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Promesse e pericoli del federalismo: il caso dell’Italia

di - 2 Dicembre 2009
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1.  L’idea di fondo è che il federalismo, riproducendo le condizioni concorrenziali nel mercato per la fornitura dei servizi pubblici locali finanziati con le imposte, porti all’efficienza allocativa. Il decentramento è certamente da preferire se la concorrenza tra i clubs, i comuni e le regioni soddisfa meglio le preferenze dei cittadini e aumenta l’efficienza tramite la riduzione dei costi unitari dei servizi. Spesso però la concorrenza tra le giurisdizioni non si rivolge ai servizi ma diventa un’indesiderabile spinta alla riduzione delle proprie imposte[10]. Il problema dell’assegnazione delle imposte ai vari livelli di governo non è irrilevante rispetto ai risultati; la letteratura ha raggiunto sulla questione ben note conclusioni, come le imposte patrimoniali ai governi locali in quanto basate sul principio del beneficio. La ragione principale a favore del federalismo è che esso raggiungerebbe l’efficienza allocativa quando le condizioni economiche fossero vicine a quelle assunte nel modello di Tibout (56). In un’economia molto dinamica e flessibile, i cittadini si muoverebbero da una giurisdizione all’altra in cerca della combinazione, per loro ottima, tra servizi forniti e imposte prelevate (modello noto anche come “voto con i piedi”). Più l’economia è dinamica e più è sana e salutare la concorrenza tra le giurisdizioni. In nessun paese ovviamente queste ipotesi si sono mai realizzate pienamente ma nel nostro paese esse sono state, ed ancora lo sono, completamente assenti ; nessuno può negare che lo scenario italiano nemmeno si avvicini a quello supposto per il buon funzionamento del federalismo e basta pensare al mercato delle abitazioni e del lavoro per rendersi conto di quanto affermato.

2.  Pur accettando l’ipotesi di lavoro che il federalismo aumenti l’efficienza, certi vantaggi del centralismo non dovrebbero essere del tutto dimenticati soprattutto in un paese come il nostro nel quale le dimensioni territoriali e di ricchezza, sono così diverse. Ciò che non dovrebbe essere dimenticato sono le economie di scala e gli effetti di traboccamento (spillover) perchè solo quando si sia davanti a beni pubblici locali senza effetti di traboccamento il federalismo porta l’efficienza (l’economie di scala sarebbero più che compensate dai benefici del decentramento se appunto si trattasse di beni pubblici locali senza spillover). E’ il caso di sottolineare come pochi siano i beni pubblici veramente locali? Ma supponiamo anche che ne siano stati individuati un certo numero, per poter ottenere l’efficienza tramite la concorrenza tra giurisdizioni nella fornitura di tali servizi, le giurisdizioni dovrebbero essere simili in termini di forza economica e grado di sviluppo. Si sa quanto diverse siano le nostre giurisdizioni locali in termini territoriali, tasso di crescita e ricchezza economica, tanto da doversi riconoscere un dualismo persistente e non limitato agli aspetti di ricchezza economica. Altrettante disparità si rilevano nei confronti dell’istruzione, dei trasporti, della giurisdizione civile, dell’economia sommersa tanto per citarne alcuni importanti. Nel Sud del paese la frequenza alla scuola dell’obbligo non è rispettata e, non sorprendentemente, i risultati degli studenti delle scuole superiori sono più modesti di quelli del Centro-Nord (peraltro non lusinghieri). Il sistema del trasporto pubblico locale ugualmente mostra molte diversità sebbene il settore sia interessato, dal 1997, da una riforma nazionale. Secondo questa riforma, ispirata alla filosofia della privatizzazione/liberalizzazione, per esempio, la scelta dell’impresa cui affidare la fornitura del servizio dovrebbe avvenire preferibilmente attraverso aste competitive (concorrenza per il mercato); ma è un fatto che nel Nord ciò sia avvenuto nel 58,7% dei casi, nel Centro nel 66,6% e nel Mezzogiorno soltanto nell’11,1% dei casi. Analogamente mentre i ricavi per occupato sono intorno agli 83000 Euro nel centro-nord, nel Mezzogiorno sono solo di 37500[11]. E tanto per spaziare in campi alquanto diversi si può prendere atto di come la durata media dei procedimenti civili sia molto più alta nel Sud che nel Centro-Nord e come anche il numero dei procedimenti iniziati sia maggiore al Sud che nel resto del paese e come lo “stock” dei procedimenti pendenti sia molto più grande al Sud, sia esso dovuto a deficit di strutture che a più bassa produttività[12]. Infine, il fenomeno dell’economia sommersa non solo è più esteso al Sud che nelle altre aree del paese ma è anche qualitativamente diverso[13].

     

       

         

          Note

          10.  Il caso della tassazione del capitale in Europa (ma si potrebbe estendere al Mondo) è un esempio molto significativo: gli stati competono nell’attrarre investimenti di capitale straniero tramite la riduzione della tassazione.

          11.  Bentivoglio-Del Colle,

          Occasional Papers

              , B.I., n.20, 2009

              12.  Carmignai-Giacomelli,

          Occasional Papers

              , B.I., n. 40, 2009

              13.  Bovi-Castellucci,

          Cosa sappiamo dell’economia sommersa in Italia al di là dei luoghi comuni? Alcune proposizioni empiricamente fondate

              , in

          Economia Pubblica

              , n.6, 2001.

              Pagine: 1 2 3 4 5 6 7


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