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Scommesse e utilità sociale

di - 14 Maggio 2010
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Sono uno scommettitore sulle partite di calcio. Seguo non solo i risultati, ma anche la forma e le bizze dei giocatori, il carisma di certi allenatori e le loro sostituzioni, i cambiamenti nelle proprietà delle squadre. Noto che la prima in classifica, la Frusinate AC, mostra da qualche partita segni di stanchezza dopo una lunga serie di vittorie, alcune sue stelle sono fuori forma. Dovrà incontrare la Reatina AC, una squadra senza pretese, di mezza classifica. Decido di scommettere 1 miliardo di dollari sulla vittoria di quest’ultima: una somma enorme, e non trovo però persone pronte a scommettere sull’esito contrario, cioè non trovo una controparte nella scommessa. Mi rivolgo a una nota ditta di brokeraggio sulle scommesse, la Pallone d’oro srl. Anche questa non vuole assumersi il rischio di controparte, ma si impegna a trovarmi persone che, convinte ancora che la Frusinate non possa che salire in classifica, prendano il ruolo a me opposto nella scommessa. Trova Tizio, Caio, Sempronio e altri (data l’enormità della somma, e non trovandone abbastanza, la Pallone d’oro deve essa stessa farmi da controparte per 90 milioni), senza dare ad essi l’informazione circa l’identità del solo scommettitore che è dall’altra parte, che sarei io. Ma non mi basta: vorrei che la Frusinate schierasse i giocatori che stanno più acciaccati, fuori forma. Faccio pressioni sul suo allenatore a che scelga proprio quelli. Anche questo è, naturalmente, non rivelato alle controparti. Per il lavoro fatto, la Pallone d’oro prende da me un compenso di 15 milioni, una bazzecola, solo l’1,5% di 1 miliardo, ma, tutto sommato, non male: ad esempio, un 10/15 appartamenti ai Parioli (senza mutuo).

La Reatina vince. Vinco un miliardo. Tizio, Caio e Sempronio perdono altrettanto. Caio, per pagare il debito, va quasi in bancarotta. La Pallone d’oro lamenterà che, sì, ha preso 15 milioni, ma ne ha persi 75 netti a causa di quella parte della scommessa che non è riuscita a piazzare, che cioè è rimasta nel suo portafoglio.

Dopo la metafora, i fatti. Tuttavia, questi sono ancora da accertare e, anche se accertati, la loro legalità è controversa. Quello che segue è tratto dai siti web della SEC[1] e della Goldman Sachs, e da notizie giornalistiche[2]. Mentre il condizionale è d’obbligo, si sottolinea che ci si astiene qui da ogni verifica fattuale e a maggior ragione da valutazioni di ordine legale, per di più attinenti a un ordinamento straniero.

A inizio 2007, un hedge fund della Paulson & Co è da tempo convinto che vi sia una grossa bolla immobiliare, che i mutuatari siano in crescente difficoltà, e che i titoli rappresentativi dei mutui (le residential-mortgage-backed securities-RMBS) siano sopravvalutati. È pronto a scommettere sul loro ribasso, e cerca controparti pronte ad assumere l’opposto rischio.

Un esempio di speculazione al ribasso, con vendita allo scoperto (short selling) è il seguente:

Lo speculatore pensa che il titolo x, che ha prezzo 100, sia sopravvalutato, e intende guadagnare dal suo eventuale ribasso. Si fa prestare il titolo x da un soggetto che lo possiede, impegnandosi a restituirlo tra 3 mesi a un interesse del 4%. Vende subito quel titolo, e ricava 100. Alla scadenza dei 3 mesi, deve restituire il titolo a chi glielo ha prestato, con l’interesse di 4. Lo compra quindi sul mercato. Si danno tre possibilità:

a)     il titolo è sceso a 80. Lo speculatore lo compra e lo restituisce, realizzando un profitto di 16, cioè 100-(80+4)

b)     il titolo resta a 100 o magari sale a 110. Lo speculatore perde, nel primo caso 4, l’interesse; nel secondo 14, cioè (110+4)-100.

c)     Il titolo scende solo a 96. È il punto d’indifferenza: 100-(96+4).

Tornando al nostro caso, Paulson si rivolge alla Goldman Sachs, una banca d’investimento, soggetta alla vigilanza della SEC ma non della Federal Reserve, la quale struttura e vende ad investitori, tra cui la banca tedesca IKB, lo strumento finanziario per effettuare la transazione: un fondo ad hoc, Abacus2007 AC-1, costituito da synthetic collateralized debt obligations– CDO.

Il synthetic CDO è uno strumento che “deriva” il suo valore da un complesso di mutui immobiliari sottostanti, a loro volta messi in pool mediante le suddette RMBS. Esso è strutturato come un portafoglio di “credit default swaps-CDS” e non comporta che venga accantonato un forte importo a garanzia del suo adempimento, il che ne facilita la stipula.

Il CDS è una sorta di assicurazione, centrata su un “evento”, o “default” (che può essere il fallimento del debitore-mutuatario, o anche il crollo del valore del titolo che rappresenta il debito). Però, diversamente da un contratto di assicurazione, chi “cerca protezione” può non possedere l’oggetto da assicurare, cioè può non esser titolare del cd “insurable interest” (come ad esempio, nel caso di assicurazione su un appartamento, possedere lo stesso) e in tal caso si parla di un naked CDS: la  sottoscrizione di un CDS (comprando, oppure vendendo, protezione contro l’evento) comporta che chi compra protezione paghi a chi la vende una sorta di premio assicurativo; se si verifica l’evento, egli riceve da chi vende protezione l’importo scommesso (il valore del CDS dipende quindi dalla probabilità del verificarsi dell’evento).

Il CDO sintetico è il derivato che più si avvicina alla scommessa, perché non presuppone alcuna proprietà o diretto interesse nel titolo sottostante. Per tornare alla metafora, scommettevo sulla vittoria della Reatina AC, ma non ne ero in alcun modo azionista.

Note

1.  www.sec.gov/litigation/complaints

2.  The New YorkTimes, Financial Times.

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