Guido Maria Rey (a cura di), La mafia come impresa. Analisi del sistema economico criminale e delle politiche di contrasto, Milano, 2017

Si riporta un estratto del volume, con le considerazioni conclusive del curatore.

Il contrasto delle attività economiche della criminalità richiede:

– buona amministrazione per il settore pubblico e per il settore privato inclusi gli intermediari finanziari (sistema di controlli automatizzati e generalizzati);

– efficienza dei mercati e innovazione tecnologica. Le Autorità di settore esistono ma a volte si ha la sensazione che siano dedite alla forma e poco alla sostanza sicuramente impegnate a dimostrare di esistere ma limitando le noie ai loro controllati;

– partecipazione convinta degli operatori privati al contrasto della criminalità perché il problema non può essere risolto dagli altri. L’idea che basti denunciare il problema perché si possa trovare una soluzione è un’illusione inconcepibile nel caso degli imprenditori;

– risorse fomite dagli intermediari finanziari e dalle assicurazioni, per contribuire a identificare e smantellare le forme più diffuse e pericolose di commistione legale-criminale sia fra le imprese sia fra i professionisti.

Sono indispensabili ricerche approfondite sulla economia criminale e la diffusione della conoscenza anche al di fuori degli ambienti accademici o specialistici. Le inchieste giornalistiche e la cronaca nera segnalano i problemi ma ovviamente non possono risolverli.

Queste conclusioni vogliono solo segnalare che il problema della criminalità economica e delle organizzazioni criminali non può essere affidato unicamente alla repressione e alle politiche di contrasto ma deve avere una strategia che si appoggia su un sistema informativo-statistico di supporto. Attualmente non si è in grado di verificare l’esito della strategia dedicata alla prevenzione eppure gli strumenti di controllo ci sarebbero grazie allo sviluppo delle banche dati e alle tecnologie in grado di connetterle e di elaborarle. La statistica non può limitarsi a descrivere i fenomeni criminogeni solo quando emergono ma deve dare un sostegno anche alle politiche di prevenzione.

Solo la statistica ufficiale può rispondere a queste esigenze impostando un sistema statistico che documenti le situazioni e i relativi cambiamenti. Nell’impostazione di questo sistema statistico si deve affrontare il significato di una statistica che dovrebbe avere come obiettivo strategico l’assenza di eventi sia per la prevenzione sia per la repressione ma questo obiettivo può emergere come esito di interventi oppure come esito di ignoranza e di negligenza. In pratica si ripropone il problema del controllo di qualità del sistema statistico poiché gli eventi devono risultare dall’esito di sottosistemi gestionali e perciò è in quella sede che si deve trovare e documentare l’origine, la misura e la giustificazione della assenza di eventi. L’assenza di dati rischia di dimostrare che l’attività di prevenzione non è sviluppata e ancora peggio alimenta i dubbi e il so­ spetto che l’evento registrato sia stato identificato per caso e non al termine di un sistematico schema di indagine e di elaborazione dell’informazione.

Non è sufficiente emanare norme (es. anticorruzione) se non sono accompagnate da un sistema statistico di controllo. Sono statistiche che non devono alimentare le paure e i titoli dei giornali ma devono essere finalizzate alla gestione strategica della prevenzione e della repressione. Si evitano, così, discutibili sta­ tistiche non ufficiali sulla percezione come si è registrato in passato per altre fonti di preoccupazione collettiva (inflazione, temperatura atmosferica, corruzione, sottoccupazione, immigrazione, ecc.). Sfruttando la disattenzione dei lettori, le sensazioni si tramutano automaticamente in situazioni e quindi in presunte statistiche.

La criminalità organizzata incide sul sistema economico legale producendo e vendendo beni e servizi illegali ma anche inserendosi nei mercati legali con imprese di proprietà criminale e investendo i profitti di entrambe le attività (legali e criminali) in patrimoni reali e finanziari in Italia e all’estero.

C’è stato un periodo in cui la parola “chiave” era legalità e la strategia sottostante era il coinvolgimento di tutti, individui, Istituzioni, Organizzazioni (scuole, amministrazioni pubbliche, imprese, banche, professionisti, ecc.) per diffondere e adottare questo obiettivo e prevenire il crimine. Non si può affermare che quell’iniziativa abbia avuto successo ma si possono e si debbono ricavare insegnamenti da quella esperienza.