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Débat public all’italiana, ovvero come mutuare nozioni senza innovare comportamenti

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Sembra passato il tempo di quel sindaco che, di ritorno da una conferenza decisoria sul tracciato della ferrovia ad alta velocità e contrastato dai suoi cittadini per aver espresso parere favorevole, disse: «lo Stato me lo ha chiesto».
L’aspetto «umoristico» della decisione di Hollande è rappresentato dal fatto che oggi che si sta avviando la procedura per il referendum, non si è in grado di definire il «perimetro» del territorio/popolazione che si deve esprimere (Monde del 11.02.2016, Monde del 14.02.2016, Monde 16.02.2016, Monde del 17.02.2016, Monde del 3.03.2016) né tantomeno quale autorità dovrebbe indirlo: la Regione Loire – Atlantique si dichiara incompetente e i dipartimenti (uno o più di uno interessati), non lo sono istituzionalmente!
Qualcuno propone le regioni della Bretagna e dei Pays de la Loire insieme. Altri che il territorio coincida con quello di chi partecipa al finanziamento dell’opera oltre quattro dipartimenti limitrofi a quello sede del nuovo aeroporto (Monde, 19.02.2016).
Ma c’è anche chi a seguito della riforma costituzionale del 2003 che ha reso possibili i referendum locali indetti dai dipartimenti su un campo di loro competenza, ritiene che nel caso non vi sarebbero queste condizioni. La dichiarazione di pubblica utilità (9 gennaio 2008) e la convenzione per la concessione (con l’impresa Vinci) sono atti adottati dallo Stato.
Quindi, è lo Stato che deve decidere il perimetro della consultazione.
Sulla questione del perimetro della consultazione, lo stesso Governo è però diviso tra la posizione del Ministro degli affari esteri, ex sindaco di Nantes, per il quale il referendum deve avere una base dipartimentale (Loire-Atlantique), ed il Ministro dell’Ambiente, favorevole ad ampliare la base della consultazione agli altri dipartimenti della Regione de Pays de la Loire. La posizione delle associazioni che si oppongono alla realizzazione del progetto, è invece che gli unici legittimati a pronunciarsi per il si o per il no sono gli abitanti della zona dove dovrebbe essere costruito l’aeroporto.
L’altro punto delicato del referendum concerne le informazioni, da mettere a disposizione del pubblico, e l’analisi d’impatto.
La questione ovviamente mette in grande imbarazzo la commissione nazionale del dibattito pubblico ed in particolare il suo presidente Christian Leyrit, preoccupato per la qualità delle informazioni che devono essere messe a disposizione dei cittadini perché possano decidere con cognizione di causa. Posizione ovviamente condivisa dal mondo scientifico, tanto più che si tratta di informazioni di fatto, in contrapposizione tra quelle fornite dal proponente e dagli oppositori.

4. La situazione di blocco, che si è di fatto creata nel caso dell’aeroporto di Notre-Dame –des-Landes, ha fatto emergere gli aspetti critici della procedura del “debat public”.
In Francia se ne discute da tempo. Sta emergendo la consapevolezza che il dibattito pubblico sia piuttosto un appesantimento procedurale, inadeguato a realizzare quegli obiettivi di accelerazione della realizzazione delle grandi opere, di coinvolgimento delle comunità locali e di acquisizione del consenso, che gli vorrebbero assegnare i sostenitori della sua introduzione anche in Italia. Costoro ritengono, al contrario, che questo strumento – che peraltro si aggiungerebbe a quelli già previsti dalle norme sulla informazione del pubblico e dalla stessa normativa sulla VIA/VAS – sia in grado di migliorare e velocizzare l’acquisizione del consenso.
Ma qualcuno ha provato ad «ingegnerizzare» qualche caso di applicazione del débat all’Italia? Magari proprio sulla base del format a base del Rapporto della CNDP 2002 – 2012 ”La pratique du débat public: évolution et moyens de la Commssion Nationale”, endp Commission national du débat public, 2012.

5. Aprendo la Conferenza sull’ambiente, 27 novembre 2014, il Presidente della Repubblica francese ha chiesto al Governo di riformare il débat public, rinforzandone l’efficacia e la trasparenza[6].
Il Governo ha avviato un’indagine rivolta a “comprendre pourquoi certains projets ont abouti a dès situations bloquée et tendues et à en tirer une réflexion constructive[7].
I progetti di modernizzazione sono due[8]: il Projet d’ordonnance relatif à la démocratisation du dialogue environnemental, sul quale il Conseil national de la transition écologique ha emesso parere favorevole il 16 febbraio 2016 e la Proposition de loi relative au renforcement du dialogue environnemental et de la partecipation du public, n. 3481 presentato al Parlamento il 9 febbraio 2016.
L’ipotesi al momento più accreditata, e che emerge dal Rapporto redatto dalla Commissione, sembra quella di elevare lo svolgimento della procedura al momento della formazione delle politiche pubbliche. I tre casi sopra menzionati sembra che stiano convincendo il legislatore francese ad anticipare l’applicazione del dibattito pubblico. Cioè ad applicarlo al «piano» se non addirittura alla politica dalla quale questo prende spunto e nel quale è prevista una determinata opera. Si tratterrebbe quindi di una anticipazione del dibattito pubblico dall’opera singola al piano, almeno, del settore funzionale di appartenenza (i famosi «schemi dei servizi collettivi» come sono definiti in Francia i piani di settore).

6. La direttiva 2014/52/UE, come noto, ha fortemente incrementato il ruolo della informazione e della partecipazione del pubblico nel procedimento di VIA sulla base della «Convenzione di Aarhus» nel 1998, entrata in vigore nel 2001, ed approvata con decisione del Consiglio dell’Unione Europea, 2005/370/CE del 17 febbraio 2005.
Non si nega certo l’importanza dell’informazione dell’accesso alla stessa e della partecipazione del pubblico in tale processo. Ci si chiede invece se non sia il caso di tentare la strada di una visione di sistema di questa come di altre materie. Informazione e accesso alle informazioni ambientali, procedimenti di partecipazione e valutazione hanno bisogno di essere pensati e disciplinati in forma unitaria. E condotti ugualmente in forma unitaria.
La risposta non può essere una versione depotenziata e ridotta di dibattito pubblico, che – nella disciplina dell’art. 22 del ddl appalti – si risolve in qualche adempimento formale, non assistito da alcuna garanzia di terzietà. Le garanzie di terzietà sono assenti nella decisione se sottoporre o no l’opera a dibattito pubblico, nella definizione delle modalità di svolgimento, nella preparazione e nella conduzione della procedura.
L’unico assillo del legislatore sembra essere quello del tempo. Ma è realistico il termine di quattro mesi per lo svolgimento della procedura? E se il termine non viene rispettato, cosa succede?
La materia, che riguarda le procedure di approvazione delle grandi opere infrastrutturali, coincide in larga misura con quella cui si riferisce lo schema di decreto legislativo delegato di attuazione dell’art. 4, della l. n. 124 del 2015. A fini di semplificazione ed accelerazione dei procedimenti riguardanti “rilevanti insediamenti produttivi ed opere di rilevante impatto sul territorio”, lo schema di decreto legislativo delegato prevede la riduzione a metà dei termini prescritti dalla normativa generale sul procedimento e poteri sostitutivi del Presidente del Consiglio dei Ministri, in caso di superamento del termine finale. Nessun cenno viene fatto al dibattito pubblico, né è chiarito come i tempi di questo si possano conciliare con la riduzione a metà del termine finale. Sembra che tra i due testi, pure approvati a pochi giorni di distanza, manchi ogni coordinamento.
Perché non misurarsi con il problema dell’allineamento e integrazione delle procedure sparse di settore piuttosto che, settore per settore, continuare ad introdurre ulteriori procedimenti?
Le occasioni per introdurre una disciplina organica non sono mancate né mancano: dalle più recenti norme in materia ambientale sino alla riforma della P.A.

P.S. La consultazione locale sul futuro aeroporto dovrebbe tenersi il 19 o il 26 giugno in Loire-Atlantique (Monde del 17 marzo 2016).


Note

6. Queste le parole pronunciate dal Presidente Hollande: «Sivens exige donc d’accomplir des progrès supplémentaires dans la participation des citoyens dans l’ élaboration de la décision publique. C’est ce que nous allons décider. Tout doit être fait pour que, sur chaque grand projet, tous les points de vue soient considérés, que toutes les alternatives soient posées, que tous les enjeux soient pris en compte, mais que l’intérêt général puisse être dégagé. Car il y a un intérêt général, il n’y a pas que la somme des intérêts particuliers. Nous devons donc renforcer les procédures, sans les alourdir ; assurer la transparence, sans allonger les délais. Nous devons faire en sorte que les autorités qui décident puissent le faire en toute transparence et indépendance. »

7. Vedi Commission spécialisée du Conseil national de la transition écologique sur la démocratisation du dialogue environnemental – Rapporto Démocratie environnementale: débattre et décider, 3 juin 2015, p. 6

8. Entrambi dovrebbero dare attuazione alla delega conferita dall’art. 106 della l. 2015-990 del 6 agosto 2015 “Pour la croissance, l’activité e la légalité des chances économique”, il quale imprime i seguenti principi: 1) ° Accélérer l’instruction et la prise des décisions relatives aux projets de construction et d’aménagement, notamment ceux favorisant la transition écologique, et favoriser leur réalisation; (……) 2) Modifier les règles applicables à l’évaluation environnementale des projets, plans et programmes; (…….) 3) Réformer les procédures destinées à assurer l’information et la participation du public à l’élaboration de projets, plans et programmes et de certaines décisions, afin de les moderniser et de les simplifier, de mieux garantir leur conformité aux exigences constitutionnelles ainsi que leur adaptabilité aux différents projets, de faire en sorte que le processus d’élaboration des projets soit plus transparent et l’effectivité de la participation du public à cette élaboration mieux assurée”.

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