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La finanza UE al tempo del coronavirus

di - 31 Marzo 2020
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A ben riflettere, tuttavia, la richiesta italiana sottende la volontà di procedere ad un radicale cambiamento del ruolo del nominato Fondo. Dalle parole del Premier Conte si evince con chiarezza che non è sua intenzione accedere al MES alle condizioni che al presente ne regolano il funzionamento, in base alle quali un suo eventuale intervento finirebbe inevitabilmente con l’aggravare l’attuale situazione  del nostro Stato. Il progetto che Egli propone è quello di adattare il Fondo «alle nuove circostanze in modo da poter usare tutta la sua potenza di fuoco»[60]; e ciò in una logica che ne vorrebbe l’apertura a «tutti gli Stati membri, in modo da aiutarli a combattere le conseguenze dell’epidemia di Covid».
Si è in presenza di un disegno volto ad usare il MES in modalità diverse da quelle previste dai Trattati, a mutarne nella sostanza il ruolo e la funzione da questi ultimi prevista. A mio avviso, deve ritenersi un rimedio pienamente valido la trasformazione di tale organismo, sì da consentire agli Stati membri, in relazione alla eccezionalità del momento, di beneficiare di finanziamenti (se del caso di ammontare contenuto nei limiti dei versamenti da ognuno di essi effettuati fin dal momento della sua costituzione nel 2012) conseguiti a tassi ridotti (prossimi allo zero). Il Fondo potrebbe incrementare le proprie disponibilità mediante emissione di strumenti di debito (denominati coronabond o in altra maniera) da offrire in sottoscrizione ad investitori istituzionali – incluse le banche centrali –  alimentando per tal via una «provvista» da mettere a disposizione degli Stati che a causa della presente catastrofe (o, in futuro, di altre ugualmente rilevanti) versano in gravi difficoltà economiche.
Si avrebbe, in tal modo, una riforma del MES che cambia la sostanza del Trattato attualmente in vigore; sicché, i titoli emessi dal Fondo, a differenza di quanto è stato fino ad oggi previsto per il Fondo Salva Stati[61], dovrebbero essere inquadrati alla stregua di innovativi strumenti finanziari (garantiti dalle realtà economico finanziarie degli Stati membri) i quali non necessitano di avere a monte un’unione fiscale (e, dunque, un bilancio comune dei Paese UE) perché non si sarebbe in presenza della temuta «mutualizzazione del rischio», bensì di un intervento finanziario volto finalmente ad introdurre una logica solidale nelle relazioni fra Stati. Va da sé che, ove si coagulasse una volontà comune al riguardo, sarebbe possibile procedere celermente alla realizzazione di tali modifiche; il riferimento all’emergenza sanitaria identifica, infatti, una giusta causa che incide sulla necessità di individuare la «giusta direzione» della riforma in passato sollecitata dall’autorità di settore[62].
Il MES verrebbe, in tal modo, modificato da strumento oggi considerato espressione di un bieco interventismo divisivo (che consente agli Stati egemoni di imporre la loro primazia) – in quanto, nella sua funzione riparatrice di sistemi in dissesto, risulta privo di qualsivoglia ‘compenetrazione’ nelle altrui esigenze, nei bisogni dei paesi aderenti ad un comune progetto di unificazione – in un innovativo «congegno solidaristico», destinato ad avvicinare i popoli della Unione, disposti per il suo tramite ad optare per una via di condivisione e di coesione. Ciò, modificando ovviamente la sua mission, da collocare in un contesto operativo, anche di medio-lungo periodo, finalizzato ad interventi da attuare in presenza di specifiche circostanze (emergenze sanitarie, catastrofi naturali, ecc.) nelle quali è bene che l’Europa tenga un agere conforme alla sua storia di civiltà e progresso.
In passato sono state rappresentate  difficoltà alla introduzione di modifiche al MES da coloro che ritengono necessario far precedere siffatti  interventi da altri (ugualmente significativi), come l’unione fiscale e/o la ristrutturazione del debito pubblico. Basti guardare in tal senso alla dura reazione con cui otto paesi del nord Europa (noti come Nuova Lega Anseatica) si sono opposti alla proposta della Commissione di trasformare il MES in un fondo monetario europeo integrato nel sistema legale dell’Unione[63] e alla determinazione degli Stati membri di conservare il carattere intergovernativo di tale meccanismo. Del pari, si è fatto riferimento ad impedimenti di tipo formale (come la preventiva modifica dell’attuale statuto del Fondo) e, comunque, si sono denunciati timori al riguardo che si iscrivono nel quadro di un pretestuoso ulteriore rinvio di una vivificatrice «spinta» verso l’unitarietà. Di certo, sotteso a tale orientamento è la volontà di alcuni paesi del nord Europa di continuare a fruire della loro posizione di «paradisi fiscali», riveniente da un regime d’imposizione tributaria sulle società particolarmente favorevole a queste ultime[64].
Per converso, il superamento della logica dell’interesse individualistico degli Stati membri dovrebbe, a mio avviso, connotare il programma europeo, al quale oggi – paradossalmente grazie al coronavirus – può essere conferito il necessario abbrivio per una svolta nella sua realizzazione[65].
È di questi giorni la storia di tale progetto; i paesi del nord Europa si oppongono alla realizzazione dello stesso temendo di dover «condividere» con gli Stati mediterranei il plus/valore finanziario dei propri bond. Si riscontrano forti tensioni nei vertici europei, tanto da indurre il Premier Conte a pronunciarsi in chiave critica sul «fondamento stesso dell’Unione»[66] e a respingere, insieme alla Spagna, la ‘bozza d’accordo discussa dal Consiglio dell’Unione europea’ sul coronavirus (documento nel quale sono identificati gli aiuti da garantire ai Paesi membri colpiti dall’emergenza)[67]. Nell’ultim’ora la presidentessa della Commissione, facendo retromarcia rispetto alla sua offerta di massima collaborazione, ha dichiarato la propria adesione alle posizioni della Germania, manifestando l’intento di volersi disimpegnare al riguardo[68].
Di fronte a siffatta ambivalenza di fondo sorgono ulteriori dubbi in ordine alla tenuta dell’UE; i vertici delle istituzioni europee si ostinano a non voler comprendere che all’Europa delle regole deve sostituirsi quella della solidarietà, dando vita peraltro ad interventi differenti dalla beneficenza; ciò, in primo luogo, al fine di predisporre i necessari presidi per evitare che l’emergenza sociale si tramuti in rabbia alimentando una contestazione i cui esiti sono imprevedibili [69]. Forse è questa l’ultima occasione per ricercare rimedi che assicurino la continuità dell’Unione assumendo una linea (diversa da quella tante volte tenuta in passato)  affidata unicamente alla realizzazione di fragili compromessi.
Tale rinvio produce l’effetto di posticipare la decisione da assumere ad una ‘nuova proposta’, elaborata dall’Eurogruppo entro due settimane di tempo[70]. La posizione di intransigenza assunta dal Premier italiano – il quale, nell’occasione, ha ribadito che la risposta dell’Italia «verrà intensificata, se necessario, con ulteriori azioni in modo inclusivo, alla luce degli sviluppi, e al fine di fornire una risposta globale»[71]– se, per un verso, non dà adito a dubbi in merito alla ‘buona volontà’ di alcuni Stati membri di dirimere la tensione, per altro ci fa comprendere che forse sono «maturi i tempi» per una rivisitazione della stessa nozione di Unione. Tutti i paesi UE devono comprendere che l’Europa per uscire  dalla presente impasse non può più seguire la strategia dell’individualismo; appare, altresì, chiara l’insufficienza di interventi correlati unicamente alla eccezionale gravità della presente situazione. Va ribadito ancora una volta che necessitano rimedi di lungo periodo come la creazione di «uno strumento di debito comune», che superando le ritrosie dei singoli Stati mostri all’intera collettività del pianeta che, se pur a fatica, sono state poste le basi reali di una compagine statuale unitaria.
Naturalmente, al fine di reperire i mezzi finanziari per superare l’attuale emergenza sembra ipotizzabile (e forse facilmente praticabile nell’immediato) – in un momento storico in cui il sentimento nazionale è rafforzato dalla dura prova che attraversiamo -, piuttosto che il ricorso a forme di prelievo forzoso (patrimoniali) che lacererebbero il tessuto sociale e darebbero all’opposizione facili argomenti di critica, una strategia che persegua l’obiettivo di allungare il debito, ridurre la percentuale dello stesso in mani estere ed esprima la sua finalizzazione a obiettivi specifici.

Note

60.  Si fa presente che l’Italia costituisce il terzo creditore per importanza del MES, disponendo fra l’altro di un numero di quote sufficienti per esercitare un autonomo diritto di veto nelle procedure di emergenza.

61.  Cfr. Sul punto Capriglione – Sacco Ginevri, Politica e finanza nell’Unione europea, Padova, 2015, p. 146, ove si specifica come, in base all’attuale meccanismo funzionale del Fondo, i titoli da quest’ultimo emessi assumono una configurazione non diversa da quella ascrivibile alla concessione di «prestiti bilaterali», effettuata direttamente da alcuni Stati nell’ambito di un piano concordato e soggetto a continua verifica degli adempimenti.

62.  Cfr. l’editoriale intitolato Fondo salva-Stati, Visco: “Riforma nella giusta direzione”, visionabile su www. ilfattoquotidiano.it/2019/12/04/fondo-salva-stati-visco-riforma-nella-giusta-direzione-centeno-no-a-modifiche-del-testo-fonti-ue-verso-rinvio-a-gennaio/5593792/ . 

63.  Si veda Hanseatic Statement on the ESM,  https://www.rijksoverheid.nl/documenten/kamerstukken /2018/11/02/ hanseatic-statement-on-the-esm

64.  Cfr. Bini, Che cos’è il Mes. Domande e risposte sulla riforma del Fondo Salva Stati, visionabile su www.repubblica.it /economia/2019/11/30/news/che_cos_e_il_mes-24228688.

65.  Cfr. l’editoriale di Ciriaco e D’argento intitolato Conte assisa “senza i coronabond l’Unione rischia il tracollo”, in laRepubblica del 26 marzo 2020.

66.  Cfr. l’editoriale di Valentini intitolato La mossa di Conte, visionabile su www.ilfoglio.it/politica/2020 /03/26/news/la-mossa-di-conte-307245.

67.  Cfr. l’editoriale intitolato Coronavirus Italia, la Ue ci lascia soli. Von der Leyen è la peggiore nemica dell’Italia, visionabile su https://www.iltempo.it/politica/2020/03/29/news/coronavirus-von-der-leyen-italia-coronabond-unione-europea-commissione-ue-1304633.

68.  Cfr. l’editoriale intitolato Coronavirus e rabbia sociale, gruppo su Fb: “Rompiamo tutti i supermercati” visionabile su https://www.lasicilia.it/news/palermo/332926/coronavirus-e-rabbia-sociale-gruppo-su-fb-rompiamo-tutti-i-supermercati.html.

69.  Cfr. l’editoriale di Gagliarducci intitolato UE: perché in realtà non è stato trovato alcun accordo contro il coronavirus, visionabile su https://www.money.it/accordo-UE-su-coronavirus-non-e-stato-trovato.

70.  Se ne veda il testo integrale su www.money.it/accordo-UE-su-coronavirus-non-e-stato-trovato

71.  Se ne veda il testo integrale su www.money.it/accordo-UE-su-coronavirus-non-e-stato-trovato

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