Il Sistema Idrico Integrato tra conflitti d’interesse e ruolo delle Autorità di vigilanza.
L’Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici non ha mancato di prendere posizione sul tema. Nella propria Relazione Annuale al Parlamento per il 2007, dando conto dei risultati dell’indagine conoscitiva condotta sul settore idrico nazionale, ha affermato, impietosamente, che le principali criticità determinate dal sistema vigente sono da individuare, tra le altre, nella <<sovrapposizione delle competenze di indirizzo e controllo con quelle della gestione con evidente contrapposizione di interessi; nel diffuso affidamento del servizio a società “in house”, a società miste con soci privati individuati senza procedura di gara o ancor peggio con affidamenti diretti o a trattativa privata>>.
L’Autorità si è, poi, soffermata su alcuni aspetti particolarmente significativi dell’attuale sistema ed è entrata nel merito delle questioni reali: <<Nella sostanza, alla data del 30 ottobre 2007 solo il 47% degli ATO ha provveduto alla realizzazione del servizio idrico integrato così come previsto dalla normativa emanata nel 1994. Difficoltà di tipo culturale e tecnico-organizzativo, la prevalenza di logiche campanilistiche ereditate dal passato, nonché le difficoltà legate agli affidamenti in-house in relazione alle sentenze della Corte di Giustizia europea, hanno fatto si che l’azione riformatrice prefigurata dal legislatore, ed in particolare la netta distinzione del momento di indirizzo e controllo (proprio del soggetto pubblico) da quello della gestione (proprio del soggetto affidatario), non sia sta sostanzialmente realizzata neanche negli ATO in cui si è proceduto agli affidamenti del servizio….E’ altrettanto evidente come l’ingresso di nuovi imprenditori nel settore sia stato solo marginale. Ne risulta un panorama di operatori certamente ridotto, ma costituito da imprese legate ad assetti proprietari pubblici e ad un dimensionamento, al più interregionale, afflitto da un macroscopico nanismo se il confronto si sposta ai competitori internazionali>>.
Le disfunzioni del sistema idrico nazionale, caratterizzato da opere incompiute ed acquedotti fatiscenti si riflettono oltre che sulla qualità dei servizi erogati, tra l’altro estremamente disomogenea tra le varie aree del Paese, anche sull’osservanza ed applicazione delle norme di legge. Per queste ragioni, come rilevato opportunamente dallo stesso Comitato di vigilanza sulla rete, la determinazione dei livelli di servizio non dovrebbe essere affidata esclusivamente alle Autorità d’Ambito e, quindi, confinata in ambito locale ma <<dovrebbe avvenire a partire da livelli minimi garantiti e secondo regole e parametri fissati a livello regionale e nazionale>>.
All’accentuazione della gravità e del numero delle emergenze del servizio idrico ha corrisposto, infatti, un significativo incremento delle deroghe alla normativa sui contratti pubblici.
Per queste ragioni, l’Autorità di Vigilanza sui contratti ha, conclusivamente, affermato che <<Se l’impianto normativo …appare coerente e funzionale, è invece certo che la sua attuazione, a 14 anni dalla emanazione della L.36/1994, è ancora in fase di realizzazione>>.