Considerazioni e divagazioni sul correttivo al codice degli appalti e il project financing
Certo! Perché le entrate sono una coperta stretta, non puoi caricare di ulteriori balzelli un Paese già tra i più tartassati del mondo. La coperta non puoi allargarla come ti pare a seconda che ti servano più soldi: i cittadini e le aziende, già ben spremuti, quello possono versare e se poi ci metti quell’altra simpatica componente dell’evasione fiscale più alta d’Europa il gioco è fatto: se tiri la coperta verso il corpo i piedi restano scoperti, cioè gli investimenti. E, attenzione, per investimenti non è che ci si riferisce necessariamente a mega-infrastrutture episodiche, tipo, mondiali, olimpiadi, G di vari numeri…7, 8, ma al minimo per poter consentire a questo Paese una vita dignitosa.
A me per esempio viene abbastanza da ridere (amaramente) quando si sollevano proteste vibranti ed indignate all’indomani di eventi disastrosi di dissesto idrogeologico, smottamenti, inondazioni, esondazioni, crolli di viadotti, ecc, per non parlare delle ricostruzioni dei vari terremoti che periodicamente colpiscono il nostro territorio. Provate ad andare a chiedere a chi veramente sa come stanno le cose (e naturalmente non ve lo dirà mai perché al lavoro ci tiene anche lui) come mai, al di là del colpevole di turno, del ritardo nei soccorsi, del piccolo o grosso truffatore che ha lucrato sul cemento di scarsa qualità, ci si mettono 7 anni per “non” ricostruire l’Aquila, quando alla fine degli anni ’70 una intera regione è stata ricostruita in 5 anni dalle nude mani dei suoi abitanti che dichiararono che non volevano contributi dallo Stato, anzi, come dicevano loro, perché io c’ero, da Roma. Provate a chiedere, per esempio, qual è oggi il rapporto tra dotazione finanziaria e filiera delle responsabilità nei confronti della tenuta idrogeologica del territorio e in quante mani passa il cerino, prima di spegnersi, delle leggi, ordinanze, tra Stato, Regioni, Comuni, Autorità di bacino, Province, ASL, ATO (ex consorzi acquedottistici), commissari e chi più ne ha più ne metta.
Sta di fatto che, fino verso la fine degli anni ’80 le cosiddette Leggi Finanziarie, in particolare nel lavoro preparatorio della Relazione Previsionale e Programmatica, contenevano una serie di indicazioni molto articolate e complesse sulla allocazione di cospicue risorse da destinare alle infrastrutture, che, nella gran maggioranza dei casi, rientravano in parte nei quadri programmatici di interventi a rete di ampio respiro ed in parte in interventi puntuali (rete ferroviaria, eliminazione dei passaggi a livello, porti commerciali, ricostruzione del Belice (!!!). Gli interventi, descritti puntualmente nella RPP, trovavano poi sintetica concretizzazione nella famosa “tabella C”, che riportava: a) gli investimenti ancora in fase di completamento, b) i nuovi progetti di investimento, d) le somme andate in perenzione che potevano essere riallocate.
Stenderei poi un pietoso velo sulle decine di miliardi che questo Paese (con in prima fila le Regioni) non è riuscito a spendere dai Fondi Strutturali perché richiederebbe un articolo a parte.
San Tommaso Moro scrisse la meravigliosa Preghiera del Buonumore, il cui ultimo versetto suona più o meno così: “Dammi, o Signore, il senso dell’umorismo, concedimi la grazia di comprendere uno scherzo, affinchè conosca nella vita un po’ di gioia e possa farne parte anche ad altri”.
Bisognerebbe svegliarsi ed addormentarsi sempre recitando questa preghiera, per non essere sopraffatti dalla rabbia e dal pianto, pensando alle generazioni future e nel constatare oggi quanto sia rimasto nel bilancio dello Stato destinato alla spesa per investimenti. L’ultimo atto ipocrita della beffa consiste nel neanche tanto strisciante tentativo di trasferire quel poco che resta del conto capitale nella spesa corrente attraverso le cartolarizzazioni, i bond e i canoni di disponibilità, spostando il fulcro dell’attività di una società civile dall’economia alla finanza.
Delle volte, preso dallo sconforto, per trovare una spiegazione a tutto ciò non mi resta che appellarmi alla nota teoria del grande Carlo M. Cipolla, che risale al 1976, dove, come l’universo in continua espansione, gli occupanti del terzo quadrante del suo asse cartesiano sono in inarrestabile crescita.
2. Il Codice degli Appalti, il suo Correttivo e la Finanza di Progetto
Io vorrei scusarmi per questo lungo sfogo, e molti, dei pochi che mi leggeranno, si chiederanno, ma che c’entra tutto ciò con il Correttivo del Codice degli appalti? E, soprattutto, che c’entra col Project Financing? Purtroppo c’entra, eccome. Se non si guarda in prospettiva storica un evento, si tratti pure di un decreto legislativo apparentemente di interesse di una nicchia di addetti, e soprattutto non si cerca di assumere una visione più elevata dall’altezza uomo, ma diciamo, ci si pone a quota “elicotteristica”, non si riuscirà mai ad avere percezione non dico delle soluzioni, ma perlomeno delle cause e delle debolezze di un provvedimento e delle conseguenze che ne discendono.
Non vorrei annoiarvi citando di nuovo le Lettere Persiane, ma, se fossero scritte oggi, Usbeck parlando dell’Italia, scriverebbe a Rika: è veramente uno strano Paese, pensa che al vertice dell’importantissimo sistema dei lavori pubblici, delle infrastrutture e di tutto ciò che riguarda i rapporti dell’apparato pubblico con il territorio ed il resto della popolazione c’è un organismo che si chiama ANAC. Caro Rika, l’unica conclusione logica che ne posso trarre è che tutti gli italiani sono corrotti, e lo sono a priori, da quando nascono, se l’autorità che si occupa dalla realizzazione di un’autostrada alla distribuzione dei cibi negli asili nido o all’acquisto di matite per un ufficio postale si chiama in questo modo. Ma allora, visto poi che la ricchezza fa ribrezzo a tutto il Paese, perché non ne fanno un unico grande carcere, mantenuto dallo Stato, come quel film di Carpenter in cui New York era diventata una enorme prigione controllata all’esterno dall’esercito e al cui interno se le davano di santa ragione bande di vario tipo facendosi la guerra per il possesso di fazzoletti di territorio?
3. Il Correttivo – Poche e deludenti novità per le concessioni e per la Finanza di Progetto
Facciamo ora finalmente atterrare il nostro elicottero e confrontiamoci sul terreno di questa piccola componente del sistema del nostro strano Paese. Questo benedetto Codice degli Appalti che appassiona così tanto gli italiani da volerne ogni tanto una nuova puntata, manco si trattasse delle indagini del Commissario Montalbano.
Come ogni serie che si rispetti, anche le versioni del Codice degli Appalti, perlomeno dal 1994 in poi, vengono precedute da illazioni, voci di corridoio, soffiate “ma è vero che il commissario morirà?”, “non lo so, così dicono, ma pare però certo che ritornerà l’appalto integrato, col progetto definitivo”. Si fanno addirittura dibattiti e convegni (attività che manda in sollucchero gli italiani) sul testo ancora non approvato.
Chissà, forse alla fine quello che tiene vivo l’interesse di questo strano popolo non è la cosa in sé, ma le aspettative e il dibattito che crea, l’apparire piuttosto che l’essere.
Una ultima riflessione prima di scendere come speleologi nelle doline del Codice e tra le stalagmiti del Correttivo. Riflessione forse pleonastica, visto che tutti più o meno sanno come funziona la pubblicazione e l’entrata in vigore di un provvedimento legislativo in questo Paese, anch’essa degna di rientrare in una lettera persiana: un signore, o un gruppo di signori, animati dalle migliori intenzioni, stendono una proposta o un disegno di legge. La proposta comincia a passare il vaglio di varie commissioni, fa avanti ed indietro neanche fosse una pallina da ping pong, nel frattempo si insinuano suggerimenti ed emendamenti di lobby di vario genere, spesso con interessi contrapposti, ma comunque fortemente coinvolte nel settore toccato dal provvedimento, che vengono accettati, rigettati, inseriti come cunei di legno nei punti più improbabili del testo, spesso sperando che passino inosservati. Poi il provvedimento va nelle aule, a volte ritorna in commissione, e finalmente vede la luce.
Cosa vede la luce?