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Cina e Covid-19

di - 19 Maggio 2020
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I telefoni cellulari dei cinesi sono stati dotati di app in grado di tracciare la diffusione del virus.
Nella app Alipay Health Code emessa da Ant Financial di Alibaba, il colore rosso del codice Quick Response (QR) indica che la persona dovrebbe stare in quarantena per 14 giorni, il colore giallo indica la necessità di una quarantena di una settimana, il colore verde indica la possibilità di passare liberamente attraverso un controllo.
L’utilizzo degli strumenti di sorveglianza dei cittadini attraverso le applicazioni delle tecnologie digitali nella lotta contro il Covid-19 è stato certamente utilizzato per aumentare le possibilità di controllo sociale del governo sui cittadini; ma il fatto che abbia permesso di meglio affrontare l’epidemia ha quantomeno ridotto le critiche per l’eccessiva intromissione del governo nella vita privata delle persone.

I tempi e i modi dello sviluppo dell’epidemia in Cina.
Nessuno dei rapporti appena citati si occupa dei tempi nei quali l’epidemia si è sviluppata in Cina e della modalità con le quali si è mosso il governo.
I grafici presentati nel rapporto pubblicato da China Daily, che si riferiscono ai casi cumulativi e ai nuovi casi giornalieri, danno un valore zero fino alla metà di gennaio 2020, cioè in pratica fino al 23 gennaio quando è stato deciso il lockdown di Wuhan.
Nel rapporto della WHO c’è solo un cenno al fatto che fin dal 30 dicembre 2019 nell’ospedale Jinyintan di Wuhan erano stati prelevati materiali dai bronchi di un paziente affetto da una polmonite di eziologia sconosciuta che, esaminati, hanno rivelato un virus del tipo coronavirus.
Dal rapporto pubblicato su China Daily e soprattutto da quello della WHO ci si sarebbe aspettati di più; quei due rapporti, e soprattutto quello della WHO, sarebbero stati una buona occasione per dire qualcosa, e magari per smentire con delle prove, quanto scritto sulla stampa internazionale sulle colpe che la Cina avrebbe avuto nell’ignorare per troppo tempo i segnali dello scoppio della epidemia.
Bisogna riconoscere che molti sono i segnali di poca chiarezza da parte cinese sui tempi e i modi dell’origine e dello sviluppo dell’epidemia.
Un articolo pubblicato il 13 marzo sul South China Morning Post di Hong Kong (giornale di proprietà di Jack Ma, fondatore di Alibaba) sostiene di aver visto fonti governative secondo le quali una persona era stata trovata infetta da Sars-Cov-2, il virus responsabile di Covid-19, ancora il 17 novembre 2019 (Ma, 2020).
Uno studio pubblicato su The Lancet il 24 gennaio informava che il 2 gennaio 2020 41 pazienti ricoverati erano risultati positivi al Covid-19; 27 di questi erano stati esposti allo Huanan Seafood Market di Wuhan; ma gli altri 14 non erano mai stata in contatto con il mercato di Wuhan (Huang Chaolin e altri, 2020).
Il 21 gennaio un gruppo di epidemiologi cinesi (Tan Wenjie e altri, 2020) pubblicò un articolo su CCDC (Chinese Center for Disease Control and prevention) Weekly nel quale si affermava che un gruppo di pazienti con una polmonite di eziologia ignota era stato trovato ancora il 21 dicembre 2019.
Ma già il 30 dicembre 2019 un oftalmologo dell’ospedale centrale di Wuhan, Li Wenliang, mise in rete un messaggio nel quale informava che sette pazienti ricoverati nel suo reparto erano stati trattati senza successo per polmoniti virali e temeva il rischio di un nuovo virus.
Era stato informato che già da alcuni giorni nel reparto di emergenza dell’ospedale erano stati individuati casi che sembravano simili alla Sars; tra i dottori che operavano in quel reparto e che aveva visto quei casi era la dottoressa Ai Fen.
Il 3 gennaio 2020 la polizia convocò il dottor Li Wenliang, ammonendolo per aver fatto commenti falsi su Internet. Li tornò al lavoro in ospedale, contrasse il virus e morì il 7 febbraio 2020.
Solo il 2 aprile è stato dichiarato martire e eroe nazionale. Il caso di Li Wenliang ha fatto grande scalpore sulla stampa e i media di tutto il mondo.
Il 10 marzo 2020 un quotidiano cinese pubblicò una intervista con la dottoressa Ai Fen nella quale ella rivelò che il 1° gennaio era stata severamente ammonita dalla direzione dell’ospedale per le notizie rivelate sul virus (Kuo 2020).
L’articolo fu ritirato dalla censura che ne ritirò anche una versione online. Non si ebbe notizia della dottoressa Ai Fen per un mese; il 14 aprile riprese servizio presso il suo ospedale.
Solo il 31 dicembre 2019 la Cina finalmente informò la WHO di un nuovo virus.
E’ significativo però che lo stesso giorno la rete CNA abbia riportato che la polizia di Wuhan aveva multato otto persone per aver messo su internet informazioni false; che il giorno dopo, il 1mo gennaio 2020, una società di sequenze genetiche abbia ricevuto dalla municipalità di Wuhan una diffida ad analizzare quelle da campioni del nuovo coronavirus e l’imposizione di distruggere quei campioni e non rivelare i dati trovati; che il 2 gennaio l’ospedale centrale di Wuhan abbia proibito a tutto lo staff di parlare pubblicamente del nuovo virus.
Il 3 gennaio il Comitato Nazionale per la Salute riconobbe che il nuovo coronavirus era un patogeno altamente pericoloso, però impose di trasmettere tutti i campioni ai livelli provinciali o più elevati, senza rivelare nessun dato.
Il 7 gennaio 2020 il presidente Xi Jinping, durante una riunione dello Standing Committee del Politburo del Partito Comunista Cinese, ha chiesto informazioni sulla prevenzione e il controllo della epidemia di polmonite scoppiata a Wuhan.
Il testo del discorso di Xi Jinping è stato pubblicato dal giornale ufficiale del Partito Comunista Qiushi (“La ricerca della verità”).
Nei giorni immediatamente successivi vari centri di ricerca cinesi hanno annunciato di aver individuato la sequenza genetica di Sars-Cov-2.
Ma solo il 20 gennaio Xi Jinping ha dato istruzioni su come si dovesse agire imponendo di fatto il lockdown a Wuhan.
In questi tredici giorni la autorità di Wuhan non sembrano essersi comportate in modo adeguato per fronteggiare la situazione.
Si è parlato di parties con migliaia di invitati in occasione di incontri provinciali del Partito Comunista.
Milioni di persone hanno lasciato Wuhan in occasione del capodanno cinese senza controlli.
E sembra che lo stesso inviato da Pechino avesse riferito che la situazione era sotto controllo.
Infine si è arrivati al “lockdown” di Wuhan il 23 gennaio e alla dichiarazione del più elevato livello di emergenza sanitaria in tutto il paese.
Tutti gli interventi per il controllo dell’epidemia sono stati messi sotto il controllo di un leading group guidato dal primo ministro Li Keqiang.
Il governo centrale è intervenuto in modo drastico nei confronti dei dirigenti locali di Wuhan e della provincia dell’Hubei (Zheng, 2020).
Il segretario del Partito Comunista dello Hubei è stato sostituito dal sindaco di Shanghai, che era stato uno stretto collaboratore del Presidente Xi Jinping quando era stato segretario del Partito nello Zheijang.
Anche il segretario del Partito di Wuhan è stato sostituito dal segretario del Partito della città di Jinan nella provincia dello Shandong.
Sono stati licenziati i responsabili delle commissioni sanitarie dello Hubei.
Queste misure sono state anche il risultato delle proteste dei cittadini che sono filtrate sui social media contro l’evidente incapacità e l’incompetenza delle autorità locali, contro gli interventi repressivi nelle prime settimane di gennaio tra cui quelli che avevano colpito operatori sanitari; in particolare la morte del dottor Li Wenliang.
È stato dopo che una commissione nazionale di inchiesta aveva riesaminato il suo caso che Li Wenliang è stato riabilitato e addirittura dichiarato eroe nazionale.
L’autorità centrale è intervenuta con un inviato speciale che ha di fatto preso il controllo della situazione sanitaria della intera provincia aumentando gli sforzi per identificare le persone infette, come del resto vari medici avevano richiesto.

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