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Nicola Cusano, Google books e le biblioteche

di - 12 Ottobre 2016
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Vorrei limitarmi – con questo articoletto – a dispensare un consiglio per una lettura poco “glamorous” ma sicuramente utile e, per chi ha la vista lunga, dilettevole in quanto aperta alla speranza.
Si tratta del libro De pace fidei di Nicola Cusano.
Nicola Cusano è un personaggio storico fondamentale per la nascita della modernità.
Egli ha qualcosa da dire oggi, a tutti gli erasmiani (i patiti di Erasmo da Rotterdam fra i quali mi piace annoverarmi secondo il gioco inaugurato da Sir Dahrendorf[1]), preoccupati del diffondersi della logica della paura politica, che, come sappiamo bene dalla storia, è la fonte di tutte le dittature e di tutte le svolte autoritarie (talvolta ben viste anche da spezzoni delle varie oligarchie finanziarie imperanti).
Ma andiamo per gradi.
Nato nel 1401 a Cuse sulla Moselle fra Trèves e Coblence, Nicola Krebs comincia i suoi studi a Deventer nel 1413, presso i “Frère de la vie commune”, una comunità religiosa impregnata della dottrina dei mistici renani: Eckhart, Ruysbrock e Tauler. In questa prima formazione Nicola riceve un’impronta che durerà tutta la vita: una visione della grandezza dell’uomo, quale creatura di Dio e dell’importanza di una società umana fraterna. Studia la matematica, la filosofia e il diritto a Heidelberg e a Colonia. Nel 1417, all’età di sedici anni, si iscrive all’università di Padova, rinomata per l’insegnamento del diritto. Vi rimane cinque anni e vi acquisisce il dottorato in diritto ecclesiastico. È a Padova che incontra le idee dell’Umanesimo italiano in formazione e che si apre a l’ellenismo. Al suo soggiorno padovano risale la sua visione definitiva dell’uomo e del mondo. Dopo un breve soggiorno a Roma, ritorna a Colonia per studiare la teologia nella tradizione di Alberto il Grande e di Tommaso d’Aquino. A questo periodo risale, in lui, l’idea di concordia nel rispetto delle diversità.
Ordinato sacerdote, assiste al Concilio di Basilea dal 1432 al 1435 e tenta in tale occasione di far abbracciare ai Padri del Concilio le tradizioni conciliari primitive.
A questo scopo scrive un libro molto importante: De Concordantia Catholica (1433). Questo libro attribuisce una grande rilevanza ai concili orientali e alla autorità dei Padri della Chiesa. Un libro essenziale per comprendere come sono nate in Oriente le verità della fede cattolica.
Nel 1437 Nicola è in missione a Costantinopoli. Ha il compito di preparare il Concilio che si riunirà a Ferrara e a Firenze nel 1438-1439 al fine di rifare l’unione fra le Chiese d’Oriente e la Chiesa di Roma. Sulla nave che lo riporta in Italia con i teologi greci, riceve una illuminazione divina che gli fa capire la coincidenza degli opposti, la coincidentia oppositorum.
L’unità degli opposti supera i contrari e permette di realizzare l’unità essenziale di tutte le cose. È un legame che assicura la coerenza e l’unità. Alla luce di questa coincidenza, egli spiega il cammino della scoperta della verità assoluta. Per Nicola l’atto di fede del cristiano ha una dimensione divina.
Fatto Cardinale nel 1448 da parte del Papa Nicola V, gli viene affidata una missione di riconciliazione e di evangelizzazione. Per due anni attraversa la Germania, la Boemia, i Paesi Bassi, per approfondire la fede dei sacerdoti e dei fedeli e riconciliare i cristiani. Autorizza la varietà dei riti e l’autonomia delle comunità nazionali. Nel 1452 viene nominato Vescovo di Bressanone, una regione in cui svolgerà un ruolo di conciliatore.
Il 29 maggio del 1453 i Giannizzeri di Mehmet II scagliarono l’assalto finale contro la città di Costantinopoli massacrandone la popolazione. Questa conquista della nuova Roma da parte degli Ottomani è il simbolo di un mondo sottosopra. In Occidente si pensa, in risposta, a una nuova crociata. La dieta di Ratisbona, nel mese di ottobre del 1453, auspica una mobilitazione dell’Europa contro i Turchi e si chiede a Nicola Cusano di partecipare all’organizzazione di una crociata militare (Ratisbona – per effetto di corsi e ricorsi storici – appare il luogo della rivendicazione orgogliosa della cultura dell’Occidente, ma le cose stanno altrimenti, essendo il luogo in cui da ultimo sono state pronunciate parole a ben vedere concilianti ma improntate a franchezza[2]).
La  risposta di Cusano alla prospettiva di una crociata è un libro: De pace fidei, “La pace della fede”, redatto durante gli ultimi mesi del 1453. Raccomanda il confronto pacifico fra i cristiani e i musulmani, fra l’Occidente e i Turchi. Una raccomandazione che echeggia ancor oggi nelle parole e nell’opera del Papa.
Nel libretto del 1453, che non ho letto, pare che Nicola Cusano si riveli molto realista (attingo queste notizie dalla rete).
Se usa un quadro utopico, vale a dire simbolico, non è ingenuo, in quanto fin dalle prime righe indica chiaramente che si tratta del conflitto tra Turchi e Cristiani, che si tratta anche di una persecuzione molto dura, di cui i Cristiani spesso sono le vittime. Conosce l’ingiustizia della situazione.
Il quadro simbolico del De pace fidei è una visione celeste ispirata all’autore: gli apostoli Pietro e Paolo discutono a turno con diciannove interlocutori. La discussione riguarda la Verità e in ogni momento o il Verbo di Dio o Pietro o Paolo, portano il loro interlocutore a prendere coscienza della Verità, di questa Verità che supera ciò che ritrova nella formulazione della sua religione o nei suoi riti. D’altronde senza questo non può essere questione di coincidenza degli opposti. Un altro elemento viene però valorizzato: la formulazione della Verità in linguaggio umano. Questa formulazione non potrà mai essere perfetta e quindi dà luogo a delle confusioni.
Dio è l’Unico. Unico è il culto d’adorazione. Ma Nicola Cusano insiste sulla dignità dell’uomo, un tema che rappresenterà il fulcro di tutto l’umanesimo del Rinascimento e della filosofia dell’illuminismo (secondo la lettura – insuperabile – che ne dà Cassirer). L’uomo fatto di fango e di uno spirito ragionevole è esso stesso una coincidenza degli opposti. È un riflesso della potenza ineffabile di Dio. All’inizio della visione celeste, Nicola fa recitare ad un principe una fervente preghiera, affinché Dio si faccia conoscere a tutti gli uomini, affinché cessino le guerre, affinché gli uomini capiscano che al di là della diversità dei riti, necessari alla devozione dei fedeli, vi è una sola religione: l’adorazione di Dio. Si tratta della religione che gli illuministi chiamavano religione naturale.
Dio risponde alla preghiera del principe, dicendo che l’uomo è libero, creato per essere associato a Dio, ma ha un terribile avversario, il principe delle tenebre; ecco perché è venuto il Verbo di Dio che si è rivestito della natura umana. È il Verbo, che è la Verità, capace di sradicare gli errori e di ricondurre tutte le religioni ad una sola fede. Dopo questa preghiera e la risposta di Dio, Nicola Cusano assiste ad un concilio celeste. È il Verbo di Dio che ne assume la presidenza, in quanto Gesù Cristo è il principio di discernimento e di sintesi; è Saggezza e Verità, è il legame che collega tutta la creazione. A seguito di Nicola gli umanisti proclameranno l’avvento di un mondo nuovo basato sul concetto di dignità umana che è il fulcro della nostra Costituzione.
Guerra e costituzione sono concetti in rapporto assai problematico come le tensioni che attraversano l’art. 11 della Carta ben ci insegnano (ripudio della guerra ma assenso all’uso proporzionato della forza nel quadro della legalità internazionale).
Bene armato di queste consapevolezze e volendo coltivare costantemente l’idea di una formazione permanente di un giurista umanista cerco l’aureo libretto in libreria e non lo trovo.
Nessuna copia è più disponibile da anni (esattamente dal 1991) e google books non ne mostra alcuna pagina.
In cambio sarebbero disponibili più o meno becere analisi sul Califfato l’Isis e la terza guerra mondiale (nella quale – si dice – siamo già e che viene rappresentata – cinicamente – come un fatto inevitabile, con ciò accrescendo le politiche della paura).
Concludo questo scrittarello con un appello: si traduca nuovamente e ripubblichi al più presto Nicola Cusano in omaggio al diritto di sperare che la terza guerra mondiale può essere evitata e che non evitarla è sempre il frutto di una scelta umana.
I piccoli editori che sono l’architrave della  libertà della cultura sono certo non rimarranno insensibili.
Per conto mio, non ho voglia di aspettare ed ho una sola certezza: cercherò l’aureo libretto in una biblioteca pubblica che ne custodisca una copia fisica (rivalutando così le biblioteche come luoghi fisici che tuttora ci proteggono da alcuni indesiderabili effetti di desertificazione culturale prodotti dalla rivoluzione informatica in corso : a proposito, a quando una regolamentazione amministrativa, sovranazionale e poi nazionale, delle “biblioteche pubbliche informatiche”?).

Note

1.  R. Dahrendorf Erasmiani, Roma-Bari, 2007. Gli “uomini-Erasmo”, sostiene Dahrendorf, non sono eroi, non sono lottatori della resistenza, sono invece accomunati da un atteggiamento mentale – la sapienza dell’osservazione impegnata e la saggezza della ragione dolente – che li aiuta a mantenere la rotta anche attraverso tempi in cui altri intellettuali, come Martin Heidegger, spesso fanno naufragio.

2.  Rivendicazione che nelle parole del Papa Ratzinger riguarda essenzialmente la necessità di conciliare fede e ragione.
La famosa  citazione nel discorso di Ratzinger a Ratisbona delle parole dell’imperatore bizantino Manuele II , nel mondo musulmano, è stata presa purtroppo come espressione della posizione personale del Papa , suscitando così una diffusa indignazione (che ha le radici nel fenomeno della c.d. infelicità araba espressione ultima del moderno ressentiment).
Il lettore del testo tuttavia può ben comprendere immediatamente che la frase riportata non esprime la valutazione personale del Papa di fronte al Corano, valutazione improntata al rispetto che è dovuto al libro sacro di una grande religione (come l’opera pastorale della Chiesa, nella sua continuità, dimostra ogni giorno). Citando il testo dell’imperatore Manuele II, Ratzinger intendeva unicamente evidenziare il rapporto essenziale tra fede e ragione. In questo punto d’accordo con Manuele II, senza però far sua la  polemica allora intercorsa. Lo stesso Papa Ratzinger ha avuto modo di precisarlo successivamente. http://www.ilfoglio.it/chiesa/2015/11/15/rileggere-il-ratzinger-di-ratisbona-per-capire-gli-attentati-di-parigi-e-non-solo___1-v-135020-rubriche_c139.htm.


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