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Avvocati e concorrenza

di - 11 Novembre 2009
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2. L’Italia
In Italia i dettami comunitari hanno trovato parziale applicazione nella legge Bersani dell’agosto 2006[7], primo importante tentativo verso la liberalizzazione delle professioni. Gli interventi previsti da questa legge si sostanziano nell’abrogazione delle tariffe fisse o minime, del divieto di pubblicità e del divieto di fornire il servizio professionale di tipo interdisciplinare da parte di società di persone e di associazioni di professionisti.
La “Bersani” sembra, a tutti gli effetti, seguire la logica auspicata dalla Commissione europea[8] e dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, le quali hanno invitato in diverse occasioni gli Stati Membri a snellire le normative professionali favorendo la concorrenza.
In Italia l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (“AGCM”) ha sempre affermato e sostenuto i dettami comunitari, come dimostra l’indagine conoscitiva nel settore delle professioni avviata nel 1994.
Fin dai suoi primi interventi l’AGCM ha definito, da un lato, la necessità di regolare le professioni intellettuali in maniera più rigorosa rispetto alle altre; dall’altro, l’esigenza di abrogare le norme lesive della concorrenza che non trovano una reale giustificazione in un’ottica di tutela del consumatore.
L’AGCM non propone di abolire le regole che garantiscono un minimo di qualità di servizio, ma solo quelle che non rispondono a un preciso interesse pubblico, o i cui vantaggi non prevalgono sugli svantaggi percepiti dai consumatori.
In Italia purtroppo si configurano arretratezza del sistema e assetti regolamentari delle professioni non ottimali.
Alcuni studi economici[9] dimostrano che assetti troppo restrittivi limitano l’esercizio dell’attività professionale, riducendone l’efficienza.
Nella già citata Comunicazione[10], la Commissione ha affermato che l’Italia è seconda solo alla Grecia per assetti restrittivi della concorrenza nelle professioni. Identifica al contrario come esempio positivo il Regno Unito, che attraverso una regolamentazione più snella ha reso efficienti i servizi legali.

3. Il Regno Unito
Il governo inglese interpella spesso l’Office of Fair Trading, che corrisponde alla nostra Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, per ricerche, pareri e studi in materia di concorrenza dei servizi legali, senza però mai trascurare la voce degli ordini, la Law Society e il Bar Council, che rappresentano le categorie dei solicitors e dei barristers.
Un punto di forza del Regno Unito è rappresentato senza dubbio dalla stretta collaborazione fra i diversi organi e le istituzioni coinvolte.
Governo, professioni, ordini ed Autorità Garante cooperano con studi, scambi d’informazioni e pareri per un miglioramento in termini d’efficienza dei servizi legali.
Probabilmente non è l’unico fattore che ha permesso di sviluppare e modificare la disciplina nel Regno Unito, ma sicuramente è uno dei più rilevanti.
Attraverso un’intensa e coordinata collaborazione fra ordini, governo e Autorità, l’Italia potrebbe trovare un compromesso in grado di emancipare la propria disciplina nazionale.
La legge Bersani costituisce un punto di partenza, e l’esempio inglese un utile  riferimento come stimolo di riforma per il nostro Paese.

Note

7.  Legge n. 248 del 4 agosto 2006, G.U. n.186 dell’11 agosto 2006.

8.  V. Comunicazione della Commissione, Relazione sulla concorrenza nei servizi professionali, COM(2004) 83 definitivo, Bruxelles, 9.2.2004.

9.  Crf. Nota 7.

10.  Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – I servizi professionali – Proseguire la riforma – Seguito alla relazione sulla concorrenza nei servizi professionali, COM(2004) 83 del 9 febbraio 2004 (SEC(2005) 1064).

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