Le criticità ambientali come questione istituzionale
L’ipotesi di lavoro da cui muoviamo vede – dopo un lungo processo evolutivo – il consolidarsi delle problematiche connesse con le criticità ambientali come questione istituzionale. L’ipotesi è basata sui seguenti elementi:
1. La gravità delle problematiche ambientali emerge ormai da tempo, costantemente, in atti e sedi istituzionali internazionali del massimo livello. Un importante momento di analisi e di proposta è costituito dalla risoluzione ONU 43/53 del 1988 e dalla successiva conferenza di Rio de Janeiro del 1992 nell’ambito della quale venne adottata la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UN Framework Convention on Climate Change – UNFCCC).
2. L’UNFCCC all’articolo 2 indica come obiettivo ultimo da raggiungere “La stabilizzazione delle concentrazioni di gas a effetto serra nell’atmosfera a un livello tale che escluda qualsiasi pericolosa interferenza delle attività umane sul sistema climatico. Tale livello deve essere raggiunto entro un periodo di tempo sufficiente per permettere agli ecosistemi di adattarsi naturalmente ai cambiamenti di clima e per garantire che la produzione alimentare non sia minacciata e lo sviluppo economico possa continuare a un ritmo sostenibile”.
3. Successivamente le problematiche ambientali hanno trovato costante attenzione da parte di altre sedi istituzionali internazionali quali l’UNEP (United Nations Environment Programme), IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change)[1], le conferenze internazionali post UNFCCC (protocollo di Kyoto, accordi di Marrakesh, conferenza di Montreal, conferenza di Nairobi, conferenza di Bali). A tali momenti di incontro internazionale si aggiungono la conferenza di Poznan (che ha avuto avvio il 1° dicembre 2008 e terminerà il prossimo 12 dicembre 2008) e la conferenza di Copenaghen che si terrà nel dicembre del 2009.
4. I più recenti lavori delle istituzioni internazionali preposte all’analisi degli effetti del “Global Warming” e in particolare le analisi dell’IPCC confermano la gravità delle criticità ambientali con riferimento sia alla crescente velocità dei mutamenti climatici, e la conseguente accelerazione dei relativi impatti negativi, sia ai crescenti pericoli in ordine alle disponibilità nel tempo di riserve idriche utilizzabili dall’uomo per le necessità vitali e di produzione. In tali lavori, e in particolare nei report dell’IPCC pubblicati nel settembre 2007 e nel giugno 2008, vengono individuati più punti di attenzione: a) presenza di crescenti quantità di anidride carbonica nell’atmosfera; b) innalzamento delle temperature medie; c) scioglimento dei ghiacci e minor quantità di neve e di ghiacciai; d) innalzamento del livello dei mari; e) riscaldamento crescente delle acque dei mari e dei fiumi; f) diffondersi di fenomeni di siccità e desertificazione; g) decremento delle risorse idriche e maggiori rischi di inquinamento idrico; h) minore frequenza di giorni freddi e gelate e maggiore frequenza di giorni con ondate di calore; i) precipitazioni violente; l) diffusione di tempeste, tifoni e tornado; m) pericoli per le varie specie animali a causa dell’aumento delle temperature; n) conseguenze negative derivanti dall’incremento delle temperature per la gestione del settore agricolo e forestale; o) impatti severi dei cambiamenti climatici sui livelli di produzione agricola globale e conseguentemente sulla disponibilità di cibo per la popolazione mondiale; p) ripercussioni negative sulla funzionalità delle infrastrutture idriche; q) rischi per il mantenimento dei vari livelli esistenti di biodiversità.
Note
1. La IPCC ha vinto, insieme Al Gore, il Premio Nobel per la pace nel 2007 con la seguente motivazione “For their efforts to build up and disseminate greater knowledge about man-made climate change, and to lay the foundations for the measures that are needed to counteract such change”↑