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Crisi della politica e processo economico. Il caso Italia

di - 3 Aprile 2018
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Su un piano più generale, non può trascurarsi di considerare che i deprecabili ritardi imputabili all’Italia nel confrontarsi con la modernità vanno imputati alla mancata predisposizione dell’humus disciplinare necessario per adottare con tempestività misure adeguate a promuovere uno sviluppo sostenibile. Del pari rilevano  l’aggravio recato alla crescita del nostro Paese dalle implicazioni negative di un apparato burocratico (che intralcia e rende difficile ogni forma di intrapresa), nonché la modesta cultura delle regole, dato caratterizzante di un sistema nel quale «l’informazione è considerata da gran parte della classe dirigente un male necessario», come acutamente è stato scritto.[15] Da qui l’ambivalenza di fondo che connota il nostro Paese il quale si è  mostrato, per un verso,  reattivo di fronte alla crisi, capace di identificare la giusta via da percorrere, affrontando con serietà sacrifici e rinunce, per altro restio ad abbandonare una strada lastricata da individualismo, furberia, pressapochismo, difetti che si traducono in fattori drenanti dell’azione posta in essere ed impediscono alla politica di svolgere la sua funzione  tipica.
Di fronte al prorompere di un’economia globalizzata che si propone, in chiave autoreferenziale, come nuovo paradigma di regolazione della convivenza, la politica dovrà superare le ampie perplessità che sorgono con riguardo all’esigenza di ricercare adeguati sistemi di checks and balances, in grado di assicurare la dialettica necessaria ad un congiunto avanzamento della democrazia e del libero mercato. E’ questa una sfida che deve essere accolta dalle forze politiche anche in vista della governabilità delle recenti trasformazioni tecnologiche – digitalizzazione, automazione, ecc. – destinate a cambiare in modo radicale le forme dell’intervento pubblico in economia. Ed invero, le scelte effettuate in tale settore incidono significativamente sulla soluzione del problema della disoccupazione giovanile; essendo le medesime correlate alla stessa esistenza dei posti di lavoro.
La ricerca della stabilità del sistema, da conseguire sotto il duplice ambito politico ed economico, non può prescindere quindi da un rinnovamento della linea politica; auspicabilmente deve ipotizzarsi un’azione che, nel fruire appieno delle utilities offerte dall’economia, sia fondata sull’affermazione dei valori che sono a fondamento della nostra Carta Costituzionale, quali la solidarietà, la ragionevolezza, la correttezza dell’agere.
È questo un cammino di speranza, che si presenta irto di asperità ed ostacoli di vario genere… ad esso non si può, non si deve rinunciare.

Note

15.  Cfr. l’editoriale «Il saluto di Ferruccio de Bortoli ai lettori del Corriere della Sera», pubblicato in Corriere della sera del 30 aprile 2015, visionabile su www. corriere.it/cronache/15_aprile_30/saluto-lettori-direttore-de-bortoli).
Una dettagliata analisi sui limiti culturali e cognitivi dell’era presente – la quale si caratterizza per una diffusa incompetenza e disinformazione che sembra avere la meglio sul tradizionale sapere consolidato – si rinviene nel noto lavoro di  Nichols, La conoscenza e i suoi nemici, trad. italiana edita da LUISS University Press, 2018.

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