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Il Sistema Idrico Integrato tra conflitti d’interesse e ruolo delle Autorità di vigilanza.

di - 16 Dicembre 2008
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“La buona gestione dell’acqua deve essere materia di pianificazione da parte delle autorità competenti.”, così titolava il Paragrafo 9 della “Carta Europea dell’Acqua”, adottata dal Consiglio d’Europa nel lontano 1968, statuendo che <<l’acqua è una risorsa preziosa che ha necessità di una razionale gestione secondo un piano che concili nello stesso tempo i bisogni a breve ed a lungo termine>>.

Già alcuni decenni orsono, dunque, gli Stati d’Europa presero ad occuparsi del problema della corretta gestione delle risorse idriche nazionali, discutendo e soffermandosi intorno alla necessità di adottare modelli gestionali lineari ed efficienti, che fossero in grado di coniugare le esigenze presenti con quelle future delle popolazioni, dell’industria e dell’agricoltura, in un quadro generalizzato di crescita della domanda a fronte di una sostanziale stabilizzazione delle disponibilità complessive.

A quarant’anni di distanza, mentre la gran parte degli Stati firmatari di quella Carta sembra essersi dotato di assetti regolatori e gestionali stabili e fruttuosi, in Italia il dibattito politico e giuridico sul modello di gestione più efficiente per un corretto impiego delle risorse idriche nazionali appare ancora ben lontano dal potersi considerare concluso, alimentato da cicliche contrapposizioni  tra quanti spingono nella direzione di una sempre più marcata privatizzazione del sistema e quanti, invece, sostengono la necessità di un ritorno ad una gestione interamente pubblica dell’acqua.

L’esperienza italiana ha finito, così, per partorire un modello ibrido nel quale, a vario titolo ed in varie forme, hanno trovato ingresso sia i privati che il pubblico, senza, tuttavia, che venissero mai realmente e compiutamente definiti ruoli ed attribuzioni di ciascuno dei soggetti coinvolti.
Quello che si è venuto a delineare è un sistema in costante divenire, non sufficientemente perfetto ed in quanto tale non idoneo ad assicurare quella buona gestione dell’acqua che, come evidenziato in apertura, dovrebbe consentire il soddisfacimento pieno delle esigenze presenti e future della nostra società.

L’attuale Servizio Idrico Integrato nasce con la Legge 36/94, meglio nota come Legge Galli, e si fonda, almeno nelle intenzioni del legislatore dell’epoca, su alcuni capisaldi fondamentali:
a)    la netta distinzione e separazione dei ruoli e delle funzioni di governo da quelli di gestione;
b)    l’ampliamento delle dimensioni territoriali dei sistemi di gestione dei servizi idrici;
c)    la spinta decisa alla liberalizzazione.

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