aveva avuto dei cari parenti emigrati in America del Sud i quali – mi raccontò una volta – per farsi riconoscere nel porto, al ritorno, dai propri strettissimi congiunti lasciati in Italia, dovettero urlare a lungo il proprio cognome. A questi due volumi, del 2022 il primo e del 2021 l’altro, aggiungerei la breve e felice “Premessa” alla ristampa, ancora nel 2021, del volume, celebre quanto oramai introvabile, di Filippo Vassalli: “Del Ius in corpus del debitum coniugale e della servitù d’amore ovverossia LA DOGMATICA LUDICRA” MCMXLIV. Guido aveva avuto l’idea di ristamparlo in preziosa e limitatissima tiratura anastatica. E si era rivolto a una tipografia di Matera, Antezza (chissà come “scovata”) curando in prima persona la perfetta realizzazione, avvenuta con magnifica carta e la riproduzione fedelissima dei caratteri tipografici, anche della prima di copertina ove il titolo è stato incorniciato in voluttuoso arabesco con due puttini sia sopra che sotto. Guido era visibilmente divertito quando, nel farmi omaggio dell’“esemplare n.104/200”, ricordò il tema e la sua raffinata ma oramai fuori dai tempi elaborazione giuridica. Gli ultimi studi sulla Persona si ricollegano ai primi della sua prodigiosa attività scientifica, anch’essi dedicati alla Persona ma nel prisma della responsabilità civile. Questi studi (e del suo Maestro, Rodotà) ispirarono i miei di giovane ricercatore e furono alimentati in due incontri “genovesi”. Il primo, nel 1978, in occasione di un Seminario organizzato dalla Fondazione Calamandrei promotrice della Rivista “Il diritto dell’informazione dell’informatica” di cui Guido era condirettore (ne divenni poi redattore). L’altro, nel 1980, in occasione dell’importante Convegno sul Diritto all’Identità – tutto torna! – che si era affacciato in talune ordinanze pretorili cautelari. A Genova, con la partecipazione di illustri studiosi del diritto civile, penale e costituzionale, fu “decisa” la nascita per conio della Dottrina di un nuovo diritto fondamentale della Persona (4 anni dopo, la nascita fu “consacrata” dalla Cassazione). Ma facciamo un passo indietro. Guido, al secondo anno di Giurisprudenza a Genova (ove era venuto dal suo piccolo paese piemontese, Ovada) stava per lasciare la Facoltà per orientarsi per altra più vicina ai suoi interessi umanistici (aveva superato la maturità classica con la media del nove). Ma l’incontro con Stefano Rodotà, nel frattempo arrivato a Genova, modificò il corso della sua vita: presto divenne suo Allievo sino a divenire Egli stesso Maestro in quella Facoltà ove ha compiuto tutto il percorso accademico, sino all’ordinariato. Nel 1999 fu chiamato dalla Sapienza e vi rimase sino alla pensione nel 2019, dapprima su Privato e poi su Civile. Dal 2019, riprendendo i suoi studi giovanili, insegnò Filosofia del Diritto a Unitelma Sapienza. Guido non fu solo al vertice dell’Università ma anche della professione (il suo Studio Legale è tra i primi in Italia) così come della sua massima espressione istituzionale, il C.N.F., ove ha percorso tutte le tappe, da Consigliere Nazionale a Vicepresidente sino a divenire, per due mandati, Presidente. Una volta, in occasione di un congresso Forense particolarmente acceso (in vista della competizione elettorale), lo vidi circondato da avvocati molto “espansivi” che “domò” con la consueta serenità e levità di toni. E mi convinsi allora che era (anche) uno straordinario prestigiatore! Fu Linceo, Condirettore di importanti riviste giuridiche, Consigliere di amministrazione di società di rilievo nazionale. Quale fosse il segreto per riuscire a svolgere contemporaneamente lavori e funzioni così gravose e tra loro anche diverse, mantenendo sempre assoluta serenità, non l’ho mai compreso. E quando qualche volta gli ho detto che non mi sembrava “normale” sorrideva divertito. Un sorriso che conservò anche nel 2012 (e sempre) quando ebbe la prima – altre seguirono – grande, dura prova per la sua salute. Che lo rese fragile nel fisico ma non nel cuore e nella vigoria. Ci vedevamo in varie occasioni, professionali, convegnistiche e anche universitarie (seguiva con premura le mie ricerche e il mio ritorno all’Università come professore a contratto). Avevamo anche un fitto scambio di messaggi sul cellulare su molti temi, soprattutto politici, sui quali la concordia era totale. Gli ultimi due, a pochi giorni dalla scomparsa, mi preoccuparono ma a un tempo confortarono. Mi accennò all’intervento al femore e che si sentiva stanco, eppure dialogammo su una interessante sentenza che voleva far pubblicare (nel giudizio ero stato impegnato come Avvocato). Poi, la notizia e il senso di vuoto che prende quando se ne va una persona cara. Ma Guido non era “normale” e solo un intenso fervore di lavoro, di studio, di iniziative e di ricordi, come questo che devo alla Rivista prestigiosa che lo ospita, può, in parte, alleviare. Di ciò sono grato agli illustri Direttori e all’amico Giuseppe Leonardo Carriero.


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