Intervento alla giornata di studio su Sergio Steve, promossa dalla Società italiana di economia pubblica, tenutasi a Roma presso l’Università di Roma “La Sapienza”, Facoltà di Economia, il 27 febbraio 2009
Il magistero intellettuale, morale e scientifico di Sergio Steve nella prospettiva personale di un allievo
1. Magistero oggettivo e soggettivo
2. Magistero di vita e di pensiero
3. Indipendenza, responsabilità, etica laica
4. La responsabilità dell’intellettuale verso se stesso. Il conflitto con il ‘wishful thinking’
5. La responsabilità dell’intellettuale verso gli altri. Il conflitto con gli interessi estranei
6. La cultura dell’indipendenza. Il conflitto con l’imitazione-ripetizione
7. L’economia è storia ma la storia non è economia
8. Il conflitto con l’ideologia. La confusione tra economia e moralità
9. Storia e teoria. L’economia è scienza ma non la fisica della società
10. Gli interessi comuni, la scienza delle finanze, lo stato
1. Magistero oggettivo e soggettivo
In questo intervento mi propongo di spiegare per quali ragioni e in che senso Steve è stato un maestro di vita, di pensiero e di scienza economica. Per evitare di essere frainteso, e per minimizzare eventuali noiose ripetizioni di ciò che hanno detto e diranno altri in questa e in altre sedi, chiarisco per prima cosa un punto. Non mi riferisco a un ipotetico suo magistero in senso oggettivo, ossia, per così dire, con valenza erga omnes. Mi riferisco al magistero da lui esercitato su di me, e dunque ben delimitato in due sensi. La prima delimitazione riguarda il carattere soggettivo dei suoi contenuti. Si tratta di cose che io, sulla base della mia frequentazione con lui, come allievo nella mia giovinezza, come amico e collega di professione nella mia maturità, come lettore dei suoi scritti, ho creduto e sono stato capace di ricevere ed ereditare da lui, non nella forma passiva – morta – dell’imitazione e ripetizione, ma in quella indipendente – viva – della loro trasformazione in convincimenti e sentimenti miei personali. Sono segni che egli ha impresso nella mia personalità, e che si sono trasformati in fattori di sviluppo del mio atteggiamento verso la vita, gli altri, il mestiere di insegnante e ricercatore. E’ dunque un magistero dichiaratamente filtrato dalla mia esperienza e interpretazione personali. La seconda delimitazione segue dalla prima. Altri che hanno conosciuto, frequentato e letto Steve in un contesto umano, generazionale, professionale simile o diverso dal mio, possono aver raccolto da lui un magistero diverso per contenuti e enfasi da quello che ho raccolto io, o anche – perché no – non riconoscere affatto in lui un buon maestro. In via di principio ritengo che le più diverse posizioni al riguardo possano tutte essere altrettanto rispettabili. Può darsi che un profilo oggettivo, erga omnes, del magistero di coloro i quali sono da una larga opinione riguardati come maestri esista, e che si possa cercare di ricostruirlo. Ma può anche darsi che un tale profilo oggettivo semplicemente non esista, perché un magistero esiste solo nei segni viventi che lascia in coloro che lo raccolgono, e questi segni ne sono dunque i soli contenuti, in generale diversi a seconda della personalità dei loro portatori. Sulla disputa non ho certezze. La richiamo soltanto per sottolineare che propendo per la seconda posizione e che la adotto qui come metodo di lavoro. Il mio discorso sarà volto non tanto a ricostruire scrupolosamente elementi oggettivi della sua figura, quanto appunto a mettere a fuoco alcune cose che io ho ereditato da lui, senza pregiudizio di eredità diverse e forse anche in contrasto con la mia.
2. Magistero di vita e di pensiero
Come figura pubblica Steve è stato un uomo della cultura, del pensiero, degli studi, dell’insegnamento. Quando parlo del suo magistero di vita e di pensiero mi riferisco a lui in tale sua veste, nella quale i due piani non sono scindibili. Dico questo perche il concetto di magistero di vita è in realtà molto comprensivo. Sappiamo bene che anche un uomo senza lettere, senza notorietà, senza particolari doti di intelligenza può essere stato, per le azioni che ha saputo compiere, le scelte che ha saputo fare, la generosità, il coraggio, la modestia, ecc., un maestro di vita molto più di un illustre scienziato ed educatore. Poiché molti hanno definito Steve un maestro di vita, e poiché non amo le celebrazioni rituali, voglio precisare che io non uso qui il concetto in questo senso generale, bensì in quello rigorosamente ristretto di cui sopra. Della vicenda umana complessiva di Steve ho sempre saputo pochissimo e dunque non posso dire praticamente nulla circa la sua esemplarità.