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A cosa servono gli economisti

di - 5 Aprile 2013
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La preoccupazione dell’economista inglese non è tanto quella che l’“economia della lavagna” non determini fra gli studiosi una conoscenza più esatta dell’economia reale, ma soprattutto quella che tale modo di studiare l’economia, esprimendosi con tecniche troppo difficili e con assunti poco probabili, non dia utili consigli ai manager e agli imprenditori su come agire. Una delle conseguenze più importanti di questo disinteresse verso un pubblico più ampio sta nel fatto che gli imprenditori e i manager nel loro operare non usano concetti elaborati analiticamente ma si basano sul loro intuito e, quando si verifica una situazione nuova e perdono la fiducia in esso, sono portati a chiedere aiuto allo Stato. E lo Stato è sempre pronto ad intervenire nell’economia.
Vi è quindi in Coase la preoccupazione di un eccessivo intervento dello Stato nell’economia, chiamato ad interessarsi alle faccende economiche anche della classe dei manager e degli imprenditori che non ha, in una situazione particolare, gli strumenti per prendere le decisioni. Questi strumenti dovrebbero essere forniti dagli economisti i quali potrebbero preoccuparsi maggiormente di comprendere l’economia reale così come essa è piuttosto che costruire elaborati modelli matematici che hanno un debole legame con la realtà.
Coase, nell’articolo del 2012, invita allora gli studiosi di economia a compiere ricerche empiriche e ad abbandonare l’attitudine a considerare l’economia come fonte di spunti per costruire modelli matematici. L’economista di Chicago ritiene che la conoscenza delle economia è ancora troppo poco sviluppata per potersi dire che vi è l’utilità di costruire i modelli matematici. Egli ricorda come l’economia sia influenzata dal diritto, dalla storia e dai costumi di un Paese e che questi fattori non siano mai stati considerati dagli economisti. Quindi, la conoscenza è ancora insufficiente e le ricerche empiriche sono necessarie.
Coase, nella Lezione Nobel del 1991, affermò: “Le mie osservazioni hanno fatto talvolta ritenere che io sia ostile alla matematizzazione della teoria economica. Ciò non è vero. Una volta, infatti, che cominceremo a scoprire i fattori reali che influiscono sul sistema economico, le complicate interrelazioni esistenti tra di essi richiederanno necessariamente un trattamento matematico, come è avvenuto nelle scienze naturali, e gli economisti come me, che scrivono in prosa, s’inchineranno. Speriamo che questo momento venga presto”.
Coase non si è inchinato, anzi ha ripetuto le sue critiche. La sua lezione non è stata ancora accolta.
Ritiene Coase ritiene che oggi vi siano condizioni eccezionali per fare ricerche empiriche molto importanti. L’economia di mercato si sta diffondendo in Paesi e continenti che prima conoscevano sistemi economici diversi: la Cina, l’India, l’Africa e altri Paesi sono oggi passati all’economia di mercato. Vi è adesso l’occasione di vedere come nasce e cresce non una singola impresa ma tutto il sistema economico fondato sulle imprese. Vi è quindi la chance, che Coase vorrebbe fosse colta dagli economisti, di studiare empiricamente il mondo della produzione. Abbandonando perciò gli studi astratti e matematizzati e ritornando all’interesse per l’economia reale.
Deve dirsi che vi sono autori che hanno seguito l’insegnamento di Coase: Williamson e Ostrom hanno seguito le sue indicazioni e sono stati insigniti del Premio Nobel per l’economia. Questo è il segnale che i problemi di Coase sono stati fatti propri da parte dell’accademia. Coase, probabilmente, nel suo articolo è eccessivamente pessimista o forse dimostra di essere particolarmente modesto.
Vi è un punto su cui Coase non si sofferma e la cui risoluzione è indispensabile al fine di stabilire come le indagini empiriche debbano essere svolte. Coase non affronta il problema della necessità o meno che uno studioso abbia in mente un modello economico di riferimento quando fa ricerca. Richard Posner, in Overcoming Law (1995), afferma che un modello di riferimento lo studioso deve averlo, altrimenti rischia di ammassare dati senza alcun criterio e senza la possibilità che poi possano essere utilizzati. Come si è detto, Coase è silente sul punto. Esaminando tuttavia gli studi dell’economista inglese si può notare che egli, anche quando ha compiuto ricerche empiriche, aveva in mente il modello economico neoclassico È molto chiaro il suo riferimento alla economia neoclassica nell’articolo “Il problema del costo sociale” e in quello successivo, “Il faro nell’economia”. Quindi deve dirsi che, almeno nei fatti, Coase utilizza una schema già elaborato per affrontare le ricerche empiriche. Questa è forse la strada più utile per ottenere risultati che possano aiutare a comprendere come funziona l’economia reale così come essa è.

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