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La tutela dei lavoratori in Cina durante l’epidemia di coronavirus

di - 11 Maggio 2020
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tra le più sottosviluppate del paese, i regolamenti locali si limitano a vietare il licenziamento dei genitori che rimangano a casa a prendersi cura dei figli minorenni.

3. Le falle nel sistema di tutela del lavoratore al tempo del Coronavirus come specchio di regole sul lavoro ancora lacunose.

Si evidenzia così come il divario sociale in Cina non sia solo relativo alle diverse classi sociali, ma anche a zone diverse del paese. Il governo centrale cinese ha istituito uno schema di disposizioni lavorative e previdenziali contro il coronavirus, volto a ripartire il costo della sospensione delle attività lavorative tra lavoratori, imprese e governo. Il risultato di arrestare la progressione dell’epidemia è stato raggiunto con successo. Allo stesso tempo, le gravi lacune della tutela offerta ai lavoratori cinesi nel corso dell’epidemia di coronavirus sono specchio di un sistema di tutela dei rapporti di lavoro del tutto incentrato sull’esistenza di un rapporto di lavoro subordinato in senso formale.

Alla figura del lavoro subordinato si affianca una moltitudine di schemi volti a regolare la prestazione di lavoro, ma non ricompresi nell’ambito di tutela del diritto del lavoro. Tali schemi si incentrano sull’autonomia delle parti e trovano la propria base giuridica non tanto nel diritto del lavoro, quanto nelle Disposizioni generali del diritto civile (民法总则) e nella Legge sul contratto (合同法). Essi prendono forma come adesioni ai servizi offerti da piattaforme digitali, ricorso a specialisti ed esperti esterni, cooperazioni individuali con imprese. Molto frequente è anche il lavoro in nero.

La diffusione del ricorso a piattaforme online non è nata allo scopo di aggirare le norme a tutela del lavoro. Il fenomeno ha però subito un’accelerazione tale negli ultimi anni da portare all’erosione ulteriore delle tutele offerte dalle norme in materia di lavoro. Numerose piattaforme Internet intermediano tra lavoratori non qualificati con individui ed imprese che abbiano bisogno di servizi quali pulizie, trasporti, manovalanza, ecc. Formalmente, tra l’impresa ed il lavoratore non si instaura alcun rapporto. Quest’ultimo è infatti considerato un imprenditore individuale iscritto alla piattaforma, che svolge inoltre la funzione di trattenere il pagamento del corrispettivo, finché la prestazione non è portata al termine. Da tale pagamento trattiene una piccola percentuale. La convenienza e l’efficienza di queste piattaforme hanno però portato alla graduale esternalizzazione di un crescente numero di mansioni non qualificate all’interno delle imprese. L’esternalizzazione è avvenuta a spese dei lavoratori che in passato godevano quantomeno delle limitate tutele apprestate dall’ordinamento cinese e che si trovano oggi a dover aderire alle condizioni d’uso di piattaforme online. Sono così privati di tutele antinfortunistiche, di sussidi in caso di maternità o malattia e, negli ultimi tragici mesi, delle tutele contro l’inattività imposta dal Coronavirus.

Per i motivi appena esposti, la giurisprudenza ha risposto in parte all’esigenza di ricomprendere questi rapporti nel novero delle tutele di diritto del lavoro. Si è infatti riconosciuto che talvolta le condizioni d’uso della piattaforma internet creino un vincolo di subordinazione a carico dell’utente, assimilabile al rapporto di lavoro.

Le lacune della tutela dei lavoratori in Cina sono ancora evidenti, poiché tale tutela è incentrata sull’esistenza di uno status formale di lavoratore subordinato. Il lavoro non subordinato rimane escluso dalle forme di tutela, anche quando vi sia una dipendenza di fatto dalle scelte del datore di lavoro. D’altra parte, chi goda dello status di lavoratore subordinato continua a beneficiare delle tutele anche quando raggiunga posizioni dirigenziali tali da garantire un’ampia autonomia. Un diverso inquadramento formale del rapporto dà luogo a tutele di diversa intensità.

Con l’epidemia di Coronavirus, le contraddizioni della tutela dei lavoratori in Cina sono emerse con evidenza. Tra i giuslavoristi cinesi, è diffusa la convinzione che sia arrivato il tempo delle riforme.

Xu Jianbo

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