Stato ed economia andata e ritorno. Riflessioni a partire dal “caso Ilva”
L’art. 1, 1° co., d.l. n. 61/2013, prevede, infatti, che «il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio, può deliberare il commissariamento straordinario dell’impresa esercitata in forma di società». Il 3° co. del medesimo articolo specifica che «al commissario […] nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri», sono attribuiti «tutti i poteri e le funzioni degli organi di amministrazione dell’impresa». Al «Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare», è affidato, inoltre, il compito di provvedere all’adozione del piano «delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria» (art. 1, 5° co., d.l. n. 61/2013) e del piano «industriale di conformazione delle attività produttive» (art. 1, 6° co., d.l. n. 61/2013). Risulta evidente, pertanto, come il d.l. n. 61/2013 non sottoponga l’attività dell’impresa monopolistica privata alle forme di controllo previste dagli artt. 41 e 43 Cost., ma assegni al potere esecutivo il compito di garantire gli interessi connessi all’attività produttiva dell’Ilva, riconosciuta di «pubblica utilità».
Il d.l. n. 61/2013 non contiene, inoltre, alcuna previsione volta a garantire la partecipazione dei poteri locali e delle organizzazioni sociali e sindacali alla gestione della crisi dell’Ilva. I “piani” previsti risultano, infatti, frammentati e, comunque, separati dal circuito della sovranità popolare. La normativa adottata per disciplinare le modalità di svolgimento di un’attività produttiva considerata di “interesse strategico nazionale” risulta, quindi, “antidemocratica” e “antisociale”, perché non consente una partecipazione effettiva dei cittadini-lavoratori alla elaborazione delle decisioni che incidono sulla qualità della loro vita e del loro lavoro. Nella fase attuale di crisi politica, economica, sociale e ambientale, si dovrebbe riprendere, invece, il percorso della “programmazione democratica dell’economia” (art. 41, 3° co., Cost.), che richiede il concorso dei poteri pubblici e sociali (artt. 5, 41, 39, 43 e 49 Cost.) all’elaborazione di un piano “globale” di sviluppo della società e dell’economia. I soggetti, i poteri e le funzioni necessarie per fronteggiare il disastro sociale e ambientale provocato dai gruppi dirigenti dell’Ilva sono stati individuati, invece, in modo “tecnocratico” (commissariamenti e piani ministeriali, ossia né governativi né parlamentari), conferendo un rilievo verboso alla partecipazione dei cittadini-lavoratori. Il processo di regressione della democrazia si nutre, del resto, di ambiguità teoriche che legittimano – in nome della esigenze della “tecnica” e dello “stato di eccezione permanente” – la subalternità dello stato agli interessi corporativi delle imprese monopolistiche private.
*Dipartimento di Economia e Diritto, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, 4 dicembre 2013. – Seminario realizzato nell’ambito delle iniziative del Dipartimento di Economia e Diritto e organizzato da Francesca Angelini e Marco Benvenuti.