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Intervento alla Tavola Rotonda “L’ambiente tra diritto individuale e interesse collettivo”, Università di Roma La Sapienza, 21 gennaio 2010

di - 30 Aprile 2010
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Sarebbe estremamente utile che si potessero convocare continue conferenze in materia di ambiente, promosse dalla politica nazionale, non solo per fare il calcolo delle risorse disponibili in chiave di sistema, a causa delle esigenze di risanamento dei conti pubblici che consigliano di agire di concerto per concentrare gli interventi, non solo sul modo di spendere i fondi che affluiscono sempre in modo esiguo, ma soprattutto in quanto ogni scelta politica, amministrativa nasce con a fianco delle valutazioni ambientali, che è bene siano fatte sin dall’inizio, prima che si arrivi all’emergenza ambientale, prima che il treno sia già partito e in corsa.
Gli effetti negativi dell’erarializzazione sono molti: il primo è l’attenuazione della tutela dei diritti soggettivi, il secondo è la tensione fra amministrazione e giustizia,questione irrisolta, il terzo è la separazione fra le politiche di settore dalle politiche ambientali.
Per non chiudere con una nota negativa , c’è da dire che tra le più moderne tecniche ci sono quelle per cui il diritto amministrativo simula il mercato: le tecniche dell’ecologia di mercato possono portare ad un ulteriore sviluppo verso l’obiettivo di una democrazia ecologica dal basso.
In primo luogo perché esse, pur concepite spesso a livello internazionale, richiedono un’attuazione locale.
In ciò si accompagnano ad uno sviluppo dell’amministrazione ambientale in senso federalista e decentrato o deconcentrato. E tale sviluppo è vitale per poter concepire una democrazia ecologica.
In secondo luogo perché esse appaiono ben consone all’economia di mercato ed agli interessi che si muovono nella società civile. E nessuna democrazia ecologica è possibile senza il coinvolgimento della società civile (che può fare ben più dell’amministrazione in tema di ambiente).
Certo, siamo lontani dai mutamenti che sarebbero necessari, mutamenti nei paradigmi concettuali del diritto privato, ancora troppo incentrato su un concetto egoistico/individualistico della proprietà che mette in ombra l’interesse ambientale.
L’ecologia di mercato è tuttavia già una realtà.
Sicuramente vi sono già dei meccanismi, per esempio nel trattato di Kyoto, che consentono lo sviluppo di mercati che hanno come scopo la protezione dell’ambiente. Si pensi al mercato del commercio dei c.d. “permessi ad inquinare”: si stabiliscono delle quote massime di emissioni nocive di CO2, responsabili dei cambiamenti climatici, e queste quote vengono ripartite fra gli Stati, che a loro volta le ripartiscono fra le imprese.
C’è un tetto di sopportabilità delle emissioni, che va specificato Stato per Stato e fra le imprese, ma il meccanismo non è rigido, l’assegnazione delle quote è mobile, ed i permessi ad inquinare talvolta sono legati ad investimenti che vengono fatti verso i Paesi in via di sviluppo o dell’ex Unione Sovietica, che valgono diritti ad inquinare: quindi i permessi sono collegati strettamente alla capacità dell’impresa di effettuare investimenti sostenibili.
Altro meccanismo molto simile è quello vigente in materia di certificati verdi, nel mercato delle energie rinnovabili; anche qui il presupposto di tutto è che le imprese per una certa quota hanno l’obbligo – che quindi è una sorta di limitazione alla libertà d’impresa – di produrre con energie rinnovabili.
Questo non vuol dire che tutte le imprese sono in grado di produrre energie rinnovabili, ma possono acquistare i c.d. certificati verdi dalle aziende che le producono e che a loro volta hanno un duplice vantaggio: produrre energie rinnovabili e vendere l’emissione del certificato verde. Ogni kW prodotto da energia rinnovabile dà diritto ad un certificato verde che viene scambiato nel mercato: dei certificati verdi si occupa la borsa elettrica, che è un mercato specializzato nell’energia.
Alla fine il diritto ambientale non è solo un diritto speciale nel mercato, nel diritto dell’economia, ma un pezzo importante di questo settore specialistico della produzione dell’energia, un pezzo importante del “diritto del mercato” e non solo un diritto da conoscere per chi vuole operare “nel mercato”.
Ciò ci dà l’idea di come siamo passati dalla fase aurorale alla fase matura del diritto ambientale.

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