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Avvocati e concorrenza

di - 11 Novembre 2009
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Gli ordini affermano una cosa, l’Antitrust un’altra, il Governo un’altra ancora. Il punto è semplice. Siamo di fronte a norme comunitarie non programmatiche ma vigenti, e in virtù di queste l’avvocato è impresa e soggetto alle norme sulla concorrenza. Se non saranno i professionisti a reagire verso una modifica, sarà la comunità a porli davanti a delle regole a cui non potranno sottrarsi.
Per tale ragione è velleitario sostenere ideali e privilegi, già a priori non condivisi nel contesto europeo. Per l’avvocato, sarebbe più utile calarsi nella prospettiva di un mercato unico comunitario della professione, e chiedersi in qualità d’imprenditore come sviluppare il proprio servizio, per renderlo più efficiente e soprattutto più competitivo.
Non resta ora che attendere la reazione degli avvocati italiani. Certo è che in un mercato l’inerzia non giova, ma facilita solo i concorrenti stranieri a emergere escludendo gli operatori più deboli dal gioco competitivo.
Non è solo il legislatore che si trova oggi a dover compiere delle scelte ma lo stesso professionista, i cui comportamenti saranno sempre meno dettati da norme, diventeranno frutto di decisioni strategiche tipiche di un imprenditore.
Per tale motivo i professionisti e gli ordini sono chiamati a sviluppare una visione imprenditoriale, ad aprire un confronto al proprio interno perché questa visione sia condivisa.
Essi devono prendere parte ai processi decisionali e politici ad ogni livello, tenendo presente che la società attuale è una società mutata, evoluta, globalizzata, dove antichi privilegi divengono indifendibili.
L’auspicio è, da un lato, che le decisioni finali riflettano gli interessi e le esigenze della categoria, dall’altro che quelle decisioni corrispondano alle esigenze della società attuale. A differenza del passato essa pone in primo piano un mercato, delle imprese, e un obiettivo economico d’efficienza.
Dibattere su privilegi insostenibili significherebbe relegarsi ai margini del processo decisionale, lasciando ad altri di determinare le regole concernenti la propria professione.

Materiali collegati:

Osservazioni sulla segnalazione AGCM del 21 settembre 2009 in ordine al DDL di riforma della professione forense

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