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Le infrastrutture sullo scenario globale: profili geoeconomici

di - 17 Febbraio 2011
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A oggi però tale scenario non sembrerebbe candidato a realizzarsi del tutto. Nel novembre 2007 il chief minister del Bengala occidentale, il più popoloso stato dell’India orientale, ha illustrato i due grandi progetti in cantiere: quello di un porto marittimo e di un aeroporto nel distretto di Haldia affacciato sul golfo del Bengala. Nel febbraio 2010 Kamal Nath, ministro dei trasporti indiano, ha impegnato il suo dicastero in un programma di investimenti solo nel settore stradale pari a 75 miliardi di dollari, di cui 45 di privati. Con la previsione di portare entro il 2014 al 9% del pil la spesa complessiva in infrastrutture, attualmente attestata al livello del 6.5% . Ma c’è di più: per il quinquennio 2012-2016 si punta al raddoppio del volume complessivo dei finanziamenti: mille miliardi di dollari, rispetto ai 500 previsti dal piano precedente. Il tutto inserito nel quadro di un’economia con punte di crescita pari all’8-9% l’anno da circa un decennio (quando in Europa una crescita del 2.5 rappresenta già un successo notevole) e di un mercato che è destinazione privilegiata per molte imprese estere in virtù di un buon livello di produttività, per disponibilità di materie prime a prezzi competitivi e per la presenza di un sistema legale di matrice anglosassone. Dall’indipendenza a oggi la vitalità della carta costituzionale e della prassi democratica hanno assicurato infatti in maniera forse impensabile all’inizio, la certezza dei diritti individuali, la tutela dell’identità dei gruppi, la promozione delle autonomie locali. La lingua ufficiale della legislazione federale e la lingua dei procedimenti giudiziari è l’inglese (dal livello di high court in su). Il diritto societario si fonda su modelli molto familiari al giurista occidentale e ha poco da invidiare nella sua applicazione pratica, all’esperienza dei sistemi di company law più avanzati. Tale caratteristica non è da sottovalutare. Come confermato infatti di nuovo dai succitati studi svolti in base all’applicazione del metodo dei minimi quadrati a due stadi, i sistemi di common law di origine anglosassone hanno un effetto migliorativo sulla formazione di istituzioni, determinando ad esempio, minori rischi di espropriazione. L’analisi svolta su un campione di 64 paesi costituito da nazioni con sistemi giuridici di civil law di origine francese e di common law di origine anglosassone ha portato alla conclusione che i sistemi giuridici di un certo tipo hanno effetti sistematici sulla qualità delle istituzioni di governo[12]. Oltretutto l’India dispone di figure tecniche e manageriali di alto livello con una popolazione in cui la metà ha un diploma di scuola superiore e il 7% è laureato, trattandosi del secondo maggior polo al mondo come numero di scienziati e ingegneri con punte di eccellenza nei settori dell’ITC, delle biotecnologie e dell’informatica.
Tornando alla questione degli investimenti esteri occorre tener presente che questi ultimi a partire dal 2002 si stanno concentrando maggiormente proprio in zone caratterizzate da una più elevata dotazione di infrastrutture (la regione Sud-occidentale del paese in prossimità di Delhi), oltre che da altri fattori quali tasso di scolarizzazione o concentrazione di aree di ricerca. Da questo punto di vista si sono rivelate centrate sia le analisi dell’UNCTAD (United nations conference on trade and development) che nel World Investment Report del 2007 definiva l’India una delle tre migliori destinazioni degli investimenti esteri fra gli stati emergenti, sia le stime elaborate nel 2004 da una società di consulenza come A. TR. Kearney che considerava l’India terza destinazione di investimenti più interessanti al mondo. Tali previsioni mostrano che l’economia indiana è il vero jolly sulla scena economica internazionale. La revisione al rialzo della crescita, dal 5.7% all’8% nello studio di Goldman Sachs del 2007 anticipa di quasi 10 anni il recupero nei confronti dell’Europa. Al ritmo di una crescita dell’8-10% l’anno, l’elefante indiano guadagna ogni anno posizione nella gerarchia mondiale fino ad apparire destinato a diventare uno dei tre o quattro giganti economici del futuro.
E l’Italia? Per una trattazione ampia e approfondita del problema infrastrutture rimando alle analisi penetranti di Pierluigi Ciocca[13] e di Giovanni Agostino Torelli[14] come pure al Rapporto 2009 di “Italiadecide”[15]. Tuttavia mi preme sottolineare – in linea con le tesi di Francesco Karrer[16], di Filippo Satta e Anna Romano[17] – che un primo grande problema è rappresentato dalla qualità della progettazione. Da essa dipende sicuramente la qualità dei servizi collettivi, ma occorre porre al centro della riflessione anche la questione “storica” del ritardo accumulato nella nascita di società di ingegneria (SI) come attori distinti dalle imprese di costruzione, in grado di coadiuvare l’amministrazione nella progettazione e nel management della creazione infrastrutturale. Il premio Nobel per l’economia Joseph G. Stigler sottolinea i vantaggi derivanti dal servirsi di attori esterni per l’acquisto di prodotti o servizi generati da attività e funzioni interne caratterizzate da rendimenti di scala crescenti. Se una certa attività presenta costi unitari decrescenti oltre il fabbisogno interno di una certa impresa, quest’ultima potrebbe trovare conveniente rivolgersi ad attori esterni indipendenti che realizzano quelle attività anche per altre imprese, ottenendo così costi unitari inferiori rispetto all’impresa a valle. In condizioni di concorrenza – continua Stigler – le imprese esterne fisseranno un prezzo uguale al loro costo medio. Questo prezzo sarà dunque inferiore al costo unitario sostenuto da un’impresa a valle se quella attività fosse integrata e limitata al suo fabbisogno interno[18].
In Italia quindi una maggiore incentivazione alla nascita di forti società di ingegneria, autonome dal mondo delle imprese di costruzione, si sarebbe rivelata una strategia decisiva. Malgrado in generale si tratti di attori che operano sul mercato mondiale, una solida base nazionale, fattori attinenti a risorse e opportunità sfruttabili nel paese di origine rappresentano elementi critici nel favorirne la performance e la competitività sui mercati esteri, più in particolare attraverso la domanda nazionale di grandi progetti e attraverso governi in grado di promuovere politiche di incentivo alla ricerca e alla diffusione di conoscenze tecnologiche in campo ingegneristico. Come dimostra l’esperienza delle SI sorte negli Stati Uniti dagli anni venti del novecento in poi, è dal mercato nazionale che tali società accumulano le competenze sui cui fondare la loro competitività all’estero. Anche in una configurazione di massicci scambi internazionali, lo Stato è inscindibile dalla sua base territoriale. La localizzazione di strade, ferrovie, grandi impianti resta una scelta fondamentale, non è pensabile una “de-geografizzazione” totale. Pertanto una domanda nazionale che richieda progetti tecnologicamente sempre più avanzati può avere una funzione cruciale nello stimolare gli sforzi innovativi delle SI. Purtroppo la difesa più o meno corporativa delle ragioni degli studi professionali e l’idea di uno Stato in cui il ricorso ad organizzazioni di servizi esterni all’amministrazione è stata superata a fatica, hanno finito per ostacolarne la crescita.

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Note

12.  D. Acemoglu, S. Johnson, J.A. Robinson, The colonial origins of comparative development: an empirical investigation, op. cit.

13.  P. Ciocca, Economia e diritto delle infrastrutture, in www.apertacontrada.it

14.  G.A. Torelli, Alcune considerazioni in tema di investimenti in infrastrutture in Italia e all’estero, in www.apertacontrada.it

15.  Italiadecide, Rapporto 2009. Infrastrutture e territorio, Bologna, 2009.

16.  F. Karrer, Reti, Infrastrutture, territorio. Percorsi difficili tra molte asperità, in www.apertacontrada.it

17.  F. Satta, A. Romano, Ridurre i tempi delle infrastrutture, in www.apertacontrada.it

18.  J.G.. Stigler, Industrial organization and economic progress, in L. White (a cura di), The state of social sciences, Chicago, 1956.

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