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Prevenire la corruzione

di - 25 Luglio 2013
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4. Come si è più volte osservato, il blocco normativo di cui si va discutendo ha, quale punto ideale di riferimento, il lavoro presso le pubbliche amministrazioni: che, per usare un linguaggio banale, deve essere di alta qualità. “La trasparenza è intesa come accessibilità totale delle informazioni concernenti l’organizzazione e l’attività delle pubbliche amministrazioni, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche”: così recita l’art. 1, 1°co, del d. l.vo n. 33/2013.

Gli strumenti per raggiungere questo risultato, con cui si concreta l’accessibilità, sono due: da un lato la pubblicazione delle informazioni e dei dati concernenti l’organizzazione e le attività delle pubbliche amministrazioni nei loro siti istituzionali; dall’altro l’accesso civico. Tra pubblicazione e accesso civico vi è una correlazione biunivoca: chiunque può accedere ai dati che devono essere pubblicati.

Che questo sia un grande passo in avanti verso l’apertura delle amministrazioni ai cittadini sembra palese.

È però sufficiente? In altri termini, il sistema pubblicazione-accesso civico è sufficiente a costituire una barriera efficace contro la corruzione?

La risposta non può essere positiva. La pubblicità astratta, vuoi di atti generali, vuoi relativa ad incarichi e retribuzioni del personale, non la tocca. Sarebbe una contraddizione in termini se una forza occulta, che, grazie ai doni ricevuti, è pronta a orientare l’amministrazione in un senso piuttosto che in altro, potesse essere disturbata dalla comunicazione A, B, o C.

In effetti, sembra che il punto di partenza debba essere proprio questo, l’operare occulto della corruzione. Se questa è la sua forza, è anche il suo limite perché alla luce del sole la corruzione semplicemente non ha senso. Per contrastare la corruzione bisogna dunque mettere a fuoco qualche cosa che sia l’opposto dell’occulto e del segreto: in termini un poco immaginifici, la luce del sole. Con un linguaggio più preciso si può dire che alla segretezza si deve opporre e sovrapporre un regime generale di totale pubblicità, accessibilità, conoscenza che riguardi anzitutto i procedimenti in itinere. Se tutte le sedute della commissione aggiudicatrice fossero sempre pubbliche, diverrebbe, se non impossibile, difficilissimo sostenere di fronte alla gente prese di posizione o mutamenti di opinione; se tutti gli atti fossero sempre non semplicemente accessibili a procedimento concluso – come è quasi sempre oggi –, ma sempre aperti, disponibili in ogni momento, si instaurerebbe il vero sistema di controllo civico, grazie al quale diventerebbe estremamente difficile giustificare comportamenti ed atti scorretti.

Difficile, certo. Ma sembra anche l’unica strada per portare alla luce ciò che alla luce muore.

***

L’autore di queste note deve chiedere venia al paziente lettore, giunto fin qui. Vorrebbe infatti chiudere il discorso con le ultime parole della voce Imparzialità della pubblica amministrazione, che nel 1988 aveva scritto nel vol. XV dell’Enciclopedia Giuridica dell’Istituto per l’Enciclopedia Italiana.

Eccole:

veramente necessario è un mutamento del costume. La riservatezza, il segreto d’ufficio, e più in generale l’atteggiamento di chiusura nei confronti dei cittadini debbono cessare, per la ragione tanto banale, quanto perentoria, che non hanno ragion d’essere. L’amministrazione può tacere verso i terroristi, ma non deve temere gli amministrati e tacere con essi; la trasparenza, attraverso l’enunciazione dei fini, dei metodi, dei parametri di valutazione costituisce il primo e fondamentale passo verso l’imparzialità.

Un primo passo è stato fatto. Per combattere la corruzione bisogna continuare.

 

 

 


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