Quale lezione trarre dalla crisi Ucraina?

L’evoluzione della crisi ucraina, con l’invasione russa che molti non si aspettavano – almeno in queste proporzioni – pone due ordini di problemi. Il primo è come uscirne, nel rispetto del diritto internazionale, evitando che la situazione sfugga di mano e permettendo a tutti di salvare la faccia; il secondo è avviare una riflessione su cosa ci ha portati fino a questo punto. Questa Lettera vuole formulare alcune osservazioni preliminari su questo secondo aspetto. Una riflessione va fatta, per cercare di capire come si possa prevenire in futuro crisi così drammatiche e come neutralizzare – per quanto sia ancora possibile – gli effetti di quella attuale. A prescindere dall’esito di negoziati tra Mosca e Kiev, prima o poi un dialogo stabile con la Russia dovrà riprendere (magari partendo da uno Stato neutrale come la Svizzera o attraverso i buoni uffici della Santa Sede). Se la diplomazia è l’arte di prevedere le crisi e le situazioni critiche, qui ha evidentemente clamorosamente fallito. Se è anche l’arte di risolvere i conflitti è ora che si rimetta all’opera. Non si può dialogare solo quando si è sicuri che i propri interessi (e non quelli degli altri) saranno salvaguardati. La porta al dialogo va sempre lasciata aperta perché parlarsi è sempre meglio della guerra, e se la guerra è in corso, non parlarsi può solo peggiorare le cose. Come sappiamo è molto facile raggiungere punti di non ritorno e questo va assolutamente evitato…

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