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Intervento alla Tavola Rotonda “La questione ambientale”, Università di Roma La Sapienza, 15 gennaio 2010

di - 15 Febbraio 2010
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Aggiungiamo a questo il dato rassicurante che la Siberia ha un consumo di 50 miliardi di tonnellate di acqua dolce all’anno a fronte di una raccolta di 4500 miliardi di tonnellate, c’è un margine così ampio che permetterà di irrigare non solo le coltivazioni ma anche di esportare l’acqua proprio come ora viene esportato il gas. Desidero ripeterlo: la Siberia ha 4500 miliardi di tonnellate di acqua e ne usa solo 50, non è una situazione senza speranze.
Nonostante questo, sorgono spontanee altre preoccupazioni: chi andrà a coltivare la Siberia?
Se immaginate la penisola indiana desertificata e una Cina in buona parte desertificata, 2 miliardi e mezzo di cinesi ed indiani dove andranno?
Ci si aspettano nei prossimi 100 anni cambiamenti che dal punto di vista scientifico sono drammatici ma non sono meno drammatici da un punto di vista sociale. E per esemplificarlo, concludo dicendo che i Cinesi hanno un piano (fortunatamente allo stato solo un piano) per deviare il corso dei grandi fiumi indiani che hanno origine sull’Himalaya, che si trova in territorio cinese, rifornendosi così d’acqua a spese degli indiani. Immagino sia inutile sottolineare la gravità di un conflitto su una risorsa così fondamentale, fra due potenze entrambe dotate di armi atomiche.

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