Consiglio Europeo di Bruxelles 29 – 30 ottobre 2009

Il 29 e 30 Ottobre 2009 si è tenuta a Bruxelles una riunione del Consiglio Europeo nel corso della quale sono state affrontate una serie di importanti tematiche connesse alle criticità ambientali e alla preparazione della posizione negoziale da adottare in sede di Conferenza internazionale sul clima (UNFCCC) programmata per il prossimo Dicembre a Copenhagen. Riportiamo nel seguito i punti più significativi delle conclusioni della Presidenza del Consiglio Europeo.

1)    Il clima sta cambiando più velocemente di quanto previsto e i rischi che ne derivano sono già percepibili. Si assiste al diffuso scioglimento dei ghiacci, all’innalzamento del livello globale dei mari e all’aumento della frequenza, intensità e durata di alluvioni, siccità e periodi di caldo estremo.
2)     A poche settimane dalla conferenza di Copenaghen, l’Unione europea è più che mai determinata a svolgere un ruolo trainante e a contribuire al raggiungimento di un accordo globale, ambizioso e completo. È necessario che tutte le parti imprimano nuovo slancio al processo di negoziazione e che se ne acceleri l’andamento.
3)    L’accordo di Copenaghen deve comprendere disposizioni in ordine all’obiettivo dei 2°C, a impegni ambiziosi di riduzione delle emissioni da parte dei paesi sviluppati, ad azioni di mitigazione adeguate da parte dei paesi in via di sviluppo, all’adattamento, alla tecnologia e a un patto in materia di finanziamento. Il Consiglio europeo sottolinea l’esigenza di un accordo giuridicamente vincolante per il periodo che decorre dal 1° gennaio 2013, che si basi sul protocollo di Kyoto e ne riprenda gli elementi essenziali. Il Consiglio europeo riconosce altresì la necessità che tutti i paesi, compresi quelli che attualmente non sono vincolati dal protocollo di Kyoto, adottino misure immediate.
4)    Il Consiglio europeo esorta tutte le parti ad aderire all’obiettivo dei 2° C e a concordare l’obiettivo di conseguire, entro il 2050, una riduzione delle emissioni a livello globale di almeno il 50%, e, nel quadro di tale riduzione a livello globale, riduzioni aggregate delle emissioni dei paesi sviluppati di almeno l’80-95% rispetto ai livelli del 1990.
5)    L’Unione europea si adopera in prima linea per combattere i cambiamenti climatici. Si è impegnata a decidere di passare entro il 2020 a una riduzione del 30% rispetto ai livelli del 1990 quale offerta condizionata ad un accordo globale e completo per il periodo successivo al 2012, purché altri paesi sviluppati si impegnino a loro volta ad analoghe riduzioni delle emissioni e i paesi in via di sviluppo contribuiscano adeguatamente in funzione delle loro responsabilità e capacità rispettive.
6)    L’intervento isolato dell’Unione europea non sarà sufficiente. Il raggiungimento di un accordo completo e ambizioso è possibile soltanto se tutte le parti contribuiscono al processo. Anche gli altri paesi sviluppati dovrebbero dimostrare la loro leadership ed impegnarsi ad operare ambiziose riduzioni delle emissioni e ad aumentare gli impegni attuali. I paesi in via di sviluppo, specialmente quelli più avanzati, dovrebbero impegnarsi con misure di mitigazione adeguate che rispecchino le loro responsabilità comuni ma differenziate e le rispettive capacità. Il Consiglio europeo sottolinea la necessità di procedere alla misurazione, notifica e verifica (MRV) delle azioni di mitigazione in tutti i paesi.
7)    L’adattamento è un elemento necessario che deve essere affrontato in modo esauriente nell’accordo di Copenaghen. Il Consiglio europeo ricorda la proposta di istituire, nell’ambito dell’accordo, un quadro d’azione per l’adattamento. Rileva l’esigenza di aumentare il sostegno all’adattamento nei paesi in via di sviluppo, fino al 2012 e oltre.
8)    Il Consiglio europeo sottolinea l’importanza di predisporre incentivi per coinvolgere il settore privato nella cooperazione tecnologica. Occorre intensificare in modo significativo le attività di R&S, fissare gli obiettivi tecnologici globali e diffondere tecnologie sicure e sostenibili.
9)    Un patto in materia di finanziamento sarà al centro dell’accordo di Copenaghen. È necessario aumentare in modo graduale ma significativo i flussi supplementari di finanziamento pubblici e privati per aiutare i paesi in via di sviluppo ad attuare strategie ambiziose di mitigazione e adattamento.
10) L’UE è disposta ad assumersi la sua parte dello sforzo globale stabilendo un traguardo di mitigazione ambizioso, consentendo le compensazioni e fornendo la sua parte di sostegno pubblico. Il Consiglio europeo approva la stima della Commissione, secondo cui il costo incrementale netto totale della mitigazione e dell’adattamento nei paesi in via di sviluppo potrebbe ammontare a circa 100 miliardi di EURO l’anno entro il 2020, da sostenere mediante la combinazione di tre elementi : i) gli efforts dei paesi interessati ii) il mercato internazionale del CO2 iii) i finanziamenti pubblici internazionali.

11) Il livello totale del sostegno pubblico internazionale richiesto è stimato attorno ai 22-50 miliardi di EURO l’anno entro il 2020, sulla base di un’equa ripartizione degli oneri a livello globale in linea con il criterio di ripartizione che deve essere convenuto dalle parti, del regime di governance e di un’erogazione in vista di azioni di mitigazione specifiche e di strategie di sviluppo/piani di crescita ambiziosi a basse emissioni di CO2. Questa forchetta potrebbe essere ridotta in previsione del vertice di Copenaghen.
12) Un quadro istituzionale di governance efficace ed efficiente deve essere elaborato in anticipo sui finanziamenti. Il Consiglio europeo appoggia l’istituzione di un forum/organismo di alto livello, sotto la guida della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), che fornisca tra l’altro una panoramica delle fonti internazionali di finanziamento per il clima nei paesi in via di sviluppo.
13) Tutti i paesi, salvo quelli meno avanzati, dovrebbero contribuire al finanziamento pubblico internazionale secondo un criterio di ripartizione globale e completo, basato sui livelli di emissione e sul PIL, per rispecchiare sia la responsabilità delle emissioni globali sia la capacità contributiva, con un peso significativo sui livelli di emissione. La ponderazione delle emissioni dovrebbe aumentare col passare del tempo per tener conto degli adeguamenti delle economie. L’UE e i suoi Stati membri sono pronti ad assumersi la loro parte del finanziamento pubblico internazionale totale.
14) Il Consiglio europeo sottolinea l’importanza di un sostegno pubblico internazionale rapido nel contesto di un accordo di Copenaghen completo, equilibrato ed ambizioso. Lo scopo dovrebbe essere quello di prepararsi ad agire in modo efficace ed efficiente a medio e lungo termine e di evitare che interventi ambiziosi vengano ritardati, con un accento particolare sui paesi meno avanzati. Prendendo atto della stima della Commissione, secondo cui è necessario un finanziamento totale di 5-7 miliardi di EURO all’anno per i primi 3 anni successivi ad un accordo ambizioso a Copenaghen, il Consiglio europeo sottolinea che un importo sarà determinato alla luce dell’esito della conferenza di Copenaghen. L’UE e gli Stati membri in tale contesto sono pronti a contribuire con una percentuale adeguata di tali costi.
15) Il Consiglio europeo sottolinea il ruolo delle azioni di mitigazione nella destinazione dei suoli, nel cambiamento di destinazione dei suoli e nella silvicoltura, in particolare creando incentivi per la riduzione della deforestazione e del degrado delle foreste e per la gestione sostenibile delle foreste nei paesi in via di sviluppo. Dovrebbe essere messo a punto un meccanismo fondato sui risultati che riconosca le riduzioni delle emissioni accertate.

La stampa internazionale ha così commentato i risultati del vertice:

“European Union leaders agreed Friday to contribute to a fund helping develop­ing countries tackle global warming, but critics said the bloc had failed to do enough to kick-start stalled talks on reaching a global agreement on climate change by the end of the year.

The offer disappointed many environ­mental campaigners by making the contribution conditional on donations from other nations across the industrialized world, and by failing to identify a precise figure Europe would contribute to the global pot, which the E.U. said could amount to as much as €50 billion, or $74 billion, by 2020” [1].

Note

1.  Cfr. International Herald Tribune del 31 ottobre/1 novembre 2009.