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Presentazione del volume di A. Vercelli, Crisis and Sustainability. The delusion of free markets

di - 26 Aprile 2017
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6) Certo, la finanza ha tremato anche di suo, non solo come riflesso dell’instabilità “reale”. I suoi eccessi e limiti si sono concentrati negli Stati Uniti.  Ma, anche lì, non – come molti pensano – per difetto di Glass Steagall, ovvero per derivati ed hedge funds. Gli hedge funds hanno tenuto. Hanno invece ceduto sia broker-dealers (Bear Stearns e Lehman), sia istituti speciali ipotecari semi-pubblici (Fannie e Freddie), sia compagnie assicurative (AIG), sia banche commerciali classiche (Wachowia, Countrywide, Washington Mutual). E perché hanno ceduto? Per l’antica, banale ragione che avevano contemporaneamente assunto sia troppi rischi (per lo più non da derivati) sia troppi debiti (per lo più non da derivati). L’eccezione importante è AIG, salvata dalla Fed con un intervento di 85 miliardi di dollari dopo aver lasciato cadere Lehman pochi  giorni prima. Le perdite di AIG sono state da credit default swaps, quintessenza dei derivati, oltre che da prodotti ipotecari non derivati).

7) Ma la finanza USA ha sbandatoanche per l’errore marchiano commesso da Paulson, Bernanke e Geithner nel non salvare Lehman in quel week-end del settembre 2008, dopo aver salvato Bear Stearns e prima di salvare AIG. Pensavano che Lehman fosse meno ramificata di Bear Stearns nell’interbancario. Soprattutto, diedero una lettura formale, legalistica, della Section 13 (3) della legge sulla Fed. Conclusero che il collaterale di Lehman, ovviamente carta straccia, non poteva “soddisfare” la Fed discrezionalmente accettandolo a garanzia del suo credito di ultima istanza. Per il salvataggio sarebbero occorsi molti dollari, tutti però recuperabili a crisi superata, come quasi sempre avviene in questi casi.

8) Si può parlare di un eccesso quantitativo della finanza, nel mondo o in singole economie, accoppiando “globalizzazione” e “finanziarizzazione” (vaghi concetti…)? Non sul piano teorico, né sul piano statistico. Nemmeno Raymond Goldsmith –maestro di conti finanziari – è riuscito a stabilire un tetto per il suo rapporto “FIR”, tra il totale lordo degli strumenti finanziari e la ricchezza reale . Al tempo stesso, l’econometria disponibile conferma un legame positivo fra crescita economica e Crescita della finanza, ovvero tra Finance and Development, come diceva Goldsmith.

9) Che cosa è stato fatto, dopo la crisi, per regolare la finanza? Poco di positivo, a mio avviso. Il Dodd-Frank Act è un pasticciato compromesso, oneroso per l’industria finanziaria, negante il credito di ultima istanza da parte della Fed al singolo istituto in difficoltà.

10) Cosa andrebbe fatto? Più d’una delle proposte che concludono il volume è da prendere in seria, concreta considerazione. Da parte mia, suggerisco regole semplici, che limitino l’indebitamento a fronte dei rischi principali; vigilanza incisiva, con forti poteri, delimitati e protetti dalla legge; discrezionalità delle banche centrali nel credito di ultima istanza – certamente agli intermediari finanziari illiquidi, ma anche agli insolventi se può esservi contagio – discrezionalità tuttavia vincolata in primo luogo al patrimonio della “banca delle banche”.

Come provano questi pensieri, al di là della loro fondatezza, il libro di Alessandro Vercelli, al pari degli altri suoi, informa e stimola.

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