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La separazione della rete di telefonia fissa

di - 20 Marzo 2009
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1. Il tema della separazione (contabile-amministrativa, funzionale o strutturale) dell’infrastruttura della rete fissa di telefonia dell’ex-monopolista (cd. incumbent) interessa tutti gli ordinamenti, e in particolare l’Italia.
Da un lato c’è bisogno di garantire l’uguaglianza di accesso alla rete ai concorrenti dell’incumbent: detta uguaglianza è necessaria affinché gli operatori alternativi (cd. OLO) possano fornire servizi ai clienti a condizioni competitive, in ordinamenti nei quali gli ex-monopolisti detengono ancora quote di mercato significative.
Dall’altro lato è necessario finanziare la costosa NGN (next generation network), la rete di nuova generazione in fibra ottica la quale, una volta realizzata, consentirà una trasmissione di dati molto più veloce dell’attuale e permetterà la fornitura di nuovi servizi, con un conseguente impatto positivo sullo sviluppo economico del paese.

2. Queste tematiche citate hanno assunto un’importanza crescente in questi ultimi due anni, e l’attualità delle stesse è testimoniata da diverse vicende: dalla recente consultazione presso la Commissione IX (Trasporti, Poste e Telecomunicazioni) della Camera dei Deputati sull’assetto e le prospettive delle nuove reti del sistema delle comunicazioni elettroniche al procedimento relativo alla valutazione della proposta di impegni presentati ai sensi della legge 248/06 dalla società Telecom Italia (concluso  con Delibera n. 718/08/CONS); alla consultazione AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) avviata con atto n. 208/07/CONS (sugli aspetti regolamentari relativi all’assetto della rete di accesso fissa ed alle prospettive delle reti di nuova generazione a larga banda) al progetto di cd. emendamento Gentiloni (art. 52 Ddl cd. Bersani “Misure per il cittadino consumatore… nonché interventi in settori di rilevanza nazionale” – atti del Senato n. 1644 della XV legislatura), fino al recente cd. Rapporto Caio, al momento ancora inedito. Di queste vicende si renderà conto nel presente articolo.

3. Vi è stato un mutamento di approccio rispetto alle problematiche in esame, in quanto i temi dell’uguaglianza di accesso e degli investimenti nelle infrastrutture sono stati affrontati fino a poco tempo fa nella convinzione che lo sviluppo della concorrenza nel settore delle telecomunicazioni avrebbe prodotto anche un aumento degli investimenti. Questa certezza però si è progressivamente  indebolita allorché si è visto che la riduzione dei profitti prodotta da una forte concorrenza non consente di destinare ingenti capitali ad investimenti strutturali.
Il disincanto tuttavia non ha fatto abbandonare il tentativo di cercare soluzioni che potessero risolvere contemporaneamente entrambi i problemi. Qualsiasi proposta però non può comunque prescindere dalla previsione di un intervento sulla struttura o l’attività dell’incumbent, che detiene la rete.

4. Un primo approccio nel nostro ordinamento è consistito nel tentativo di imporre all’incumbent la separazione funzionale della rete, ossia l’affidamento della gestione della stessa ad una divisione diversa e separata da quella che si occupa dei rapporti commerciali.
A seguito delle voci di una possibile acquisizione in mani straniere della rete[1], è stato proposto il citato emendamento Gentiloni, con l’intenzione di conferire all’AGCOM detto potere, come misura estrema per ottenere l’uguaglianza di accesso.
Questo approccio prendeva a modello l’incumbent inglese, British Telecom che, sotto minaccia di Ofcom, il regolatore inglese, aveva nel 2006 adottato la separazione funzionale e a tal fine varato una propria divisione, Openreach, autonoma e con proprio marchio, con la missione di gestire la rete.
La correttezza dell’operato di Openreach è controllata da un Board indipendente, per la maggioranza nominato con l’approvazione di Ofcom, con il compito di vigilare sul rispetto degli undertakings (impegni) e di notificare all’Autorità delle Comunicazioni la violazione degli stessi: la violazione degli undertakings può essere fatta valere in giudizio.
Gli undertakings servono a garantire il funzionamento delle “muraglie cinesi” tra le diverse divisioni (accesso, ingrosso e commerciale): il personale di  Openreach è situato in una sede dedicata, non accede alle politiche e alle informazioni commerciali, deve rispettare un apposito codice di condotta e gode di un apposito sistema di premi e incentivi. Openreach ha infine un piano autonomo di investimenti sulla rete d’accesso.
Questa soluzionenon è risultata però esente da difetti: l’implementazione della separazione ha infatti costi elevati; è discusso che la separazione funzionale possa rappresentare in ogni contesto la soluzione migliore (nel Regno Unito il livello di concorrenzialità e di evoluzione tecnologica era nettamente inferiore ad altri Stati europei, Italia compresa e ciò ha giustificato la scelta per la separazione funzionale); la separazione può produrre come effetto l’acquisizione per l’incumbent di nuove quote di mercato, dal momento che dovrebbe logicamente produrre un allentamento degli obblighi asimmetrici; la separazione funzionale richiede la collaborazione della società interessata; è difficile da verificare se a seguito della separazione vi sia incentivazione all’investimento; non vi è certezza che la nuova divisione non assuma un atteggiamento di favore nei confronti dell’incumbent (si sono infatti verificati esempi di questo tipo).
Questo primo approccio non ha avuto buon esito: l’emendamento Gentiloni non è diventato legge, a causa della fine anticipata della legislatura: tuttavia il progetto sarebbe stato difficilmente accolto sia per le criticità citate, che per la difficoltà di imporre la separazione funzionale in assenza di un quadro comunitario che lo prevedesse.

Note

1.  Per tutti, Il Sole 24 ore: Moreno (America Movil) assicura: «Non vogliamo lo spezzatino di Telecom», 10.4.2007.

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