Presentazione ai Lincei del volume International Finance and Open-Economy Macro-economics

International Finance and Open-Economy Macroeconomics del nostro socio Giancarlo Gandolfo, coadiuvato da Daniela Federici, è un libro di rara qualità.

Proposto come manuale stampato in arricchita edizione da Springer, è ben di più. Lo studente vi troverà tutta la finanza internazionale: le transazioni fra non-residenti, il mercato valutario e i cambi, la bilancia dei pagamenti, i movimenti dei capitali e le crisi, le istituzioni (Fondo Monetario, Unione Monetaria Europea etc.). La vasta e complessa materia è esposta con rigorosa chiarezza convalidata da una matematica resa accessibile. Quarant’anni fa avevo seguito a Oxford il corso di commercio e finanza internazionali tenuto da un bravissimo docente, Max Corden. Da allora la disciplina ha registrato formidabili sviluppi, tutti presenti nel libro.

Ma al di là dell’aspetto primario, quello didattico, gli stessi economisti e i policy makers che consulteranno le quasi 700 pagine del volume vedranno trattati i problemi più scottanti che le relazioni finanziarie internazionali hanno posto in passato e pongono  oggi sul tappeto.

Scelgo due fra tali questioni, che toccano con orticante urgenza l’Italia e l’Europa.
a) Le variazioni del tasso di cambio funzionano? Il deprezzamento del cambio ri-equilibra i conti con l’estero solo sotto precise condizioni, fra cui il contenimento dei prezzi dei non-tradables, dei servizi. Inoltre il cambio debole rischia di dissuadere le imprese dalla ricerca del progresso tecnico. Una conferma è offerta dalla politica seguita dalla Banca d’Italia di Ciampi fra il 1980 e il 1992: freno al deprezzamento del cambio “nominale” della lira e ragionevole apprezzamento del suo cambio “reale”. L’intento, oltre che antiinflazionistico nel breve termine, era volto alla crescita di lungo periodo: costringere le imprese manifatturiere a cercare il profitto aumentando la produttività. La chiusura della via facile al profitto rappresentata dallo svilimento del cambio funzionò. La produttività manifatturiera crebbe, sino a quando la lira, non sostenuta dalla politica del bilancio pubblico, crollò nel 1992 e poi di nuovo nel 1995. Prese allora avvio il ristagno dell’innovazione che tuttora blocca l’economia italiana.
b) La seconda questione è se all’euro corrisponda un’area monetaria i cui benefici superino i costi. Anche in questo caso la risposta del libro, analiticamente fondata, è “dipende”. Cito, dalla pagina 576 del volume: ”Sull’Unione Monetaria Europea né la teoria economica né l’indagine empirica hanno raggiunto risultati certi. Quindi l’Unione andrà avanti se persisterà la volontà politica”. Personalmente, offrirei al politico la distinzione fra la moneta, da un lato, e il governo dell’economia dall’altro. L’euro è una buonissima moneta. Il suo valore è stabile. E’ fortemente domandata. Lo è anche fuori dell’Unione, come valuta di riserva. Fino a Trump, la BCE stentava a farla deprezzare. “Uscire dall’euro” è privo di senso. Per l’Italia sarebbe costosissimo. Carenti sono, non la moneta, ma le politiche economiche dell’area. Sono condizionate da clausole assurde, a cominciare dall’inclusione degli investimenti infrastrutturali nel vincolo di bilancio. Sono soggette allo strapotere di un solo paese, la Germania, il che stride con l’idea stessa di un‘Europa politicamente coesa.
Non sorprenda il “dipende” con cui nel libro si risponde a queste e ad altre domande. Umberto Ricci – illustre membro di questa Accademia – così difendeva la teoria economica nel saggio che gli costò la cattedra e l’esilio sotto il fascismo: “Ogni scienza è necessariamente astratta (…). La previsione non è mai sicura, perché presuppone l’assenza di cause disturbanti (…). La più gran condanna della scienza – cioè che la scienza è una cosa astratta – è a me ognora sembrata il suo migliore elogio” (U. Ricci, La scienza e la vita, in “Nuovi studi di diritto, economia e politica”, 1928, pp. 220-225).

L’elogio va esteso all’opera di Gandolfo. Distilla decenni di ricerca scientifica, non ha l’eguale nella manualistica internazionale, illustra la scuola economica italiana e questa Accademia.