Recensione a Vincenzo Visco, Colpevoli Evasioni – Le tasse come questione non solo tecnica
Il tema dell’evasione fiscale è tra i più dibattuti nella letteratura economica e politica degli ultimi anni. In questo panorama, Colpevoli evasioni è un contributo unico: innanzi tutto, per la chiarezza dell’illustrazione del nesso tra profili teorici ed empirici e l’unitarietà, pur nel riconoscimento delle distinzioni, della trattazione del fenomeno dell’evasione e di quello dell’economia sommersa.
In secondo luogo, perché il focus dell’analisi è l’Italia, dove l’evasione è più che doppia di quella degli altri paesi avanzati, in quanto l’imposizione, come rileva l’A., è il fulcro di un conflitto politico “risolto” con l’acquiescenza all’illegalità fiscale e alle sue conseguenze, quali sperequazioni e indebiti vantaggi competitivi per chi evade.
Punto di partenza dell’analisi dell’A. è la duplicità del ruolo giocato dal cittadino con lo stato: individuo singolo in quanto contribuente, da un lato, e membro della collettività in quanto fruitore di bene e servizi pubblici, dall’altro. Ne consegue una dissociazione del beneficio ricevuto dall’attività pubblica dal costo del prelievo fiscale sopportato per finanziarla.
Questa dissociazione spiega il risultato su cui convergono gli studi teorici ed empirici sull’evasione: il contribuente evade se non teme di essere scoperto. E’ quindi necessario un controllo da parte dell’amministrazione fiscale. La probabilità per l’evasore di essere scoperto dipende dunque dal numero di controlli effettuati. Poiché l’attività di accertamento è costosa, nasce il problema di determinare il numero ottimale di accertamenti. E quello di applicare questo risultato al caso Italia.
Nel nostro Paese, infatti, il problema può apparire insolubile nella pratica: l’evasione coinvolge, come evidenziato nel testo, centinaia di migliaia di imprese e milioni di contribuenti e sarebbe dunque necessario ricorrere ad accertamenti di massa – impossibile tecnicamente, per non parlare del problema di consenso politico che ne conseguirebbe. Non sono certo mancate nel tempo proposte di alternative al sistema degli accertamenti, misure che l’A. ripercorre, spesso criticandole in quanto ‘miracolistiche’ o superate dallo sviluppo tecnologico.
Ed è invece proprio nelle nuove tecnologie che l’A. individua la possibilità di creare una rete di monitoraggio che consentirebbe all’amministrazione di ricevere informazioni sull’attività economica effettiva di un vasto numero di contribuenti, in linea con quanto da tempo già avviene con il meccanismo del sostituto d’imposta per il lavoro dipendente.
La singolarità di Colpevoli evasioni è soprattutto nella disarmante concretezza delle misure proposte per realizzare tale sistema: applicazione del sostituto d’imposta ove possibile; utilizzo di strumenti elettronici per i pagamenti e la trasmissione dei dati rilevanti a fini fiscali; trasmissione automatica dei saldi finanziari e delle variazioni dei conti.
Con le parole dell’A., “[d]isponendo di questo apparato si potrebbe procedere oltre, ricordando che sia la teoria che l’esperienza concreta indicano che l’evasione non è possibile se la riscossione delle imposte avviene a cura di “una parte terza”, ed è comunque più difficile in presenza di tracciabilità o di ritenute, anche solo d’acconto. Si dovrebbe quindi approfittare delle caratteristiche tecniche dell’Iva, basata sulla emissione, ricezione e contabilizzazione di ogni fattura relativa a tutte le transazioni, per introdurre un sistema generalizzato di ritenute ai fini delle imposte sui redditi tale da rendere impossibile l’evasione, non diversamente da quanto oggi avviene per i soli redditi di lavoro dipendente. E pensione. A tal fine sarebbe necessario prevedere che chi acquista un bene o servizio operi una ritenuta in conto imposte sui redditi (Ires, Irpef) a carica del venditore. Ciascun contribuente potrebbe compensare le ritenute subite con quelle operate, e anche con l’Iva dovuta a saldo”.
Il sistema verrebbe infine completato dalla concentrazione dei controlli sugli operatori che possono sfuggire a questo sistema di tracciabilità, ovvero gli operatori al dettaglio.
In sintesi, il libro offre la prospettiva di un A. che coniuga il rigore teorico e metodologico dello studioso di finanza pubblica, l’esperienza dell’uomo di governo e, non ultimo, l’impegno civico di chi ha agito con la consapevolezza che “taxes are what we pay for a civilized society” (dalla citazione di O. Windell Holmes che apre il libro).